La transizione nei fatti

Idrogeno verde prodotto in mezzo al mare: ecco il progetto Saipem per Ravenna

Centrale eolica e un tappeto galleggiante di pannelli solari, costa un miliardo e potrebbe riutilizzare le piattaforme in dismissione sui giacimenti vuoti

di Jacopo Giliberto

3' di lettura

La transizione energetica, l’idrogeno verde, l’addio alle fonti fossili non sono teorie fumose. Nel mare al largo di Ravenna la Saipem con il progetto Agnes da un miliardo di euro vuole realizzare una centrale solare galleggiante — una specie di immenso tappeto lucido di pannelli fotovoltaici posati sull’acqua — e alzare i ventilatori eolici; la corrente elettrica prodotta da queste fonti rinnovabili potrebbe andare su impianti di elettrolizzazione montati sulle piattaforme al largo che diverse compagnie dovranno dismettere, a cominciare dall’Eni, e l’idrogeno così prodotto — viaggiando nei tubi che oggi portano il metano dai giacimenti fino a terra — potrebbe servire ad alimentare gli autobus di Ravenna e le automobili future a idrogeno. È il progetto del polo integrato dell’idrogeno con cui la Saipem completa il mosaico energetico che potrebbe trasformare l’Adriatico tra Venezia e la Romagna, in un centro unico nel Mediterraneo di nuove forme di energia.

Un polo energetico sul mare

Ecco altri tasselli che compongono il mosaico energetico: la compagnia Po Valley ha ottenuto il via libera ambientale per realizzare una piattaforma sopra al giacimento di metano Teodorico al largo di Comacchio e del delta del Po; l’Eni sta studiando un progetto di cattura dell’anidride carbonica per poterla riniettare nel sottosuolo in quei giacimenti ormai sfruttati e vuoti che avevano sigillato per millenni il metano; un grande parco eolico è allo studio al largo di Rimini.

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La parola a Mario Marchionna, capo dell’innovazione e della tecnologia della Saipem: «Agnes mette insieme almeno due dei pilastri della strategia della Saipem per la transizione energetica, cioè integra le fonti di energia rinnovabile offshore con le tecnologie dell’idrogeno».

Il porto di Ravenna, dove il progetto Agnes avrà una parte di impianti

Integrare vento e sole

L’Adriatico non è ventoso come il Mare del Nord ma le nuove tecnologie eoliche che si sviluppano in Asia riescono a estrarre dalla brezza adriatica abbastanza energia, e quindi valore, da rendere “bancabile” il progetto. Scarsa la visibilità dalla piatta costa ravennate, distante una ventina di chilometri.

A ciò si aggiunge il solare galleggiante. Non è una tecnologia nuova, ma in genere viene adottato in bacini idroelettrici chiusi, al riparo dalle onde del mare aperto. In questo caso il progetto è esteso, 100 megawatt, e il partner tecnologico Equinor si prepara con la Saipem e altri partner consorziati ad allestire un impianto sperimentale da mezzo megawatt nel Mare del Nord.

Aggiunge Francesco Balestrino, referente del progetto: «Viste le molte piattaforme in Adriatico, abbiamo pensato di produrre idrogeno direttamente in mare usando gli impianti già esistenti, alcuni dei quali vicini alla chiusura, e le condutture che oggi portano gas».

Riutilizzare le piattaforme

Bisognerà vedere se l'Eni e le altre compagnie presenti in Adriatico hanno anche altri progetti per le istallazioni da dismettere e l'idea va confrontata con i piani di chiusura mineraria degli uffici ministeriali della Transizione ecologica, però vuotati i giacimenti di metano diverse piattaforme potrebbero ospitare elettrolizzatori fra 1 e 2,5 megawatt per produrre idrogeno con la corrente che viene dal vento e dal sole.

A terra verranno costruiti altri cinque elettrolizzatori di grande taglia, 20 megawatt l'uno, in tutto 100 megawatt pari al fabbisogno primario del Comune di Ravenna per gli autobus urbani.

Possibili partner

«Un'altra porzione di idrogeno potrebbe essere messa a disposizione di eventuali partner industriali del distretto energivoro di Ravenna, dove sono già presenti una raffineria, un petrolchimico, e altre industire dedicate alla produzione di gomma e di altri materiali plastici», aggiunge Balestrino della Saipem.

Se con l’elettricità si separano idrogeno e ossigeno che costituiscono l’acqua, l’ossigeno ricavato potrebbe essere fatto gorgogliare in mare per ossigenare le acque adriatiche in associazione con gli allevamenti di pesce. E si può immaginare anche un distributore di idrogeno come carburante aperto alle future auto a idrogeno, come quelle che cominciano a viaggiare in Germania: potrebbe convincere altri turisti tedeschi a scendere in Romagna, sicuri di poter fare il pieno.

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