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Conseguenze del cambiamento climatico: ridotto fabbisogno di riscaldamento

Scopri come la riduzione del fabbisogno di riscaldamento conferma gli effetti del cambiamento climatico e del surriscaldamento globale

di Anna Migliorati e Giuseppe Chiellino

5' di lettura

Meno energia per riscaldare, più per raffreddare. L’Europa delle regioni disegna una mappa che conferma la tendenza degli ultimi anni e indirettamente anche il cambiamento climatico. Nel periodo dal 1992 al 2022, in trent’anni, il numero medio di gradi-giorno di riscaldamento nell’UE ha seguito un chiaro andamento al ribasso. All’inizio di questo periodo si contavano 3.209 gradi giorno di riscaldamento all’anno. Tre decenni dopo, nel 2022, questa cifra, secondi i dati Eurostat, è scesa a 2.858 (una riduzione dell’11%). Un calo del fabbisogno di riscaldamento collegato in parte all’aumento delle temperature globali, in parte ai nuovi materiali di isolamento e alla ristrutturazione degli edifici.

COME È CAMBIATO IN EUROPA IL BISOGNO DI RISCALDARE O RINFRESCARE LE CASE

Confronto tra il 1992 e il 2022. In gradi-giorno all’anno

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Con l’Europa che vorrebbe edifici a zero emissioni entro il 2050 il riscaldamento è uno degli indicatori sotto i riflettori, ancor più con i termosifoni che si accendono in questi giorni nelle diverse città italiane, da nord a sud, dopo l’inverno scorso che ha visto i prezzi raggiungere livelli record.

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I gradi giorno di riscaldamento (HDD) e i gradi giorno di raffreddamento (CDD) sono indici tecnici basati sulle condizioni meteorologiche progettati per descrivere il fabbisogno energetico degli edifici in termini di riscaldamento o raffreddamento. La Finlandia, per intendersi, dato che non sorprende di certo, ha registrato il valore gradi-giorno di riscaldamento medio annuo più alto a 5.656, mentre per Malta il valore di questo indice è stato per il 2022 di 534. Tradotto: per un edificio a Malta il fabbisogno di riscaldamento è stato di dieci volte meno che in Finlandia. Ma mentre nel Nord della Finlandia la riduzione dei gradi-giorno tra il 1992 e il 2022 non arriva al 6%, a Malta il calo è stato del 13,5%. A Cipro, dove si partiva da un livello decisamente più alto rispetto a Malta, l’esigenza di riscaldamento nelle case si è ridotta di oltre il 41%. Nelle mappe realizzate con i dati Eurostat, è possibile fare il confronto per tutte le regioni europee. Il Nord del Portogallo ha ridotto i gradi-giorno del 24% in trent’anni. Visivamente, la percezione è che l’esigenza di riscaldare le case si sia ridotta molto di più nell’Europa del Sud che nei paesi nordici.

La parziale conferma arriva dall’Italia. La mappa delle regioni dello Stivale registra il record a Bolzano (3.960) e Trento (3.114) in calo rispettivamente del 10,7 e del 14%, con dati non dissimili dalle vicine regioni austriache. In linea con i dati francesi le altre regioni del nord: dalla Lombardia (2.312, -16,6%) a Piemonte (2.204, -19,4%), Veneto (2.203, -11,6%) ed Emilia-Romagna (1.904, -13,7%).

Le grandi aree urbane

In modo speculare è aumentata molto, soprattutto al Sud e nelle aree molto urbanizzate, l’esigenza di rinfrescare le case in estate. A Milano nel 1992 i gradi-giorno di raffreddamento erano 186, nel 2022 sono diventati 472: un balzo del 153%. La stessa cosa - come è evidente nella mappa che trovate più avanti - è avvenuta in altre province della Pianura Padana, ma anche a Napoli, nel Sud della Sardegna e in altre province meridionali. Colpisce la provincia di Roma dove l’aumento del bisogno di raffreddamento in trent’anni è cresciuta del 205%, mentre la richiesta di riscaldamento è diminuita solo dell’8,5%, troppo poco rispetto ad altre aree e tenuto conto del clima tendenzialmente mite della capitale. Dipende dalla massiccia presenza di uffici pubblici in cui si può presumere che sia più bassa l’attenzione alla efficienza e ai consumi?

