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Il coaching è un abilitatore di buone pratiche di management, ecco come

Il coinvolgimento del personale è essenziale per sviluppare un ambiente democratico e partecipativo e favorire la misurazione delle prestazioni

di Patrizia Garengo * e Frida Betto **

(vege - Fotolia)

4' di lettura

Nei contesti altamente competitivi in cui le aziende sono oggi chiamate a operare, emerge sempre di più la necessità di utilizzare modelli manageriali innovativi e in grado di favorire la gestione dell’intera organizzazione. Se da un lato molte imprese monitorano costantemente i propri indicatori chiave di performance (i cosiddetti “KPI”) per migliorare i processi e ottenere vantaggi di business, dall’altro il mero controllo delle performance non è più sufficiente per supportare una corretta gestione delle attività.

Il coinvolgimento del personale è infatti essenziale per sviluppare un ambiente democratico e partecipativo e favorire, al contempo, una misurazione delle prestazioni più efficace. Il coaching, nello scenario appena descritto, è un esempio perfetto di un nuovo approccio perseguito dalle aziende e si sta progressivamente affermando come uno strumento chiave per facilitare lo sviluppo e l'adozione di buone pratiche di management.

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Da oltre un anno, AICP (Associazione Italiana Coach Professionisti) e il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova (DII) stanno analizzando le pratiche di misurazione delle prestazioni migliorate grazie a progetti di coaching, tra cui spiccano le attività di team working e di empowerment, la definizione degli obiettivi e la comunicazione interna.

Ma come si influenzano reciprocamente (e positivamente) queste pratiche? Esistono delle attività “leader” e capaci di favorire maggiormente lo sviluppo di una gestione più efficace secondo una logica push, che spinge e stimola il miglioramento delle altre attività? Per rispondere a queste domande, è necessario innanzitutto considerare le peculiarità che contraddistinguono aziende di dimensione diversa.

Le piccole e medie imprese, infatti, lamentano spesso investimenti insufficienti nello sviluppo delle risorse umane, mancanza di pianificazione strategica, un modello di apprendimento basato sul concetto di “learning-by-doing” e, più in generale, processi decisionali condivisi solo parzialmente. Ciò si traduce in pratiche di gestione aziendale poco sviluppate (o addirittura assenti) e in pianificazioni a breve termine.

Le grandi aziende, pur essendo caratterizzate da strategie e piani di sviluppo delle risorse umane ben definiti, devono dal canto loro porre particolare attenzione allo sviluppo di un ambiente inclusivo. Lo studio di AICP e DII evidenzia in proposito come le pratiche sopra descritte beneficiano in modo significativo dei miglioramenti indotti dai progetti di coaching solo nelle PMI, per quanto teamworking, empowerment e comunicazione interna siano attività ampiamente sviluppate anche nelle grandi aziende.

Tale tendenza ha comunque una spiegazione precisa e riguarda la necessità delle imprese di dimensione minore di definire obiettivi strategici e di utilizzare il coaching come facilitatore di questo processo.

Per comprendere quali pratiche valorizzate dal coaching si sviluppano secondo una logica push, è stata condotta una distinta analisi di correlazione per i progetti segnalati dai coach, specifica per le piccole e medie imprese e per quelle grandi. Per quanto riguarda le PMI, quando il coaching agisce da facilitatore nella definizione degli obiettivi anche tutte le altre pratiche analizzate tendono a migliorare, compresa la soddisfazione dei dipendenti e la loro motivazione. Proprio questa pratica, al pari della condivisione delle idee e della definizione degli obiettivi, è una delle attività considerate “leader”, in quanto al loro sviluppo è direttamente associato il miglioramento di pratiche essenziali per la gestione delle prestazioni aziendali e il coinvolgimento dei dipendenti, a cominciare dal clima organizzativo per arrivare ai processi di comunicazione interna.

Rimanendo ancora nell’ambito delle PMI, all’aumentare dell'empowerment non è invece associato un contestuale sviluppo di un numero significativo di altre pratiche: questo significa che nella fase di analisi è stato considerato l’intervallo temporale in cui viene svolto il progetto di coaching e non è stato indagato il loro effetto nel medio-lungo termine.

Nonostante l’empowerment venga sempre potenziato negli interventi di coaching, la sua relazione con le altre pratiche organizzative non è spesso valutata, proprio perché richiederebbe misurazioni nel lungo termine.Diversamente dalle PMI, le grandi aziende generalmente investono nello sviluppo delle risorse umane e hanno obiettivi strategici definiti e formalizzati. Le dimensioni dell'organizzazione richiedono un continuo miglioramento nello sviluppo delle HR e nel mantenimento di un ambiente partecipativo e i risultati dell'indagine sono in effetti coerenti con le necessità di questa categoria di imprese. Allo sviluppo dell'autonomia, e quindi la capacità di organizzare il proprio lavoro per realizzare al meglio i propri obiettivi, è infatti associato un potenziamento di tutte le altre pratiche.

Altrettanto rilevanti, sempre per le grandi aziende, sono anche la soddisfazione, la motivazione dei dipendenti e il clima organizzativo, a cui è abbinato non solo un potenziamento reciproco ma anche un incremento in termini di empowerment, comunicazione interna e teamworking. Un approccio, quello appena descritto, che dimostra il grande interesse da parte delle organizzazioni “large” all'accrescimento delle capacità personali, delle soft skills e del benessere organizzativo.

Il ruolo del coaching nelle organizzazioni e la sua influenza sulle pratiche gestionali sviluppate saranno ulteriormente approfonditi nel passo successivo di questa ricerca triennale. Se all’inizio del percorso è stato analizzato il ruolo del coaching nella prospettiva del coach, ora verranno esaminati i casi di alcune aziende in cui il coaching si è dimostrato motore di cambiamento ed effettivo miglioramento.

* Professoressa Ordinaria Dipartimento di Ingegneria Industriale Università di Padova
** Postdoctoral Researcher, Consiglio Nazionale delle Ricerche


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