Il cinema italiano deve diventare un evento
Negli Usa i film hanno budget 10 volte più dei nostri, sono distribuiti 100 volte più dei nostri
I punti chiave
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Dice Alessandro Usai (Colorado Film) che il pubblico oggi va al cinema a vedere un evento, qualcosa di cui si parla, come dimostrano i casi “Oppenheimer” e “Barbie”. Per decenni, dice Gianluca Curti (Minerva Pictures), la nostra è stata la seconda cinematografia al mondo, con i francesi, poi gli Usa hanno preso il volo, i film hanno budget 10 volte più dei nostri, sono distribuiti 100 volte più dei nostri.
Negli Usa l’uscita viene coperta da dodici mesi prima
«L’uscita viene coperta a partire da dodici mesi prima. Noi improvvisiamo un po’». Sono i produttori italiani al centro del quinto dei “Dialoghi sul futuro del cinema”, organizzati da Fondazione Cinema per Roma e Anica, al Maxxi, nell’ambito della Festa del cinema di Roma. Domanda: “Può il cinema italiano conquistare il pubblico italiano ed europeo?”. Modera Gian Luca Farinelli, presidente della Fondazione Cinema per Roma, che dà subito una buona notizia: «Alla Festa del Cinema abbiamo venduto il 50% dei biglietti in più rispetto all’anno scorso».
Fondamentale riprendersi il pubblico
«Io credo che il pubblico ci sia, andiamo a riprendercelo», afferma Curti. «Il problema -secondo Francesca Cima (Indigo Film) è che nonveniamo più raccontati come una cosa importante per il Paese. Lo siamo stati, come è oggi la moda o la musica, ma oggi non siamo più un settore che rappresentata l’identità degli italiani». Il Paese sempre citato, in questo senso, è la Francia. «Il cinema in Francia - dice Angelo Barbagallo (Bibi Film Tv) - è un elemento fondamentale per l’identità culturale dei cittadini francesi. Viene studiato, innanzitutto. Viene aiutato. Per gli under 25 c’è un abbonamento di 8 euro al mese per andare al cinemaquanto si vuole».
L’amore per il cinema va promosso a scuola
«Sì, l’amore per il cinema - dice Federica Lucisano (Lucisano Media Group) - va promosso nelle scuole. Quanto a noi, siamorimasti troppo nella ‘comfort zone’, che fra il 2006 e il 2016 vedevail cinema italiano al 30-35 per cento del mercato. Poi è cominciato ilcalo e abbiamo proposto ancora gli stessi schemi, gli stessi attori». Il messaggio di tutti è adesso “fare sistema”, collaborare per lostesso fine.
Potenziare la distribuzione
Barbagallo: «La distribuzione, la qualità dell’opera, la formazione devono essere coordinati in una stessa politica culturale. Per fare solo un esempio, c’era un epoca in cui Montaldo, Pontecorvo, Cecchi D’Amico si vedevano a piazza del Popolo e leggevano le sceneggiature degli altri». Marta Donzelli (Vivo Film): «Dobbiamo potenziare la distribuzione. E immaginare modelli di distribuzionediversi per prodotti diversi. Per i film più piccoli possiamo trarreispirazione dai teatri, che ora spesso sono pieni di pubblico giovane».
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