In generale, tuttavia, non pesa solo il cambiamento climatico che costringe a cambiare abitudini, ma anche lo stile di vita legato «ad una diversa percezione del comfort», come vedremo più avanti.

REGIONI UE: IL BISOGNO DI RISCALDAMENTO IN CALO

Confronto tra il 1992 e il 2022. In gradi-giorno all’anno

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Le variazioni dovute al clima ma anche ai materiali da costruzione e alla percezione del comfort

Allargando di nuovo il confronto all’Europa, nel 2022, un edificio a Övre Norrland (Svezia) ha richiesto il livello record europeo di 6.015 gradi-giorno di riscaldamento all’anno, in calo del 4,5% e quasi 60 volte più riscaldamento delle isole Canarie, dove è stato registrato il numero più basso di gradi-giorno di riscaldamento, pari a 98 all’anno e in calo del 40% rispetto a 30 anni prima. Numeri che nelle regioni meridionali italiane sono ben più alti: 970 in Sardegna (-13%), 1079 in Sicilia (ma in calo solo del 2,6% rispetto al 1992), 1131 in Calabria (-19,5%), 1284 in Puglia (-5,8%).

«I motivi che determinano queste variazioni sono principalmente tre – spiega Nicolò Aste, docente del dipartimento di Architettura Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano -: il primo è sicuramente climatico, il secondo un cambio di percezione del comfort, il terzo i nuovi materiali di costruzione, ma su questo il tasso di rinnovamento degli edifici italiani va a rilento, parliamo dell’1% annuo». Ecco perché nuovi materiali, cappotti o isolamenti termici sono destinati a cambiare il volto del riscaldamento in Europa. «Per anni abbiamo costruito edifici da riscaldare nelle regioni del Nord e che proteggessero dal caldo nelle regioni del Sud, ora non è più così», spiega ancora Aste.

L’ANDAMENTO IN 14 CITTÀ ITALIANE

Riscaldamento e raffreddamento dal 1979 a oggi

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Oggi, circa il 35% degli edifici dell’Ue ha più di 50 anni e quasi il 75% del patrimonio edilizio è inefficiente dal punto di vista energetico. Ma se si guarda ben più indietro, all’inizio delle rilevazioni, il trend è chiaro: in Europa i valori dei gradi giorno di riscaldamento (HDD) sono diminuiti del 19% tra il 1979 e il 2022 e la necessità di usare energia per riscaldare è in continua diminuzione. Dopo il 1999, ad eccezione di quattro anni (2001, 2003, 2004 e 2010), i gradi giorno di riscaldamento sono stati sempre inferiori alla media degli ultimi 42 anni.

LA MAPPA DELLE PROVINCIE ITALIANE

Confronto tra il 1992 e il 2022. In gradi-giorno all’anno

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Le risorse europee per la transizione energetica

La politica di coesione europea mette a disposizione, anche dell’Italia, risorse per affrontare la transizione e finanziare interventi strutturali per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Ma non sempre e non dappertutto queste risorse vengono utilizzate con questo obiettivo. In Italia, per esempio, alcuni miliardi del programma React-Eu 2014-2020 sono stati dirottati sul bonus energetico per aiutare famiglie e imprese a pagare le bollette gonfiate dal caro-energia. «Questo ha agevolato la spesa a aiutato a utilizzare tutte le risorse del periodo 2014-2020 – ha sottolineato di recente la Commissione europea – ma non ha nulla di strutturale». Per il 2021-2027, la politica di coesione europea mette a disposizione degli Stati membri più di 50 miliardi di euro per l’efficientamento energetico e l’adattamento al cambiamento climatico su 366 miliardi complessivi. I programmi italiani finanziati dai fondi europei destinano all’«azione per il clima» poco meno di 8 miliardi su 42 complessivi.

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Nota: Il calcolo dei gradi-giorno deriva da osservazioni meteorologiche della temperatura dell’aria, in relazione ad una temperatura di base costante: 18°C nel caso di gradi-giorno di riscaldamento e 21°C per gradi giorno di raffreddamento. Ad esempio, se la temperatura media giornaliera fosse 5°C, il numero di gradi-giorno di riscaldamento sarebbe 18°C-5°C=13.


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