Il cicloturismo volano per l’economia locale: «Fare sistema»
Il turismo a due ruote ha forti potenzialità per lo sviluppo e la valorizzazione del territorio: destagionalizza e distribuisce le presenze
di Marco Trabucchi
3' di lettura
La bikeconomy, intesa come trend e come volano di sviluppo turistico dei territori è la strada da percorrere. Da queste basi, dall’amore per la bicicletta, e per le opportunità che offre, soprattutto in chiave turistica ma anche per una mobilità più sostenibile, si è svolta a Bari al teatro Kursaal Santa Lucia la due giorni “Puglia Bike Forum”, un confronto fra operatori regionali e nazionali nel settore, nata anche per capire come sviluppare in Puglia (e non solo) il cicloturismo. Si parte dai dati, tutti ottimisti, dello scorso anno: 4,7 milioni di italiani generando una spesa di oltre 4 miliardi di euro.
Una spesa che ricade su tutto il territorio. Come ha raccontato Sebastiano Venneri, responsabile del turismo di Legambiente, ragionare in termini di cicloturismo oggi porta benefici per i territori, l’ambiente e soprattutto per l’economia locale. Anche i in questo caso i dati sono da leggere: un cicloturista permane più notti (10 in media) di un turista classico, spende di più (940 euro pro capite), non inquina usando l’auto e va alla scoperta di zone dell’Italia più nascosta.
Secondo i dati Isnart presentati da Venneri, sempre più cicloturisti pedalano in Calabria, ma anche in Umbria, Abruzzo e altre regioni notoriamente fuori dai circuiti tradizionali, rispetto per esempio alle già rinomate Trentino Alto Adige e Veneto, fra le mecche del turismo su due ruote.
Ma è anche una questione di decentralizzazione: i turisti in bici passano da zone dell'entroterra, fuori dai soliti circuiti turistici.
Si parte dall'esempio di Bari per capire come una città italiana possa attestarsi tra le prime cinque destinazioni d'Europa. È il risultato del progetto strategico “Puglia 365”, che grazie a cospicui investimenti e al coinvolgimento dei vari operatori turistici ha trasformato la Puglia in un brand.
“Apulian lifestyle” è infatti il marchio ombrello dell'approccio multidisciplinare allo sviluppo socio-economico voluto dalla Regione Puglia e declinato nelle realtà locali. Un risultato favorito dalla cultura dell'accoglienza, la formazione e l'investimento nelle infrastrutture, come rimarcato da Antonio Decaro, sindaco di Bari e Luca Scandale, direttore di Puglia Promozione.
Un investimento che continua con fondi del Pnrr, per garantire infrastrutture e percorsi - quelli che oggi sono solo in stato embrionale - e offrire un turismo en plein air differente da quello puramente legato a mare e coste, che includa bicicletta, enogastronomia e cultura.
Il cicloturismo destagionalizza, attrae molti stranieri, diffonde le presenze su tutto il territorio, allunga il soggiorno, contamina, arricchisce. Per questo motivo, regioni come Puglia, Veneto ed Emilia Romagna hanno deciso già da molti anni di investire cospicue risorse in questo settore.
Come ha testimoniato Davide Cassani, presidente Apt Emilia Romagna, chi ha investito nel cicloturismo, anche attrezzando le proprie strutture alberghiere, ha generato ampia marginalità economica. Lo hanno ribadito con forza tutti gli ospiti del Puglia Bike Forum, sia quelli impegnati nei quattro tavoli di lavoro (Bike hub, Bike hotel, Tour operator e Mobilità sostenibile), che i relatori che dal palco si sono alternati.
Per poterci riuscire però, come ha ricordato Pierfelice Rosato, professore di Economia dell’Università di Bari, serve una strategia che permetta di «governare e mettere a sistema quello che già esiste»: in poche parole creare un network regionale dove mettere in connessione operatori turistici, guide, strutture ricettive e via dicendo, il tutto concentrandosi sulla formazione e le competenze.
Fare sistema, insomma. Tutti i relatori del Puglia Bike Forum hanno convenuto che ripartire dalla bici costruendo un nuovo modello basato su mobilità sostenibile e turismo green, è diventata una priorità. «Così, come l'Italia del dopoguerra si è risollevata anche grazie al ciclismo - come ha detto Ernesto Somma, responsabile incentivi e innovazione Invitalia -, anche in questa fase storica possiamo riuscire a ripetere la magia».
Per farlo servono infrastrutture - più ciclabili, più parcheggi per le bici e più sicurezza per chi pedala –, ma anche più educazione alla bicicletta, anche a partire dalle scuole.
Concretamente la Puglia è riuscita a redigere un piano dello sport che si integra con quello delle ciclovie (quella dell'Acquedotto di 400 km. è la più importante e in via di realizzazione: 500 km, da Caposele a Santa Maria di Leuca da realizzare entro il 2026), promuovendo un lavoro di pianificazione territoriale molto articolato.
Al lavoro di pianificazione ha partecipato Decisio, società italo-olandese di ricerca e consulenza attiva sui temi dello sviluppo sostenibile della pianificazione territoriale, urbana, energetica ed ambientale, partner di Osservatorio Bikeconomy e Dutch Cycling Embassy. L’ad Paolo Ruffino lo ha ribadito con forza: «È importante creare dei business case per progetti e servizi sulla ciclabilità partendo da un'analisi costi-benefici sociali e dall'impatto economico per motivare gli investimenti sulla ciclabilità».
Perché, come ha ribadito Tommaso Depalma, sindaco di Giovinazzo, «il cicloturismo non è passione ma valutazione econometrica».
loading...