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Il clima pazzo grazia la vendemmia

In Piemonte la qualità sarà buona ma con rese minori: secondo
le stime la produzione si attesta a 2.731 migliaia di ettolitri, -2% sul 2022

di Claudio Andrea Klun

Ostacoli.  Nonostante un periodo iniziale della stagione molto caldo e piovoso, che ha favorito lo sviluppo di malattie fungine, i viticoltori sono riusciti brillantemente a contenere gli attacchi

4' di lettura

Una vendemmia di buona qualità, ma con rese minori rispetto al 2022. È quella che si sta delineando in Piemonte sulla base dei dati del report congiunto elaborato da Assoenologi, Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) e Unione italiani vini, che delinea, a raccolta appena iniziata, lo stato dei vigneti a livello nazionale e regionale.

A fronte di un dato nazionale che stima per il 2023 una vendemmia da 44 milioni di ettolitri, con un calo del -12% rispetto al 2022, il Nord Italia conferma i livelli dello scorso anno (+0,8%), mentre al Centro, al Sud e nelle Isole, si registrano flessioni, rispettivamente attorno al 20% e 30%. La previsione per il Piemonte, invece, si attesta a 2.731 migliaia di ettolitri, rispetto ai 2.676 del 2022, con una flessione del 2%.

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Daniela Pesce, direttore della Cantina di Maranzana (Asti) e presidente di Assoenologi Piemonte (che raggruppa anche la Valle d’Aosta e conta oltre 600 soci) ci aiuta a comprendere lo stato dell’arte e le prospettive per la vendemmia nella sua regione.

«Tramite Assoenologi, abbiamo ricevuto le prime stime già nel mese di luglio. Dobbiamo dire che questa è un’annata particolarissima. Arriviamo da un inverno scarsamente piovoso e dall’annata precedente caratterizzata da un’elevata siccità. Il viticoltore ha dovuto necessariamente apportare dei cambiamenti nelle classiche operazioni di gestione del verde nel vigneto, poiché abbiamo avuto 15 giorni con temperature di 40 gradi nel mese di agosto. Tradizionalmente, le uve vengono sottoposte a sfogliatura per poter ricevere tutti i raggi del sole di agosto e settembre, ma quest’anno chi lo ha fatto, ha messo in seria difficoltà il suo vigneto. Un’altra difficoltà è rappresentata dall’ampia difformità del Piemonte: ci sono zone più fortunate dove hanno avuto più pioggia, altre che hanno subito grandinate terribili, che hanno compromesso il raccolto e in alcuni casi anche l’annata prossima ove i tralci sono stati danneggiati. Questa estrema variabilità, rende difficile eseguire delle stime precise. La siccità e il caldo hanno fatto sì che in Alta Langa la vendemmia delle uve per lo Chardonnay iniziasse già dal 10 di agosto per il secondo anno consecutivo, mentre abitualmente prende via dopo Ferragosto. Possiamo dire che c’è stata un’accelerata importante a causa del caldo e che il periodo della vendemmia, che normalmente si protrae sino alla fine di settembre e la prima quindicina di ottobre per i Nebbioli, si è accorciato. Ma la vite continua a sorprenderci: questa coltura millenaria, riesce a far sì che si adatti e trovi sempre nuovi equilibri per i propri frutti, grazie anche all’apporto fondamentale degli enologi. Oggi che abbiamo la maggior parte delle uve già raccolte, possiamo dire che la qualità va dal buono all’ottimo, con delle punte molto elevate. L’eccellenza è stata raggiunta da chi ha saputo gestire nel modo migliore il periodo della raccolte delle uve: questo farà la diversità. Dal punto di vista quantitativo, il quadro del Piemonte è molto variegato: ci sono zone con leggero segno più e altre zone con segno negativo, ma per lo stesso viticoltore ci sono diversità considerevoli a seconda della zona e del versante. Sicuramente le Barbere d’Asti registreranno una diminuzione di produzione, perché i nostri vigneti “europei” sono messi a dura prova dagli attacchi della flavescenza dorata e del mal dell’esca, in conseguenza dei quali tante viti muoiono. Lo stress a cui sono sottoposte, anche in conseguenza dei cambiamenti climatici, hanno evidenziato di più queste problematiche.

Per quanto riguarda i vini aromatici, il Moscato d’Asti e il Brachetto d’Acqui hanno registrato intensità aromatiche veramente importanti, confidiamo in un ottimo prodotto. E poi confidiamo nel lavoro dell’enologo: l’uva è quella che comanda, ma l’aspetto tecnico è importante per come vengono gestite la raccolta, la fermentazione e le varie fasi di affinamento dei nostri prodotti. In Valle d’Aosta, invece, c’è da segnalare che la produzione ha registrato un bel +10%: una gran bella annata, le piogge non sono mancate». Da segnalare, infine, che in Piemonte sta decollando la vendemmia turistica, frutto del protocollo d'intesa tra l’associazione “Città del vino” e l’Ispettorato nazionale del lavoro, che consente ai turisti di partecipare a questo momento di festa e allegria. Dopo una partenza un po’ in sordina, questa iniziativa sta registrando un interesse sempre maggiore.

Anche Stefano Vercelloni, vice presidente nazionale e coordinatore regionale per il Piemonte dell’associazione “Città del vino”, conferma il quadro della vendemmia in Piemonte tracciato dalla presidente di Assoenologi Piemonte: «C’è una leggera flessione quantitativa ma la qualità è eccellente. Abbiamo avuto un periodo iniziale della stagione molto caldo e piovoso, che ha favorito lo sviluppo di malattie fungine, Peronospora in particolare, ma i nostri viticoltori sono riusciti brillantemente a contenere gli attacchi. La Popillia Japonica quest’anno possiamo dire che non ha inciso. Quindi ci sono tutte le premesse per una buona annata. Dopo aver iniziato a vendemmiare, prima con l’Erbaluce e il Barbera, si prosegue con Vespolina, Croatina e Uva Rara, per poi concludere come sempre con i Nebbioli».

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