Il nodo energetico

Il caro gasolio mette in crisi anche la pesca: pescherecci fermi nei porti

Protesta spontanea nelle marinerie: l’astensione dalle uscite in mare, nelle intenzioni degli operatori, durerà una settimana

di Alessio Romeo

Caro gasolio, i pescherecci non escono in mare (Ansa)

2' di lettura

Il caro gasolio ferma i pescherecci italiani. Da giorni il settore chiede aiuti di fronte alla corsa inarrestabile del prezzo del carburante, raddoppiato nel giro di pochi mesi, che sta mettendo a serio rischio l’attività dei pescatori, già provati dal maltempo e dalle norme europee per la riduzione dello sforzo di pesca che riducono sempre di più le giornate in mare.

«In queste condizioni è impossibile garantire la sostenibilità delle imprese», è l’allarme lanciato nei giorni scorsi del coordinamento pesca dell’Alleanza delle cooperative italiane. E così il 7 marzo – come è stato nei giorni scorsi per i Tir – è scattata la serrata, in modo autonomo e spontaneo da parte dei pescatori lungo le marinerie di tutta la penisola con un'adesione massiccia, per dare un segnale ancora più forte alle istituzioni.

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L’astensione dalle uscite in mare, nelle intenzioni degli operatori, durerà una settimana.«La serrata è stata promossa dalle marinerie in maniera autorganizzata e autonoma – conferma Gilberto Ferrari, di Confcooperative Fedagripesca –. Tra chi ha deciso di non uscire in mare ci sono ovviamente numerosi soci di cooperative di pescatori. Si tratta di un problema enorme che riguarda principalmente le flotte che facendo uso costante del motore hanno consumi altissimi di gasolio, da 100mila a 250mila litri l'anno. Stiamo in contatto con il governo per trovare delle soluzioni, occorre nell'immediato una soluzione tampone attraverso misure di sostegno che vanno erogate direttamente alle imprese e che sono necessarie per coprire i maggiori costi, ricordiamo che il costo del gasolio è raddoppiato nel corso di pochi mesi».

«Occorrerà rimettere poi ordine al sistema degli ammortizzatori sociali – continua – che così com'è stato strutturato presenta molti limiti per i pescatori, e bisogna sperare che la politica energetica del paese trovi ben presto nuovi equilibri».

L'adesione massiccia è confermata dall'allarme dalla preoccupazione espressa dal Centro Agroalimentare Roma, il primo mercato ittico d'Italia, che parla di «conseguenze drammatiche» e non solo per i consumatori: «Ci sarà una carenza di prodotto locale che rappresenta una componente importante del prodotto commercializzato – sottolinea Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del Car –. Le difficoltà che stanno vivendo le imprese della pesca con un improvviso raddoppio del costo del carburante, interessano tutta la filiera, in quanto il pesce viene trasportato in un sistema di catena del freddo comportando un alto assorbimento dei consumi energetici».
Anche il Car dunque auspica «risposte rapide da parte del Governo attraverso un provvedimento che coinvolga non solo il settore ittico ma l'intera filiera agroalimentare affinché imprese con decenni di storia non siano costrette a cessare la propria attività».

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