Usa, il boom di occupati scaccia la recessione. Ma prepara nuove maxi-strette Fed
528.000 neo-impieghi a luglio e i senza lavoro ai minimi del 3,5%. Salgono del 5,2% i salari. In gioco nuovo rialzo dei tassi di 75 punti base
di Marco Valsania
I punti chiave
4' di lettura
È nuovo boom di occupazione negli Stati Uniti, a scacciare le ombre di recessione, almeno di una recessione imminente o già iniziata. Ma è un boom oggi a doppio taglio: se oggi rassicura fa allo stesso tempo tornare in auge la possibilità che la Federal Reserve debba nel prossimo futuro orchestrare manovre più aggressive per moderare la domanda e le spirali inflazionistiche, allontanando così speranze di un soft landing dell’economia.
Disoccupati ai minimi dal 1969
A luglio sono stati creati negli Usa 528.000 posti di lavoro, battendo nettamente le attese, ferme a 258.000, e accelerando nuovamente il passo dei nuovi impieghi. Il tasso di disoccupazione è sceso al 3,5% dal 3,6%, ai minimi storici da mezzo secolo, dal 1969. La creazione di buste paga è stata la più convinta da febbraio e ha stracciato la media di 388.000 posti negli ultimi quattro mesi. Da aprile 2020, il momento del peggior abisso pandemico, il Dipartimento del Lavoro ha calcolato l'arrivo di 22 milioni di un totale di nuovi impieghi. “Sia il totale degli occupati che il tasso dei senza lavoro sono tornati ai livelli pre-pandemici del febbraio 2020”, ha sottolineato il Dipartimento del Lavoro. Il Dipartimento ha anche rivisto al rialzo i dati di giugno, ad una creazione di 400.000 posti.
Inflazione anche da salari?
L'economia americana, va ricordato, è reduce da due trimestri consecutivi di contrazione del Pil, al passo annualizzato dell'1,6% e dello 0,9%, sintomo di una recessione quantomeno “tecnica”, sotto i colpi di inflazione e degli sforzi della Federal Reserve di combatterla con aggressive manovre di rialzi dei tassi di interesse. Ma il mercato del lavoro rimane tuttora un'oasi di solidità, mostrando il mese scorso anzi sorprendente forza a tutto campo. Una forza che si è estesa ai salari, lievitati oltre i pronostici dello 0,5% in un mese del 5,2% dall'anno scorso, contro pronostici del 4,9%, che hanno alimentato spettri di nuove spirali inflazionistiche prezzi-salari.
In gioco nuova stretta da 75 punti base
E’ abbastanza da rilanciare sui mercati e tra gli analisti il dibattito sulle dimensioni delle future strette di politica monetaria necvessarie da parte della Banca centrale, che ha fatto sapere di recente di voler essere particolarmente dipendente dai dati nei prossimi mesi evitando di offrire una chiara guidance sulle sue azioni. Wall Street, innervosita da ipotesi che in gioco siano mosse più drastiche di quanto anticipato, ha rispecchiato simili preoccupazioni, aprendo la seduta in ribasso. Paradossalmente, una mancata moderazione dell'economia in risposta alle strette Fed potrebbe infatti rendere ancora più arduo l'ottenimento del già menzionato e assai difficile soft landing, cioè di un ideale indebolimento graduale della domanda senza dar adito a serie crisi.
Il prossimo vertice a settembre
L’ansia e l’incertezza potrebbero protrarsi. Il prossimo vertice della Fed non sarà fino alla seconda metà di settembre, il 21 e 22, seguito da appuntamenti a novembre e dicembre, in tempo per ulteriori dati anche sull’occupazione. Finora l'ipotesi più accreditata appariva di una continuazione dei rialzi di tassi ma a meno draconiano rispetto ai 75 punti base degli scorsi due vertici - forse 50 punti e poi due volte 25 punti portando i tassi interbancari vicino al 3,5% a fine anno. Investitori hanno inoltre scommesso che, con una economia indebolita, la Fed possa in seguito avviare nuovi tagli di tassi già nel 2023.
Gli analisti: tassi al 4% a fine anno
Adesso le probabilità di una nuova azione da 75 punti base a settembre sono tornate a salire sulla piazza future: sono balzate immediatamente oltre il 66% dal 34% delle ora precedenti. Gli analisti di Citigroup sono stati rapidi nell'offrire la loro aggressiva prescrizione, anche oltre settembre, con un commento dal titolo significativo: “Lavoro robusto, inflazione da salari calda”. I dati di luglio renderanno i governatori Fed più preoccupati sulle pressioni inflazionistiche da salari e meno persuasi di un rallentamento della crescita. Ci aspettiamo una stretta di 75 punti base a settembre e tassi al 4% entro fine anno”. Più articolata ma non molto diversa la posizione di Mickey Levy di Berenberg: indica che di questi tempi ogni dato va perso con cautela, ma che la nuova fotografia del mercato del lavoro “suggerisce un’economia che ancora avanza nonostante recenti notizie aneddotiche pessimistiche” (congelamenti di assunzioni, licenziamenti , retromarce nella domanda di lavoro). Fattore che oltre ad alzare le chance di una nuova stretta di 75 punti base in arrivo potrebbe far riconsiderare il livello finale al quale dovrà eventualmente arrivare il costo del denaro.
Nuovi occupati da ospitalità a manifattura
La cooperazione del mercato del lavoro a scenari di raffreddamento più o meno calmo, di sicuro, al momento latita. Anche se frenate sono tuttora previste da numerosi osservatori da qui a fine 2022, con settori dall'immobiliare al largo consumo sotto pressione e aumenti nei sussidi di disoccupazione che fanno presumere l'avvio di maggiori licenziamenti. Il nodo è quanto sia significativo il cambio di marcia dell'economia e quanto contenga l’inflazione, il cui controllo è oggi la priorità assoluta della Banca centrale (non solo americana). Recenti sondaggi del New York Times mostrano le continue contraddizioni sullo stato dell’economia anche nella percezione degli americani, se sono pessimisti sugli orizzonti del Paese, non lo sono altrettanto sul lavoro. Anzi, un inatteso ottimismo occupazionale ha trovato sostegno nelle statistiche di luglio: la creazione di buste paga è stata ampia e trainata dal comparto dell'ospitalità e del tempo libero, con 96.000 nuovi impieghi. I servizi professionali e per le aziende hanno dato vita a 89.000 impieghi e la sanità a 70mila. L'impiego pubblico è cresciuto di 57mila unità. Le costruzioni hanno ampliato i ranghi di 32mila posti e il manifatturiero di 30mila.
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