«Il 2023 anno della svolta per il 5G in Italia, telco monetizzino gli investimenti»
Massimo Basile, head of networks and managed services di Ericsson Italia e Sud Est Mediterraneo, fa il punto, a fine anno, sulla situazione italiana
di Simona Rossitto
I punti chiave
4' di lettura
In Europa il servizio 5G, nelle bande medie che sono chiave per l'offerta di nuovi servizi, è presente con una copertura di circa il 15-20% della popolazione, in ritardo rispetto a Paesi al top come la Corea del Sud e Taiwan che sono al 90 per cento. E l'Italia è grossomodo nella media europea. Per colmare il divario, secondo Massimo Basile, head of networks and managed services di Ericsson Italia e Sud Est Mediterraneo, occorrono più investimenti da parte degli operatori e bisogna alzare i limiti elettromagnetici. Le telco, inoltre, devono fare in modo di rendere redditizi gli investimenti nel 5G, evitando la guerra dei prezzi avvenuta nel mobile a causa della concorrenza «esacerbata».
In generale, spiega Basile a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School), l'ottimismo sul 2022 si è spostato soprattutto sul 2023 che dovrebbe essere l'anno della svolta per il 5G, con una partenza più decisa della tecnologia stand alone, al momento quasi assente in Italia, che rappresenta il vero e proprio 5G.
«Per accelerare bisogna investire di più e alzare i limiti elettromagnetici»
Per accelerare il roll out della banda media, quella considerata più adatta per la copertura nazionale del 5G, «servono due cose: gli operatori devono continuare a fare investimenti e avere la possibilità di farli. Occorre dunque lavorare sui limiti di emissione elettromagnetici rimasti bassi. Siamo a 6 volt su metro rispetto ai limiti raccomandati dall'Icnirp pari a 60 volt». Inoltre, bisognerebbe probabilmente rovesciare la prospettiva: «gli operatori in genere in Europa aspettano di avere gli use case per poi fare gli investimenti, e non viceversa come successo negli altri Paesi al top per copertura. Tra l'altro da noi l'obbligo di copertura dato con l'assegnazione delle licenze è stato abbastanza blando; anche in ragione del maxi-esborso affrontato dagli operatori con l'asta, il governo all'epoca ha pensato di non dover imporre troppi obblighi».
«Il 5G stand alone ancora non presente in Italia»
L'anno prossimo è pure l'anno dei bandi di gara previsti nel piano Italia a 1 giga, anche sul 5G. Per arrivare alle coperture richieste sarà probabilmente usata anche «una architettura mista fibra e radio. Il 5G potrà essere usato anche come ultimo miglio nel Fwa, in particolare con le onde millimetriche, una tecnica adottata ad esempio da alcuni operatori americani e che ci aspettiamo verrà usata maggiormente nel prossimo futuro. Poi ci saranno gli investimenti in bande medie per il mobile broadband». Al momento è da ricordare che il 5G stand alone, il vero e proprio 5G, non è ancora presente in Italia. «Nella tecnologia non standalone utilizzata oggi per lanciare il 5G più velocemente – precisa Basile – si usa infatti solo l'accesso 5G, ma la gestione dell'utente viene fatta su rete 4G, in attesa che arrivi la stand alone che collega 5G radio a core network 5G, di nuova generazione».
«Ericsson prima in Europa a lanciare lo stand alone con Vodafone in Germania»
Ad oggi, prosegue il manager, «siamo stati i primi in Europa a lanciare il 5G stand alone, con Vodafone in Germania prima dell'estate, e stiamo lavorando con moltissimi operatori in Europa e nel mondo per preparare il lancio di ulteriori reti stand alone». Oggi in Italia con una copertura in banda media relativamente bassa, non è ancora arrivato il momento per il 5G stand alone che potrebbe arrivare quando ci sarà una buona copertura omogenea in questa banda di frequenze, almeno laddove si lancia il servizio. In Corea del Sud hanno adottato una tattica molto interessante per il lancio del 5G: hanno creato delle service area, comunicando agli utenti quali servizi possono ottenere e dove. L'anno prossimo potrebbero esserci in Italia i primi lanci dello stand alone (dopo la prima mossa di Linkem sul Fwa), e forse il 2023 potrebbe essere l'anno della svolta per lo stand alone nel nostro Paese».
«Evitare la guerra dei prezzi già avvenuta nel mobile, no a concorrenza esacerbata»
Il 5G stand alone «garantirà la bassa latenza, scendendo sicuramente sotto i 10 millisecondi, con l'obiettivo di raggiungere 1 millisecondo» e abiliterà la network slicing, la tecnica che prevede, in pratica, di fare a fettine la rete. Una modalità che permette di creare delle sotto-reti all'interno della rete dell'operatore alle quali attribuire caratteristiche precise, garantendo ad esempio una certa sicurezza o una certa latenza. Con la network slicing «si può, ad esempio, abbinare app diverse a diverse "slice" della rete, creando nuovi modelli di business. Per fare un esempio, la app Uber nello smartphone del tassista potrebbe essere controllata dalla casa madre che potrebbe anche pagare il traffico dati generato dal tassista sulla app; analogamente una banca potrebbe offrire un servizio ancora più sicuro all'utente se la sua app fosse collegata ad una slice di rete isolata e connessa direttamente al server dell'istituto. Gli operatori potrebbero così avere il modo di monetizzare il network slicing». Occorre poi evitare la guerra dei prezzi già avvenuta sul mobile: «in Europa ci sono centinaia di operatori che si fanno concorrenza su una base di utenza simile agli Stati Uniti che hanno tre operatori. Da noi la concorrenza esacerbata finisce per avere un ritorno negativo che ricade sul consumatore. Se si pagano, facciamo un esempio, 6 euro per la connessione e un consistente pacchetto dati mensile, poi non ci possiamo lamentare se gli operatori non hanno i soldi per fare gli investimenti per il 5G e, quindi, il consumatore non possa godere di servizi all'avanguardia. Il network slicing potrebbe rappresentare uno strumento per non alzare il prezzo finale all'utente, ma creare ugualmente servizi aggiuntivi e nuovi ricavi per gli operatori». In conclusione, «mi aspetto tra il 2022 e 2023 gli operatori introdurranno il 5G standalone. Una volta lanciato lo stand alone si potrà sperimentare il network slicing, la bassa latenza, e quant'altro. Ci aspettiamo che ci sia un impulso anche dalle istituzioni. Gli investimenti del Pnrr aiuteranno sicuramente a creare la piattaforma».
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