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Il 1° maggio si apre con tre feriti al lavoro. Mattarella: l’obiettivo è zero morti

Le denunce di infortunio presentate all’Inail tra gennaio e marzo sono state 194.106, in crescita del 50,9% rispetto al 2021. Di queste 189 hanno avuto esito mortale in crescita del 2,2%

di Cristina Casadei

(Ansa)

5' di lettura

La storia dei tre operai rimasti feriti e gravemente ustionati per lo scoppio di una tubatura alla Bormioli Rocco di Fidenza, in provincia di Parma, è l’apertura di un primo maggio dove si festeggia il lavoro, ma non si ferma la contabilità degli infortuni, un tema che i numeri diffusi dall’Inail nella giornata della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ci raccontano in tutta la sua drammaticità. I tre operai, come riferisce la Filctem in una nota, erano collaboratori di una ditta dell’appalto.

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e marzo sono state 194.106, in crescita del 50,9% rispetto allo stesso periodo del 2021. Di queste 189 hanno avuto esito mortale (+2,2%). In aumento sono anche le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 14.517 (+6,9%).

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Il presidente Mattarella: su sicurezza obiettivo zero morti

Nel giorno della festa del lavoro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è tornato sul tema della sicurezza. «Venerdì mattina, in Friuli, ho sottolineato la inaccettabilità, specie per i più giovani, di dover associare la prospettiva del lavoro con la dimensione della morte. Vanno incentivate le esperienze e le buone pratiche che, come in quella Regione, si propongono la stipula di protocolli tra imprese e sindacati con l’obiettivo “Zero morti”».

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, al Quirinale ha ribadito che «la sicurezza rimane una priorità ineludibile, anche alla luce del quotidiano drammatico bollettino di vittime, per le quali in questa solenne circostanza ribadisco, estendendolo alle rispettive famiglie, il mio più sincero e profondo cordoglio.

Anche il linguaggio deve cambiare: non sono “morti bianche”, definizione troppo assolutoria e consolatoria. La sicurezza sul lavoro è una priorità del governo. Nell’ultimo anno abbiamo rafforzato l’impianto normativo e legislativo, supportato e valorizzato il ruolo dell’Inail quale player istituzionale pubblico della sicurezza, nonché potenziato il personale dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro, per incrementare il numero delle ispezioni».

Sul tema è intervenuta anche la Cei. «La guerra in Ucraina ha spento i riflettori sulle morti bianche. Col rischio di dimenticare. E la damnatio memoriae è una seconda uccisione». A dirlo è don Bruno Bignami, direttore Ufficio nazionale Cei per i problemi sociali e il lavoro. Bignami sottolinea che «continuano le morti bianche. I dati Inail 2021 parlano di 1221 vittime, senza contare gli infortuni non dichiarati perché avvenuti in contesti di lavoro nero o all’interno di forme di illegalità. I primi due mesi di questo anno raccontano di un aumento del 47,6% degli incidenti. Non c’è da sorridere».

Inail e la cultura della sicurezza sui banchi di scuola

È una situazione in cui «non bisogna smettere di parlare di sicurezza sul lavoro anche perché le statistiche sono davvero preoccupanti», dice il presidente dell’Inail Franco Bettoni.

«Inail - aggiunge Bettoni- cercherà di migliorare il proprio impegno su consulenza e formazione mettendo 2,7 miliardi, prevedendo agevolazioni per chi fa prevenzione e investendo in attività di ricerca per favorire politiche di prevenzione».

Anche per questo è importante che «la cultura della sicurezza parta dai banchi di scuola. Abbiamo rinnovato per altri 3 anni il protocollo con il comparto metalmeccanica ed altre realtà mettendo la sicurezza al centro di questo percorso».

La strada della contrattazione

La contrattazione offre ampi spazi per intervenire sul tema. In molti settori aziende e sindacati si sono adoperati per creare una sempre maggiore sensibilità sul tema e per mettere in piedi azioni volte a migliorare le condizioni dei lavoratori.

