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I vini dell’Etna in cammino verso la Docg

Via libera dei soci del Consorzio di tutela dei Vini dell’Etna per ottenere la Denominazione di origine controllata e garantita. Cambia il disciplinare

di Nino Amadore

2' di lettura

Via libera unanime dai soci del Consorzio di tutela Vini Etna Doc all’iter per il passaggio alla Docg (Denominazione di origine controllata e garantita) con tutto ciò che questo passaggio comporta. A partire dalla modifica del disciplinare per la Doc Etna, nata nel 1968 (una delle prime in Italia): attualmente il disciplinare di produzione prevede le tipologie Etna bianco, Etna bianco superiore, Etna rosato, Etna rosso, Etna rosso riserva, Etna spumante bianco ed Etna spumante rosato o rosé.

Le novità in arrivo con la Docg

E sarà proprio la tipologia spumante a essere interessata dalle novità della Docg: verrà aggiunta la possibilità di utilizzare la varietà Carricante, oltre a quella già presente, ovvero il Nerello Mascalese; sarà inoltre possibile produrre la versione Pas Dosé (gli spumanti prodotti con metodo classico che contengono il minor residuo di zuccheri).

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Altra novità riguarderà la resa della tipologia Etna rosso con Unità geografica aggiuntiva che verrà diminuita. Il numero delle Contrade, che attualmente sono 133 nei vari versanti dell’Etna, riconosciute a partire dal 2011 e legalmente equiparate a Unità geografiche aggiuntive, aumenterà a seguito della richiesta di produttori presenti in aree ancora non delimitate in contrade. Infine, nel futuro disciplinare Docg, sarà possibile indicare come Unita geografica aggiuntiva il nome di uno dei venti comuni se le uve provengono interamente da quel territorio.

L’iter per il riconoscimento

L’iter per il riconoscimento della Docg prevede diversi passaggi prima del raggiungimento dell’obiettivo finale. «Ci sono alcune prassi che devono essere seguite con grande attenzione da parte del Consorzio – spiega Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio –. Presenteremo, prima di tutto, la richiesta alla Regione siciliana che valuterà la documentazione e la rappresentatività della denominazione. In seguito, conclusasi questa fase, entrerà in gioco il Comitato nazionale vini Dop e Igp, organo del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Difficile fare previsioni certe, ma pensiamo che tutto l’iter potrebbe durare circa anche meno di due anni».

Non cambieranno i confini della Denominazione

Non cambieranno, invece, i confini complessivi della denominazione etnea. Nel 2022 gli ettari vitati rivendicati dai 442 viticoltori presenti sono stati 1290,82. La produzione di vino dell’Etna, sempre nel 2022, è stata di 59.192,98 ettolitri (con una crescita del 24,4% sul 2021) mentre sono stati 43.651,09 gli ettolitri rivendicati a Doc Etna e imbottigliati (con un incremento del 28,68% rispetto all’anno precedente), pari a 5.820.145 di bottiglie con un incremento del 28,88% rispetto all’anno precedente. Con 23.365 ettolitri la tipologia Etna Rosso è la più importante in termini quantitativi all’interno della denominazione, cui si aggiungono 146 ettolitri di Etna Rosso Riserva. A seguire, le tipologie Etna Bianco (14.366 ettolitri), Etna Rosato (3.880 ettolitri), Etna Spumante Bianco (792 ettolitri), Etna Bianco Superiore (746 ettolitri) e Etna Spumante Rosato (353 ettolitri).

«Le modifiche che verranno apportate al nuovo disciplinare ci consentiranno di aumentare ulteriormente il livello qualitativo dei nostri vini e di fornire ai consumatori elementi che rendono la nostra produzione ancor più distintiva – dice il presidente Francesco Cambria, presidente del Consorzio tutela vini Etna Doc –. Siamo una denominazione in salute, molto attenta a difendere la specificità della nostra viticoltura, caratterizzata da un meraviglioso patrimonio di vitigni autoctoni, allevati all’interno di un territorio unico come quello rappresentato dal vulcano attivo più alto d’Europa, l’Etna».

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