Idroelettrico in stallo, incombe il nodo concessioni
In regione rispetto alle 74 grandi derivazioni una ventina sono già scadute a partire dal 2010. Rimangono fermi 9 miliardi di investimenti
di Sara Deganello
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Numeri in calo a causa della siccità in Lombardia, la regione che produce più energia idroelettrica in Italia, superando Trentino Alto-Adige, Piemonte, Veneto e Valle D’Aosta. Secondo le rilevazioni di Terna, nel 2022 l’apporto del territorio lombardo è stato di 6.809,8 GWh: il 39,2% in meno rispetto al 2021. Una flessione leggermente superiore a quella nazionale: la produzione idroelettrica lorda italiana si è attestata nel 2022 a 30.290,7 GWh, il 36,3% in meno. Una tendenza che si è riproposta all’inizio del 2023, con un inverno siccitoso e con le piogge di maggio che hanno poi permesso di recuperare.
«La regione Lombardia, con il suo 27% della potenza installata, rappresenta, in assoluto, l’area geografica con maggiore capacità produttiva idroelettrica», ha ricordato in un recente un intervento sulle pagine del Sole 24 Ore Massimo Sertori, assessore agli Enti locali Montagna, Risorse energetiche, Utilizzo risorsa idrica della regione Lombardia. Secondo l’ultimo rapporto Water Economy in Italy ¬ realizzato da Proger con la collaborazione della Fondazione Earth and Water Agenda – delle 531 grandi dighe nel nostro Paese, la regione ne ospita una settantina, con un volume invasabile pari a oltre 4 miliardi di metri cubi di acqua.
Un patrimonio messo sotto stress dalla siccità, ma che vive anche criticità legate all’assetto normativo che ne regola la gestione: il sistema delle concessioni, mediante il quale gli impianti vengono assegnati agli operatori dallo Stato per un periodo da 20 a 40 anni. Circa il 20% della potenza idroelettrica di grande derivazione è scaduta o in scadenza entro il 2024; l’86% entro il 2029. Una situazione che blocca gli investimenti: 9 miliardi di euro aggiuntivi, secondo uno studio The European House-Ambrosetti, capaci di garantire un incremento della produzione del 5%.
«In Lombardia, rispetto alle 74 grandi derivazioni, 20 sono già scadute a partire dal 2010. Ciò nonostante, il loro rinnovo non è stato possibile perché Regione Lombardia ha atteso per 18 anni le linee guida che lo Stato avrebbe dovuto definire con decreto dal 1999», ha testimoniato Sertori, sottolineando che «solo nel 2019 in forza di una modifica legislativa che ha introdotto la regionalizzazione delle concessioni, le regioni hanno potuto intraprendere un percorso legislativo finalizzato alla riassegnazione delle concessioni, comprendendo anche la nuova definizione dei patti con i territori e le modalità dell’utilizzo delle acque».
Gli obiettivi della Regione Lombardia, per l’assessore, «sono quelli di creare le migliori condizioni di forti investimenti che possano efficientare una produzione così strategica, le giuste forme di compensazione territoriale sia dal punto di vista economico che ambientale, conciliare il legittimo interesse economico dei futuri gestori con le primarie necessità degli utilizzi per il bene comune della risorsa acqua».
«Riconosciamo il lavoro che le regioni stanno facendo districandosi, in un contesto normativo stratificato, che tuttavia non è a nostro avviso esente da alcune criticità. La nostra preoccupazione oggi è che l’attuale disciplina blocchi investimenti importanti, per effetto di contenziosi. Per tale ragione, non possiamo che esprimere grande interesse per l'intervento dell’assessore Sertori. Apprezziamo l’apertura alla riflessione, condividendo gli obiettivi fondamentali, su cui ci rendiamo disponibili per trovare soluzioni efficaci per il sistema Paese: avere un quadro normativo che consenta agli operatori industriali di poter investire, senza incertezza, nell’interesse generale e su un comparto strategico per il Paese, con positivi benefici per i territori». A rispondere, a distanza, è Daniele Bellini, direttore Business Unit Idroelettrica di Edison.
L’azienda ha oltre 1.000 MW di potenza idroelettrica installata in Italia, di cui circa 600 MW in Lombardia, con 29 centrali grandi e piccole tra Valtellina, Vachiavenna, Val Camonica, Val Caffaro, Adda: «Le concessioni sono tutte scadute negli ultimi anni: a partire dal 2010, le ultime nel 2019», sottolinea Bellini, ricordando che manutenzione ordinaria e straordinaria non si sono mai interrotte, nonostante le incertezze normative, per assicurare la sicurezza e la piena funzionalità degli impianti. Nel 2022 – «anno orribile per la produzione» – in Lombardia la generazione di energia dall’acqua è stata per Edison pari a 893 GWh, in flessione del 48% rispetto al 2021. La produzione nazionale si è attestata a 1.654 GWh, con un calo del 43% rispetto alla media storica. La prima parte del 2023 è andata meglio dello stesso periodo 2022, grazie alla ripresa delle precipitazioni (+37%), ma è in contrazione rispetto lo stesso periodo del 2021(-21%).
«Come l’anno scorso, anche nei primi mesi del 2023 la regione ha avviato tavoli dedicati alla situazione idrica. Che è stata abbastanza critica, senza neve in inverno e con le piogge solo a primavera inoltrata. Tutti gli operatori idroelettrici hanno rapporti consolidati con i territori e con le istituzioni locali, e al di là dei diritti e doveri concessori, sono intervenuti con grande disponibilità sulla propria programmazione per dare risposte concrete. Noi, tra le diverse azioni intraprese, ad esempio, lo scorso anno abbiamo effettuato dei rilasci di concerto con la regione e nello scorso maggio abbiamo operato con un uso responsabile della risorsa, anche fermando per un mese gli impianti per invasare ulteriore acqua: ad esempio, oltre 20 milioni di metri cubi solo in Valtellina», racconta ancora Bellini.
La siccità, oltre alla chiamata alle armi per le concrete necessità idriche del territorio, ha messo ulteriormente l’accento sulla strategicità dell’infrastruttura idroelettrica, che garantisce il 20% dell’energia nazionale, ed è la prima fonte rinnovabile apportando il 40% del totale di energia pulita, essendo programmabile, a differenza delle altre fonti verdi.
«Bisogna riscrivere i patti col territorio con un nuovo assetto normativo che consenta di lanciare un grande piano di investimenti per migliorare le performance degli impianti, riconoscendo compensazioni ambientali e territoriali. È necessario trovare una sintesi tra l’interesse della collettività e quello degli operatori che devono svolgere gli investimenti», commenta ancora Bellini, che ricorda: «Nel contesto europeo l’Italia è l’unico Paese che prevede l’assegnazione delle concessioni attraverso procedure competitive. Nel resto d’Europa invece o non hanno scadenza o sono assegnate con meccanismi negoziali, non competitivi. Tale situazione, anche alla luce dell’archiviazione delle procedure di infrazione a carico di altri paesi Ue oltre che dell’Italia, suggerisce che non vi sia un effettivo obbligo eurocomunitario all’affidamento delle concessioni attraverso procedure competitive. Questo porta a un’ulteriore asimmetria tra player esteri e italiani: in assenza di reciprocità, la potenza idroelettrica italiana è contendibile da operatori di Paesi esteri, mentre la potenza idroelettrica estera non è contendibile da quelli italiani» .
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