Il 2018 parte in crescita per l’auto in Italia: +3,4%. Balzo di Jeep e Alfa Romeo
di Filomena Greco
3' di lettura
Il 2018 parte con il segno più per il mercato auto in Italia, cresce del 3,4 per cento il numero di immatricolazioni registrato dal ministero dei Trasporti, invertendo dunque la tendenza registrata nel mese di dicembre. Il totale di nuove registrazioni il mese scorso è stato pari a 177.822, con il gruppo Fiat Chrysler che fa peggio del mercato e registra un incremento nelle vendite dello 0,7% rispetto a gennaio 2017. Il Lingotto ha evidenziato in particolare la buona performance di Alfa Romeo, su del 28,3%, mentre Jeep raddoppia i volumi da 3.500 a 7.400 nuove auto, e porta la quota di mercato a 4,2. Tiene i volumi Volkswagen (+0,8%), Audi cresce nel mese a due cifre (+14,1%) mentre Bmw arretra del 5,1. Bene Peugeot (+14,5%), con Citroen che cresce di oltre il 20 per cento e Opel invece in calo di qualche punto rispetto a un anno fa. Renault perde 5 punti, con Dacia e Nissan in crescita a doppia cifra. Vendite stabili per Ford e Toyota, crescono le immatricolazioni Mercedes (+2,3%).
«Il risultato di gennaio risente della frenata di alcune case automobilistiche sui km zero – sottolinea Gian Primo Quagliano responsabile del Centro Studi Promotor – e comincia anche ad essere influenzato dalla tendenza al rinvio delle decisioni di acquisto importanti che generalmente si manifesta in coincidenza con appuntamenti elettorali decisivi, come quello del 4 marzo prossimo».
Il dato sul mercato italiano delle immatricolazioni arriva a 24 ore dalle previsioni diffuse ieri dall’Acea, l’associazione dei produttori di auto europei: nel corso del 2018 il mercato dell’auto continuerà a crescere intorno all’1%, dunque in rallentamento rispetto al trend registrato nel 2017, anno nel quale le immatricolazioni sono cresciute del 3,4% sul 2016, con oltre 15 milioni di nuove auto vendute. «L’industria europea dell’auto – ha ricordato ieri Carlos Tavares, a capo di Pisa Group nella sua veste di presidente di Acea – è vicina al recupero dei livelli di vendita e produzione registrati prima della crisi, dopo un intero decennio», anche se sul settore gravano due incognite individuate da Tavares: la nuova normativa europea in tema di emissioni di CO2 e la Brexit. Massimo sforzo dunque a difesa della competitività «delle nostre imprese» aggiunge Tavares.
I carmaker in sostanza accusano la proposta della Commissione europea del novembre scorso, focalizzata sulla decarbonizzazione, di non essere neutrale dal punto di vista delle tecnologie sostenute ma di spingere verso le auto elettriche, senza considerare a sufficienza le alternative. «I policy makers devono naturalmente fissare obiettivi ambiziosi per la riduzione di CO2 – sottolinea Tavares – ma non dovrebbero imporre una scelta tecnologica». Per poi aggiungere che l’automotive è impegnata sul fronte della mobilità sostenibile.
L’Affermazione di ieri di Tavares trova riscontro nei dati, resi noti in mattinata sempre dall’Acea, sulle immatricolazioni nel corso dell’anno delle auto a trazione alternativa sul mercato europeo: nel 2017 sono state 852.933 le auto ad alimentazione alternativa immatricolate in Europa, il 39,7 % in più rispetto al 2016, e rappresentano il 5,7% dell’intero mercato di auto nuove, con una accelerazione nell’ultimo quadrimestre dell’anno. A guidare il trend il segmento dell’ibrido elettrico (+54,8%), seguito dall’elettrico puro (+39%) e dalle altre alimentazioni che tornano a crescere dopo la contrazione registrata nel 2016.
In parallelo l’Europa registra una perdita di peso nel mercato auto delle vetture Diesel. L’Anfia, in particolare, l’associazione a cui fanno capo le aziende della filiera automotive italiana, ha elaborato un focus dedicato ai 5 principali mercati europei da cui emerge come, nel corso del 2017, le immatricolazioni di autovetture nuove diesel siano diminuite dell’8% rispetto ai volumi del 2016, pari a 460mila auto in meno. Nei cinque major markets europei le vendite di auto diesel sono il 22% in meno rispetto ai volumi del 2007, con una quota scesa al 45% del mercato, 11 punti in meno in dieci anni.
Un declino che preoccupa le imprese europee dell’auto, anche perché, rileva Acea, il calo del Diesel ha avvantaggiato le immatricolazioni di auto a benzina, a più alto impatto per le emissioni di CO2, tanto che l’associazione europea dei carmaker lancia l’allarme sulla effettiva possibilità di centrare l’obiettivo di riduzione di anidride carbonica fissati dall’Ue per il 2021.
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