Ieg, salta la Borsa ma non i conti Margini record di 30 milioni nel 2018
di Ilaria Vesentini
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Un unico “mea culpa” fa il presidente di Ieg-Italia exhibition group, Lorenzo Cagnoni, reduce dalla scottatura della mancata Ipo dei quartieri di Rimini e Vicenza, in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre e del preconsuntivo record del 2018: di aver sopravvalutato la forza dei numeri della società che guida dal 1995 e che oggi è la prima fiera italiana per redditività e per manifestazioni dirette, che generano il 98% dei ricavi. «Pensavamo che le nostre ottime condizioni di partenza avrebbero portato a supera le difficili condizioni di mercato e rendessero l’impresa della quotazione alla nostra portata, abbiamo peccato di presunzione», afferma.
E nello spiegare le ragioni dietro alla fallita quotazione torna ai dati di bilancio che hanno supportato le coraggiose scelte di investimento degli ultimi 21 anni e chiede ai media di focalizzarsi sui numeri del passato e del presente piuttosto che sui chiacchiericci e le polemiche politiche. E i numeri raccontano che anche nel preconsuntivo 2018 – stando alle performance dei primi nove mesi, chiuso con 111,8 milioni di euro di ricavi (+22% sui primi nove mesi 2017) e 14,2 milioni di Ebit (+42%) – Ieg batterà ogni altro expo nazionale per redditività, con un Ebitda di 30 milioni di euro, in crescita di oltre 30 punti e un fatturato di 155 milioni. «Il confronto con i riferimenti del 2017 deve tener conto di alcune modifiche di perimetro (sono entrate a far parte del gruppo l’americana FB International Inc. lo scorso marzo e, da settembre 2018, le società Prostand e Colorcom, tutte operanti negli allestimenti fieristici, ndr) e dell’assenza, quest’anno, di due importanti manifestazioni che si erano invece tenute nel primo semestre 2017 (A.B. Tech Expo a Rimini che ha cadenza triennale e Koinè a Vicenza che ha cadenza biennale, ndr) e, per contro, della presenza lo scorso settembre della rassegna biennale Tecnargilla – precisa l’ad Ugo Ravanellli – Ma anche a perimetro costante abbiamo una crescita organica superiore al 7 per cento».
Per quanto riguarda il futuro del piano industriale, ora che la quotazione è«rinviata, non archiviata, la finestra è aperta fino a giugno 2019, abbiamo ritirato il collocamento non la quotazione», rimarca Cagnoni, è evidente che il «nostro progetto di sviluppo va rivisto, ma al momento non mi sento in alcun modo di poter dire che sono a rischio le spese, gli interventi sulle strutture dei due quartieri. Non abbiamo bisogno della quotazione per stare sul mercato, la Borsa aveva obiettivi di immagine e di apertura sul mercato internazionale e di accelerare un programma di M&A rendendo trasparente il valore dell’impresa». È scontato che il mancato ingresso al listino di Ieg – che ha raccolto i due terzi del book atteso nonostante la proroga di un giorno per le adesioni, la società puntava a 36 milioni di euro raccolti da investitori a lungo termine – sollevi gli animi di chi, lungo la via Emilia, vedeva sfumare il progetto di una unica holding fieristica regionale, ossia un’alleanza tra Bologna, Parma e Rimini. «Credo che gli ostacoli alla fusione con Bologna siano altri, non la quotazione», replica Cagnoni e conclude: «Altri dossier sono aperti qui a Rimini, siamo un quartiere vocato a operazioni di integrazione con altri quartieri o imprenditori del settore, Borsa o non Borsa è un percorso che intendiamo perseguire e probabilmente da qui a non molto tempo qualche novità farà capolino».
E per quanto riguarda le previsioni per il 2019, l’ottimismo non viene scalfito dall’insuccesso sul mercato finanziario. «Ieg continua a confermarsi come la società che in Italia, e non solo, ha la più alta quota di manifestazioni organizzate direttamente (36), con tutti i benefici che ne conseguono, tra cui la marginalità, la nostra è la più alta del settore in Italia e tra le più alte a livello internazionale», precisa Ravanelli. Tra le manifestazioni che cresceranno di più c’è il food&beverage: «Le prenotazioni di Sigep hanno già confermato che inizieremo l’anno con il botto, prevediamo grande sviluppo di Beer attraction e anche i colleghi vicentini (che pesano il 25% del fatturato consolidato, ndr) hanno riportato un risultato molto importante, perché il gioiello è tornato a crescere a fine anno (+4%) dopo anni statici». L’unica nota negativa è relativa al congressuale, lievemente sceso rispetto al 2017, ma sempre attorno a quota 14 milioni di euro di ricavi. E anche l’appensantirsi della posizione finanziaria netta viene argomentata senza preoccupazioni da Ravanelli: a fine 2017 la Pfn era di 51,3 milioni ed è salita a 90,7 milioni a fine settembre scorso. «In 9 mesi spiega – Ieg ha creato cash flow operativo per circa 8 milioni, ha distribuito 5,6 milioni di dividendi e sostenuto investimenti per 13,7 milioni per l’M&A americano più altri 21,3 milioni per lo shopping domestico (di cui però 14,5 milioni sono “debiti figurativi prudenziali” nel caso fossero esercitate entro il 2023 le opzioni sulle quote residue delle imprese acquisite) oltre a 3,8 milioni di residui pagamenti dei due capannoni a Rimini. Da qui a fine anno la situazione può solo migliorare per gli acconti che gli espositori verseranno sulle manifestazioni del 2019 e in ogni caso il rapporto Ebitda/Pfn è attorno a 3, assolutamente congruo».
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