Il 2022 anno nero per le agenzie di viaggio In calo ricavi, filiali e personale
Secondo Osservatorio Assoviaggi-Cst il comparto ha perso poco più di un quarto del fatturato rispetto al 2019 a causa della difficile ripartenza
di Enrico Netti
2' di lettura
La filiera del turismo organizzato manca l’aggancio con il 2019, la migliore annata di sempre prima della pandemia. Nel 2022 agenzie di viaggio e tour operator hanno lavorato solo 9 mesi ed è stata una partenza al ralenti perché tante destinazioni a lungo raggio non erano ancora raggiungibili a causa delle restrizioni sanitarie. Così l’anno viene archiviato con un giro d’affari di 9,3 miliardi, inferiore di oltre un quarto rispetto ai 12,7 miliardi del 2019. È quanto emerge da uno studio condotto dall’Osservatorio Assoviaggi-Cst sul turismo organizzato. Il comparto nel complesso si è dimostrato resiliente riuscendo a contenere i danni portati dalla pandemia perdendo poco più di 1.300 addetti (-4,5% del totale) esclusi i titolari delle agenzie. Tra agenzie e filiali sono state chiuse 283 attività. «Le agenzie di viaggio - commenta Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti - hanno resistito ma, alla fine, hanno dovuto affrontare la lunga crisi innescata dal Covid con strategie di riduzione dei costi, in particolare chiudendo le unità locali e, purtroppo, riducendo il personale. Tagli sofferti, che si sarebbero potuti evitare se i governi passati avessero agito più rapidamente». Una pesante perdita di addetti passata sotto silenzio.
Gli operatori hanno vissuto una ripartenza soft con un fatturato medio di 806mila euro contro i 1.115mila del 2019. A registrare i numeri migliori, sono le attività del Nord Ovest, con una media di 1,04 milioni di euro, seguite dal Nord Est (967mila euro) e dal Centro (910mila). Decisamente sotto la media nazionale, invece, i fatturati delle agenzie di viaggio del Sud e delle Isole (471mila). Nonostante qualche differenza territoriale, il gap di fatturato non è stato recuperato in nessuna regione. Il risultato migliore, infatti, è quello della Campania, dove comunque il fatturato del turismo organizzato registra una contrazione del -20,2% rispetto al 2019; seguono le agenzie di viaggio e i tour operator pugliesi, che limitano le perdite al -20,9%. Il divario più ampio si registra invece nella regione Marche (-41,5%), seguita dalle province autonome di Trento e Bolzano (-37%), ma la distanza dai livelli pre-covid rimane sopra la media nazionale per tutte le regioni con l’eccezione, oltre a Campania e Puglia, di Emilia-Romagna (-26,2%), Lazio (-25,8%), Sicilia (-25,9%), Toscana (-26,1%) e Veneto (-24,6%). Il mercato rimane comunque molto concentrato: tre regioni (Lombardia, Lazio e Piemonte) valgono il 49,1% del totale del fatturato 2022 del turismo organizzato italiano. La difficile congiuntura ha avviato un percorso di ristrutturazione per contenere i costi con il passaggio dalle 4.341 realtà del 2019 alle 4.058 del 2022 con un -6,5% mentre gli addetti sono passati dai 28.778 del 2019 ai 27.470 del 2022, con una perdita del -4,5%, pari a 1.308 lavoratori in meno. I tagli più drastici in Valle d’Aosta, Sardegna, Emilia-Romagna, Marche e Umbria. In controtendenza Calabria, Molise e Puglia.
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