INVESTIMENTI

Il 54% dei fondi azionari non batte la Borsa

di Nicola Borzi

(Fotogramma)

4' di lettura

Nonostante un netto miglioramento rispetto al 31 dicembre scorso (quando il dato di “insufficienze” era del 61%), tra giugno 2016 e giugno 2017 il 54% dei fondi azionari italiani gestiti attivamente non è riuscito a battere l’indice azionario S&P Italy BMI. Lo sostiene una ricerca di S&P Dow Jones Indices che analizza il database europeo S&P Indices Versus Active Funds (Spiva). Nell’ultimo decennio invece, secondo la stessa analisi, il 77% dei fondi attivi non è riuscito a fare meglio del benchmark di riferimento.

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I mercati azionari corrono
Gli indici azionari S&P Global 1200 e S&P Europe 350, calcolati in euro, nell’ultimo anno (luglio 2016-giugno 2017) sono cresciuti rispettivamente del 16,1% e del 18,6%. Le Borse hanno risposto positivamente al risultato delle elezioni Usa, mentre l’ambiente macroeconomico globale e le politiche monetarie accomodanti hanno supportato performance azionarie superiori alle medie storiche in un contento di mercati tranquilli. Inoltre la frenata dell’inflazione europea dovuta all’indebolimento del dollaro sull’euro, nella prima metà del 2017, hanno contribuito a una forte crescita degli utili societari per le principali società del Vecchio Continente. Una riduzione complessiva delle situazioni di incertezza e dei timori di recessione si è tradotta in una volatilità azionaria inferiore alla media per l’azionario globale durante l’ultimo anno.

Una tendenza generale
Mentre l’indice azionario S&P Europe 350 nei 12 mesi dal primo luglio 2016 al 30 giugno 2017 ha messo a segno un notevole rendimento (+18,6%), nello stesso periodo i fondi azionari attivi denominati in euro che investono in società europee hanno sottoperformato, con un rendimento medio ribasato in euro e “pesato” per la componente azionaria pari al 17,6%. La media dei rendimenti su base equal-weight (quella che non considera il peso della capitalizzazione delle diverse azioni) nello stesso periodo per gli stessi fondi è pari al 19,2%, decisamente inferiore al 23,3% di rendimento medio annuale del benchmark realizzato dall’indice S&P Europe 350 Equal Weight.

I risultati stanno migliorando...
Rispetto al passato, comunque, una quota crescente dei fondi attivi europei ha comunque battuto il benchmark nel periodo considerato da S&P, secondo i risultati annuali del database Spiva Europe calcolati sul 31 dicembre 2016. C’è stata una notevole crescita dei fondi azionari europei che hanno ottenuto risultati maggiori rispetto all’indice di riferimento: nel periodo in esame (primo luglio 2016-30 giugno 2017), il 50,9% dei fondi azionari europei denominati in euro ha sottoperformato il benchmark. Si tratta sì della maggioranza, benché risicata, ma il dato è decisamente minore all’equivalente 80,4% di fondi con rendimenti inferiori all’indice di riferimenti registrato dal database europeo Spiva nei dodici mesi al 31 dicembre 2016. Trend di miglioramento simili sono stati rilevati tra numerose categorie di fondi europei: i rendimenti migliori in termini di crescita della percentuale degli strumenti che hanno battuto i rispettivi benchmark sono stati registrati tra quelli che hanno investito solo nei mercati azionari tedesco, francese o britannico.

... ma il confronto decennale è demoralizzante
Nonostante i miglioramenti delle performance dei fondi attivi, secondo la ricerca di S&P il confronto su base decennale tra l’universo degli strumenti analizzati e i loro benchmark rimane demoralizzante. La stragrande maggioranza delle categorie di fondi attivi europei hanno sottoperformato i loro indici di riferimento durante l’ultimo decennio: la percentuale di fondi attivi che non hanno raggiunto il benchmark su base decennale varia, a seconda delle categorire, dal 72 al 98 per cento.

I risultati dei fondi italiani
L’analisi di S&P ha preso in considerazione i fondi azionari italiani che investono su titoli quotati a Piazza Affari e ne ha messo a confronto i rendimenti in euro con l’indice azionario nazionale S&P Italy Bmi, utilizzato come benchmark. La percentuale dei fondi che non hanno battuto l’indice di riferimento nei dodici mesi al 30 giugno 2017 è stata pari al 53,85%. Il valore su base triennale scende al 35,29%, risale al 47,27% sulla distanza dei cinque anni e tocca il 76,84 su base decennale. A titolo di confronto, il rendimento in euro dei fondi europei che investono nell’equity del Vecchio Continente è stato battuto da quello del rispetto benchmark S&P Europe 350 nel 50,9% dei casi sui dodici mesi chiusi al 30 giugno scorso, al 59,46% sulla distanza dei tre anni, al 72,95% su quella di cinque anni e all’87,38% sull’analisi condotta nel periodo decennale.

Pochi fondi azionari sopravvivono alla distanza di 10 anni
Una delle analisi accessorie del report di S&P segnala un dato rilevante: sono pochi i fondi azionari che investono in azioni italiane attivi al primo luglio del 2007 che sono sopravvissuti durante tutti gli ultimi dieci anni. All’inizio del periodo in esame, gli strumenti collettivi di investimento a gestione attiva che puntavano sulle azioni in Italia erano 95: di questi, al 30 giugno 2017, era ancora attivo solo il 34,74%. A titolo di confronto, in Europa al primo luglio 2007 erano in attività 1.336 fondi azionari: il 30 giugno scorso rispetto al campione iniziale era “sopravvissuta” una percentuale del 45,81%. Se si segmenta il campione su base geografica, si osserva che il dato che riguarda l’equity italiano è il più basso dell’intero Vecchio Continente con l’eccezione dei fondi che investivano in azioni olandesi, dei quali sulla distanza decennale è sopravvissuto solo il 17,14 per cento.

Cos’è il benchmark
Il benchmark, in inglese, è il parametro di riferimento utilizzato per misurare le performance di fondi comuni di investimento, prodotti derivati e altri strumenti finanziari. Gli indici delle Borse mondiali sono spesso usati come benchmark dei fondi azionari, come anche indici obbligazionari e di altri settori. Se l’andamento di un fondo supera l'indice di riferimento come parametro di confronto, si dice che il gestore ha “battuto” (sovraperformato) il benchmark; in caso contrario, si parla di underperformance del fondo o dello strumento finanziario rispetto al suo benchmark. Tavolta, quando un fondo comune raggiunge o batte il proprio benchmark (che è diverso da fondo a fondo e viene presentato nella documentazione obbligatoria distribuita ai sottoscrittori), le regole di gestione proprie di quel fondo comune possono fare scattare delle commissioni (dette di performance) che remunerano la gestione che è riuscita a ottenere i risultati.

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