Il boom del turismo (fatture +66%) mette in salvo il Pil dell’estate
L’imponibile Iva di ristorazione e alloggi cresce nel primo semestre con punte superiori all'85 per cento. Vola anche l'imposta di soggiorno che risulta in aumento del 194%
di Riccardo Ferrazza e Gianni Trovati
3' di lettura
Nonostante l’inflazione e le condizioni di finanziamento peggiorate con uno scenario internazionale dominato dalla guerra in Ucraina e da una conseguente grande incertezza, nell’estate del 2022 il turismo ha ripreso a girare. E l’Italia è subito pronta a raccogliere i benefici della prima stagione di quasi normalità dopo un biennio di restrizioni legate all’emergenza pandemica. I numeri di prenotazioni, arrivi aeroportuali e occupazione di stanze trovano un immediato riscontro nei dati della fatturazione elettronica che, nel primo semestre dell’anno, per i servizi di alloggio e ristorazione, fanno registrare un incremento dell’imponibile Iva del 66% rispetto allo stesso periodo 2021. Si tratta di dati non ancora definitivi ma che tuttavia danno già il segnale di un cambio di velocità.
Alla salute ritrovata del turismo sono appese anche le prospettive dell’economia italiana e quindi dei conti pubblici. Perché la corsa di spesa e fatturati che si registra in Italia, complici anche il caos degli aeroporti che ha trattenuto molti dall’idea di una vacanza all’estero e il dollaro forte che ha favorito gli arrivi dagli Stati Uniti, può rivelarsi decisiva a diradare le «nuvole» dall’andamento economico del terzo trimestre, il cuore dell’estate, spingendole verso il quarto. Non sarebbe un risultato da poco, perché aiuterebbe parecchio a consolidare quel +3,4% di crescita acquisita a giugno, superiore di tre decimali dall’obiettivo annuale fissato dal governo ad aprile, tenendo il deficit nei binari previsti e spingendo il debito verso quota 145% del Pil (anche grazie all’inflazione).
La speranza non è peregrina perché il turismo (dati Istat) vale intorno al 6,4% del Pil nei suoi prodotti caratteristici, e sale sopra il 9% considerando l’indotto (per esempio lo shopping dei viaggiatori). E il suo peso specifico è ovviamente maggiore nel trimestre estivo.
Tra i bilanci pubblici aiutati dal turismo ci sono poi anche quelli comunali. Nei primi sette mesi del 2022 i sindaci hanno incassato dall’imposta di soggiorno 158,6 milioni, con un balzo del 194% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Certo, nel confronto pesa un avvio del 2021 ancora dominato dal rischio pandemico (nei primi sei mesi il confronto dà +330%), ma anche a luglio l’aumento è stato del 37,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno.
A spingere le presenze sono due fattori che caratterizzano il turismo targato 2022. Il primo è la tendenza degli italiani a scegliere il proprio Paese come destinazione delle vacanze: dei 34,5 milioni che sono andati o andranno in vacanze, secondo una recente previsione Confcommercio, quasi il 90% non varcherà il confine. Il secondo fattore trainante è il ritorno del turismo internazionale: a luglio (dati Enit e Assoturismo), le prenotazioni aeree verso l’Italia hanno fatto segnare +222% rispetto allo stesso mese del 2021, mentre ad agosto l’incremento è del 202%. A trainare le provenienze estere sono gli Stati Uniti: secondo uno studio di Confcommercio-Tra Consulting, sono 2,2 milioni i nordamericani previsti in arrivo tra luglio e settembre con una spesa complessiva prevista di oltre 2,1 miliardi di euro (superiore del 20% rispetto al 2019).
Nel bimestre di giugno/luglio il 62% delle strutture ricettive ha raggiunto il livello di presenze pre-Covid, mentre il 47% ha registrato risultati migliori rispetto al bimestre del 2019 con un +7% su livello pre-pandemia. Il riflesso delle presenze turistiche si può leggere nei dati di fatturazione elettronica dei primi sei mesi 2022: a giugno l’incremento per le attività dei servizi di alloggio e ristorazione è stato del 73,5% rispetto al corrispondente mese del 2021, mentre l’incremento maggiore si è registrato a maggio (85,09%). Il complessivo +66% fa ben sperare.
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