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Il carico fiscale in Italia cresce al 42,4% del Pil: quinto peggior Paese Ocse

Prima la Danimarca, al 33,8% la media Ocse. In Italia pesano le imposte sui redditi personali e la previdenza. Timori sugli effetti Covid

di Giuliana Licini

(Adobe Stock)

4' di lettura

Il fisco tricolore si è appesantito lo scorso anno rispetto al Pil, spingendo l'Italia al quinto posto tra i Paesi industrializzati per l'incidenza della tassazione. Come emerge dal rapporto “Revenue Statistics” dell'Ocse, nel 2019 l'insieme delle tasse nella Penisola è stato pari al 42,4% del Pil, in aumento dal 41,9% dell'anno precedente e contro una media Ocse del 33,8%.

L'Italia, da settima nel 2018, è avanzata di due posizioni nel 2019 nell'esosa graduatoria stilata dall'Ocse, che assegna il primo, e presumibilmente non gradito, posto alla Danimarca con entrate da tassazione pari al 46,3% del Pil (dal 44,4%). A seguire ci sono la Francia (45,4% dal 45,9%) che era prima lo scorso anno e la Svezia e il Belgio, entrambi al 42,9% dal 43,9%.

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A un livello pari a quello italiano si trova l'Austria con il 42,4% dal 42,2%, mentre la Finlandia è al 42,2%. Nel 2019 la tassazione media nell'Ocse ha segnato un calo di 0,1 punti rispetto al 33,9% del 2018 ed è la prima flessione dal 2009, dopo la crisi finanziaria.

Il fisco più leggero resta quello del Messico, dove è pari al 16,5% del Pil (dal 16,2%), della Colombia (19,7%) e del Cile (20,7%).

Trend in crescita (in attesa dell’effetto Covid)

Nella Ue, l'incidenza minore della tassazione è appannaggio dell'Irlanda, con il 22,7% del Pil, come nel 2018 ed è anche la quarta percentuale più bassa in assoluto. Tra gli altri maggiori Paesi, la Germania registra una tassazione pari al 38,8% del Pil (dal 38,5% del 2018), la Spagna è al 34,6%, il Regno Unito al 33% e gli Stati Uniti al 24,5%.

Sui 35 Paesi Ocse per cui sono disponibili di dati del 2019, il rapporto tra tasse e Pil è aumentato in venti e l'incremento maggiore è della Danimarca per effetto dell'aumento dell'imposta sui redditi. La flessione maggiore è avvenuta in Ungheria, dove il rapporto scende al 35,8% dal 37,5% del Pil, per effetto in particolare della riduzione di 0,6 punti della tassa sui redditi corporate al 3,6%, il livello minimo dell'Ocse dopo quello della Lettonia (3,4%).

Rispetto al 2009, la tassazione media Ocse è aumentata di 2 punti e l'incremento maggiore è a carico della Grecia, con 8 punti in più fino all'attuale 38,7%. Per l'Italia l'aumento rilevato dall'Ocse in 10 anni è di mezzo punto percentuale.

In Italia pesano tasse sui redditi e previdenza

Andando al dettaglio della tassazione italiana, in basi ai dati Ocse del 2018, gli introiti complessivi derivano per il 25,6% dalle tasse sui redditi personali, per il 4,5% dalle imposte sui profitti delle società, il 31% dai contributi previdenziali, il 6,1% da tasse su immobili, il 14,8% dall'Iva e il 13,9% da altre tasse sui consumi e infine c'e' un 4,1% di altre tasse.

Il dato italiano sulle imposte societarie è uno dei più bassi dell'Ocse, dove la media è del 10%. Sopra la media sono per contro i dati sulle imposte personali (23,5% Ocse), sui contributi (25,7%) e sugli immobili (5,6%), mentre è sotto la media l'incidenza dell'Iva (20,4%).

La Danimarca è al primo posto per gli introiti da tasse sul reddito personale (54,4% del totale), mentre hanno alti livelli di entrate da tasse societarie la Colombia (25,5% del totale), il Cile (22%), il Lussemburgo (15,9%), la Corea (15,7%) e l'Irlanda (14,2%). Decisamente elevata l'incidenza dei contributi nella Repubblica Ceca (43,8% della tassazione totale) e in Slovacchia (43%) e tra gli altri in Germania (37,7%) e in Francia (34,9%).

Le tasse sugli immobili danno il gettito relativamente maggiore nel Regno Unito (12,5%), negli Usa (12,3%) e in Canada (11,6% del totale), mentre l'Iva conforta le casse statali soprattutto in Cile (40% delle entrate) e in Colombia (29%).

Più della metà (ma in calo) al Governo centrale

Un'altra distinzione riguarda il livello di governo da cui arrivano le tasse. In Italia nel 2018, il 56,8% dell'imposizione complessiva era da parte del Governo centrale, in calo rispetto al 62,7% del 1995, ma in aumento dal 53,2% del 1975, mentre gli enti locali sono balzati dallo 0,9% al 5,4% fino all'11,7%. Nello stesso arco di tempo è diminuita nettamente l'incidenza dei contributi sociali, passata dal 45,9% del 1975, al 31,5% del 1995, fino all'attuale 31%.

Se invece si considera l'incidenza delle tasse rispetto al Pil, le imposte su redditi personali e societari in Italia sono al 13%, un po' meno della media Ocse (11,5%) e al 13% del Pil sono anche i contributi previdenziali (Ocse 9%), mentre le tasse sugli immobili si fermano al 2,5% (Ocse 1,9%) e quelle su beni e servizi sono al 12% (12,4%). Ad avere l'incidenza maggiore delle imposte su redditi personali e societari rispetto al Pil è sempre la Danimarca con il 27,6%, davanti alla Nuova Zelanda con il 18,5%.

Le entrate da contributi previdenziali segnano il top in Francia, con il 16% del Pil e sono elevate anche in Germania (14,5%), mentre i forzieri reali della Gran Bretagna possono contare su tasse immobiliari pari al 4,1% del Pil.

Resta ora da vedere quale sarà l'impatto della crisi del Covid-19 nel 2020 su Pil ed entrate statali, che si preannuncia in entrambi i casi rovinoso. Il 2019 forse diventerà anche in questo caso una sorta di benchmark prima dello tsunami causato dal virus.

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