Il cinema? Deve entrare nei crediti formativi a scuola
Educare i giovani. Con la pandemia una dieta audiovisiva, le piattaforme hanno globalizzato il mondo. Servono «poltrone comode, schermi grandi. Se il divano di casa è più accogliente» delle sale ...
I punti chiave
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Le sale dei cinema non appartengono al passato. Ma devono essere attraenti. Parola di Jerome Seydoux, presidente della Società Pathé, gigante francese che produce, distribuisce e gestisce centinaia di sale in tutto il mondo. «Poltrone comode, schermi grandi. Se il divano di casa è più accogliente dei cinema... Ci vuole un grande piano di
investimenti sulle sale. Intanto, posso darvi una buona notizia: il nostro fabbricante di poltrone è italiano». Seydoux era l’ospite straniero al quarto Dialogo sul futuro del
cinema, organizzato da Fondazione Cinema per Roma e Anica, al Maxxi di Roma. In scena, i produttori europei. Tema: “Può esistere un cinema europeo capace di conquistare il pubblico italiano ed europeo?”.
Educare i giovani al cinema
Il secondo passo è educare i giovani al cinema. Dice Jaime Ondarza,amministratore delegato di Freemantle Sud Europa, che ha anche auspicato una armonizzazione delle normative europee: «Molti ragazzi mi dicono: il cinema non è più di moda. Passano ore davanti a schermi che offrono intrattenimenti meno impegnativi. Il cinema deve entrare nei crediti formativi a scuola, dobbiamo saperlo proporre come forma importante di cultura, farlo essere sempre di moda. E inoltre, formerei talenti europei per il cinema, combattendo lo strapotere (e le capacità) americane».
Il cinema deve essere vissuto come evento
«Il cinema - dice Benedetto Habib, di Indiana Production e presidente Unione Produttori Anica - deve essere vissuto come un evento. Credo che prima o poi le piattaforme internazionali debbano prendere in considerazione il rapporto con le sale, lavorare insieme».
Con la pandemia una dieta audiovisiva
E Riccardo Tozzi (Cattleya): «Sono successe molte coseinteressanti. Con la pandemia tutti hanno adottato una dieta audiovisiva, cinema e serie. Le piattaforme hanno globalizzato il pubblico. Vediamo con gusto prodotti turchi o israeliani, mai ci saremmo sognati prima. Li vediamo sottotitolati e impariamo le lingue. Finita la pandemia tutti sono usciti e continuano a uscire. Ma il cinema deve combattere con tutte le altre offerte, di spettacoli dal vivo, eventi, cibo. Il pubblico c’è, ma non sempre ci siamo noi:dobbiamo ricostruire il tessuto fra produttori, distributori,esercenti». Secondo Tozzi di fronte alla potenza del cinema Usa, che oggi ha in classifica 9 titoli su 10, all’Europa resta spazio per il ‘cinema dell’umano’, che parla dei temi che interessano alle persone. “Cinema che gli americani hanno abbandonato”.
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