Nella giornata della salute e sicurezza a Vibo Valentia, alla Baker Hughes, azienda di tecnologia a servizio dell’energia con oltre 5mila dipendenti in Italia in otto siti, alcune grandi realtà della meccanica, tra cui Hitachi Rail Italy e Redel srl, si sono riunite con Federmeccanica, Assistal, i sindacati, Fiom, Fim e Uilm, e l’Inail, per fare un bilancio di quanto fatto con la contrattazione e fare passi avanti.

La partecipazione e il coinvolgimento dei lavoratori

Come spiega Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, «con il contratto nazionale abbiamo dato corpo a molti buoni propositi e con la commissione paritetica diamo gambe ad alcuni principi facendo ulteriori passi in avanti. Il rinnovo della convenzione con l’Inail è un altro passo per rafforzare una relazione positiva tra le parti sociali e la principale istituzione competente».

«Il coinvolgimento e la partecipazione - aggiunge Franchi - sono l’anima della sicurezza sul lavoro, ad ogni livello». La sicurezza è nelle righe dei contratti di molti settori e grandi aziende, dalla chimica farmaceutica che da sempre ne fa una bandiera e da anni rinnova un Protocollo d’intesa con l’Inail, alle Fs, fino ad arrivare all’edilizia: i lavoratori hanno approvato con il 94% di sì un contratto dove Ance, Coop e Fillea, Filca e Feneal hanno fatto leva sul rafforzamento della qualificazione del lavoro, attraverso la formazione e premiando le aziende virtuose per migliorare la sicurezza.

Confindustria e la proposta delle commissioni paritetiche

«È bello fare lo slogan “non più morti sul lavoro” ma bisogna anche farle le cose affinchè non accadano». Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nei giorni scorsi è ritornato sulla proposta di istituire commissioni paritetiche nelle aziende, per agire insieme sulla prevenzione.

«È giusto sanzionare chi sbaglia ma la sanzione avviene dopo che il fatto è accaduto», fa notare Bonomi, mentre bisogna agire in anticipo sui rischi e lavorare perché «gli incidenti non avvengano». Sulla proposta al Governo, Confindustria sta ancora aspettando una risposta.

Il ministero del Lavoro e la via di formazione e sanzioni

«Purtroppo tutti i giorni la cronaca ci restituisce episodi sui quali non dobbiamo e non possiamo rassegnarci. Noi stiamo lavorando per potenziare l’ispettorato, per introdurre regole più stringenti sul fronte della formazione e del rispetto dei contratti, per intervenire anche con sanzioni più tempestive», ha ribadito anche nei giorni scorsi il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

«Le imprese chiuse per inadempienza alla normativa del lavoro sono state quasi il doppio dello scorso anno e più del doppio nell’ambito dell’edilizia. Naturalmente le cose che si fanno oggi danno frutto in un periodo medio lungo - ha aggiunto - e purtroppo quello che succede oggi è anche il frutto di quello che non è stato fatto, o non è stato fatto a sufficienza, in passato. Si muore ancora perché in questa fase c’è stata una forte crescita dei comparti che, come è noto, sono più frequentemente teatro di incidenti gravi, a partire dall’edilizia. Siamo tutti contenti della ripartenza dell’edilizia ma il rischio qui è molto più alto che in altri settori».

La richiesta del sindacato da Assisi

Sostenere «la centralità del lavoro. Lavoro dignitoso, di qualità, contrattualizzato. Lavoro sicuro. Sono oltre 1.300 le vittime ogni anno nelle nostre fabbriche, nei campi, sui cantieri. Non abbiamo più sangue da dare», afferma il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, dalla manifestazione per il Primo maggio ad Assisi, chiedendo di fermare questa «lunga scia di sangue. Chiediamo al Governo di mettere in cima alle priorità un grande piano che azzeri questa conta vergognosa».

Oggi purtroppo «continua ad esserci il dramma dei morti sul lavoro. Serve più formazione, prevenzione e un intervento a partire dalle scuole - dice il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri -. Bisogna che iI governo abbia il coraggio di dire che le aziende che violano le norme sulla sicurezza non possono partecipare ai bandi pubblici e che le associazioni datoriali siano in grado di affermare che le aziende associate che violano le norme vanno fuori».


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