I troppi stereotipi che allontanano le donne dal mondo del risparmio
Il minore tasso di alfabetizzazione finanziaria fa percepire come pericolosa e intimidatoria l’idea di investire
di Claudia Manzi
3' di lettura
Sono tanti i proverbi e detti popolari che ruotano intorno al denaro. Molti ne rappresentano con efficacia l’ambivalenza, sottolineandone da una parte il valore positivo («Il denaro non conosce porte chiuse»), ed evocandone dall’altra i lati più oscuri («Lo sterco del demonio»). Tra questi proverbi ce ne sono alcuni che tirano in ballo le dinamiche del guadagno. «Soldi chiamano soldi», per esempio, suggerisce l’idea che un modo efficace di arricchirsi è quello di far fruttare il proprio patrimonio. Ma è davvero così? Non per tutti. O almeno non per le donne.
Gli studi internazionali in materia mostrano delle forti differenze di genere nella gestione del denaro. Le donne sembrano essere meno motivate a far fruttare il proprio patrimonio e, certamente, si sentono meno esperte e informate su come ottenere un guadagno dalle varie forme di investimento finanziario. Inoltre, gli studi riportano un ritratto controverso del rapporto tra donne e denaro, con una propensione a sviluppare relazioni patologiche: le maniache dello shopping impulsivo a un estremo e le “formichine risparmiatrici” a quello opposto.
Generalmente le donne delegano le scelte di gestione e investimento del patrimonio ai loro partner maschili perché avverse al rischio dei mercati finanziari, dedicandosi di più alla gestione delle spese familiari.
Certo è che questi comportamenti differenziali che vengono osservati tra uomini e donne, contribuiscono a un divario di genere ancora oggettivamente esistente e le donne rimangono, anche in questo campo, dietro le quinte e, in ultima analisi, più povere degli uomini. Le disparità di genere nelle questioni finanziarie restano dunque un dato di fatto non solo nell’iniqua distribuzione del reddito e della ricchezza tra uomini e donne, ma anche nelle prese di decisione finanziaria e d’investimento: le donne faticano a diventare protagoniste attive nel mondo della finanza.
I risultati delle ricerche hanno evidenziato una molteplicità di concause per questo divario: da una parte pesano gli atteggiamenti negativi che le donne hanno rispetto a questo mondo, che percepiscono come pericoloso e intimidatorio. Dall’altra, sono state osservate delle differenze sistematiche di genere nell’alfabetizzazione finanziaria, tali per cui le donne crescono con meno strumenti conoscitivi per entrare a contatto con questo mondo.
Ma perché gli atteggiamenti delle donne sono così negativi? Da dove origina questo rapporto controverso tra donna e denaro?
Le differenze osservate possono certamente essere ricondotte alle prescrizioni di genere, non ancora ben indagate nella letteratura esistente, legate al ruolo che le donne e gli uomini devono assumere alla luce delle questioni economiche e che influenza il modo in cui si relazionano al denaro.
L’Università Cattolica del Sacro Cuore e Banca Widiba hanno voluto andare per la prima volta alle origini del rapporto controverso tra donne e denaro, analizzando i contenuti di questi stereotipi di genere e i processi attraverso cui tengono lontane le donne dal mondo della finanza. A partire da settembre 2021 uno studio psicosociale multimetodo ha indagato attraverso interviste, una survey su un campione rappresentativo dell’Italia e due studi sperimentali le differenze di genere nel rapporto con il denaro nel nostro Paese e ha analizzato le credenze stereotipiche che maggiormente pesano sui comportamenti inefficaci delle donne. Dallo studio emergono importanti tasselli utili a comprendere come favorire e sanare il divario tra donne e gestione finanziaria del patrimonio. Al contrario di quanto atteso, gli italiani e le italiane non pensano che le donne siano meno capaci di comprendere i mondi finanziari. Piuttosto sono le prescrizioni di ruolo legate al genere che determinano in qualche modo la presa di distanza delle donne dal mercato finanziario.
Nello specifico sulle donne pesa la credenza stereotipica che debbano occuparsi di soldi esclusivamente in maniera strumentale alla realizzazione di un progetto relazionale – guadagnare per la famiglia, ad esempio – e mai per una valorizzazione personale (guadagnando si acquista sicurezza, autonomia e status).
Gli studi sperimentali hanno mostrato che quando le donne si confrontano con informazioni che modificano queste prescrizioni, migliorano i loro atteggiamenti e il loro senso di efficacia verso il mondo degli investimenti finanziari. Inoltre, le analisi condotte indicano che anche le banche possono avere un ruolo in questo rapporto controverso: gli stereotipi di chi lavora in questo settore contribuiscono in maniera inconsapevole ad allontanare le donne dal mondo finanziario. Un passo concreto per orientare il cambiamento culturale sarebbe, dunque, ridurre il divario di genere anche in questo importante ambito.
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