ICOM: una nuova definizione per il Museo del 2022
Dopo il fallimento di Kyoto 2019, l'ICOM a Praga adotta una nuova definizione di Museo: inclusivo, sostenibile e attento alle comunità. Ora si osserva come il mondo la recepirà
di Giuditta Giardini
I punti chiave
4' di lettura
Sin da quando è stato fondato, nel 1946, l'International Council of Museum (ICOM) propone ai suoi membri una definizione di museo, inserita in statuti e codici di deontologia, e diffusa in tutto il mondo. La definizione assolve il duplice compito di definire il campo d'azione e di responsabilità di ICOM, consentendo di individuare le istituzioni e i professionisti che possono farne parte, e orientare la normativa internazionale e nazionale (come quella di UNESCO, di UNIDROIT, dei codici etici, delle leggi nazionali, ecc.) e, ancor più in generale, la visione comune su cosa sia un museo.
La ‘vecchia' definizione del 2007
Dal 1946 ad oggi, la definizione era stata modificata ed integrata, sette volte, con la modifica del 23 agosto, le modifiche sono otto. La versione su cui la 26ª Assemblea Generale riunitasi a Praga ha lavorato è quella approvata a Vienna nel 2007, che sembrava ormai troppo datata per riflettere la multiforme realtà degli anni 2020. Nella definizione di Vienna il museo era definito come «… una istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che acquisisce, compie ricerche, espone e comunica il patrimonio materiale e immateriale dell'umanità e del suo ambiente per finalità di educazione, di studio e di diletto».*
Già nel 2013, durante la Conferenza generale di Rio de Janeiro, era emersa la necessità di modificare questa definizione. L'urgenza si è fatta concreta durante la Conferenza generale di Milano del 2016, che ha approvato anche la costituzione di uno Standing committee for Museum Definition, Prospect and Potential (MDPP) per l’elaborazione. Per rendere il processo di revisione della definizione più democratico ICOM ha aperto le consultazioni anche ai soci, dai quali sono arrivate 267 risposte tanto da singoli quanto da Comitati Nazionali.
Il ‘disastro' di Kyoto
La situazione si sarebbe dovuta sbloccare durante la Conferenza generale di Kyoto del 2019, dove si sarebbe dovuta discutere la definizione elaborata dallo Standing Committee, approvata dall'Executive Board. Tuttavia, i Comitati nazionali e internazionali, scavalcati dalla fretta, non l'hanno presa bene e hanno sollevato critiche in merito alla procedura adottata e alla definizione stessa. Il malcontento generale ha portato al voto per il rinvio dell'Assemblea straordinaria approvato dal 70% degli aventi voto. Il momento di impasse è stato reso insuperabile anche dalle dimissioni di alcuni componenti e della coordinatrice dello Standing Committee, Jette Sandal, del presidente di ICOM international e di membri dell'Executive Board.
Praga 2022
Sotto la nuova presidenza dell'italiano Alberto Garlandini e dopo l’instaurazione di un Comitato, rinominato ICOM Define, coordinato da Bruno Brulon (presidente di ICOFOM) e Lauran Bonilla-Merchav (ICOM Costarica) è stato definito un cronoprogramma di consultazione e di elaborazione della proposta di definizione (quattro fasi divise in 11 passaggi, della durata complessiva di 18 mesi).
La nuova definizione, figlia di Praga, approvata quasi all'unanimità con il 92,4%, recita: «Il museo è un'istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l'educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze».*
Cosa resta, cosa cambia e cosa si amplia?
Il cuore della definizione in cui si enuncia la missione del museo resta immutato: «Il museo … effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale». Maggiore peso, nella nuova definizione, hanno l'apertura al pubblico, l'accessibilità e l'inclusività. I musei si fanno promotori della diversità e della sostenibilità, temi chiave nel tempo in cui viviamo. La nuova definizione strizza l'occhio alla Convenzione di Faro del Consiglio d'Europa ricordando «…la partecipazione delle comunità». L'assenza di scopo di lucro, altro tema che aveva fatto discutere, resta invariata, così come l'asservimento dell'istituzione culturale alla collettività.
Contenti e scontenti
Mentre ICOM Italia si dichiara soddisfatta dichiarando che, a parer loro, «la definizione finale proposta all'approvazione dell'Assemblea generale [soddisfa] la doppia esigenza di porsi in continuità con le precedenti e di innovarle alla luce di quanto è mutato nel mondo museale e nella società», Inkyung Chang, direttrice dell'Iron Museum in Seoul e delegata di ICOM Korea, fa sapere all'ArtNewspaper che per lei «ad essere onesta, la nuova definizione non è progressista … ma si deve trovare un compromesso. Ogni museo può ora prendere la definizione ed usarla. Può essere anche interpretata. Forse non fa la differenza, ma ognuno può fare la differenza nel proprio museo».
Muthoni Thangwa, manager del National Museums of Kenya e rappresentante dei comitati internazionali di ICOM nel prendere la parola ha ricordato che nonostante la definizione, il Museo del 2022 già esiste e opera. Secondo la Thangwa il museo del futuro è un museo che restituisce e non ha paura della procedura di “deaccessioning”. Secondo la Thangka né la definizione, né i musei danno abbastanza spazio alle comunità private dei loro beni culturali che hanno il diritto di ri-acquisirli nella loro living culture. «We should be recognising that» chiosa.
* Traduzioni in italiano di ICOM Italia, non ufficiali.
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