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Il collezionismo è una scelta d'istinto. E di affinità generazionale

Per Oliva Arauna il principio è trovare, senza cercare. Un approccio all’apparenza contraddittorio, dove prevale la forza dell'emozione. E l'impegno sociale.

di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

Un ritratto di Oliva Arauna all'esposizione della sua collezione “Cultura=Capital” alla Torre de Don Borja, a Santillana del Mar, in Spagna, nel 2020.

4' di lettura

Oliva Arauna è nata tra il mare e le montagne di Santander e si è trasferita a Madrid da bambina. Il suo percorso di formazione unisce gli studi d'arte a quelli di gestione e amministrazione aziendale. Da sempre impegnata nella vita culturale della capitale, è stata fra i fondatori di Arte Madrid, dell’Instituto de Arte Contemporáneo, di Mujeres en las Artes Visuales e per anni ha fatto parte del comitato organizzativo di ARCOmadrid. Nella storia di Oliva, l'anima di gallerista e quella di collezionista si intrecciano e traggono reciproca ispirazione. Ha aperto per la prima volta la porta della sua galleria madrilena nel 1985 e ha scelto di chiuderla nel 2015, per dedicarsi completamente alla sua collezione e alla sua presentazione al pubblico. 

  Quali sono state la tua prima acquisizione e l’ultima?
Non ricordo esattamente quale sia stata la prima, ma ricordo la prima opera di un artista internazionale che ho comprato: era un Senza titolo (Uno a zero inizio di una lotta) di Alighiero Boetti, un grande artista che ho avuto il piacere di conoscere di persona. Per ultime ho acquistato alcune fotografie di Marcelo Brodsky: Pekin, 1968 e Marcha del Rector, México, 1968.

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“Pekin, 1968” (2017), di Marcelo Brodsky

Come iniziare a collezionare arte?
Consiglio di visitare le gallerie e i musei e di partecipare agli eventi dell'arte. Una volta acquisita la propria sensibilità, si può iniziare a comprare opere. Credo inoltre che sia essenziale prestare attenzione ad artisti e artiste della propria generazione.

Come promuovete la collezione Oliva Arauna?
Cercando di vivere e frequentare il più possibile i contesti e i luoghi dell'arte. Ci impegniamo molto per attivare circuiti di scambio e reciproco interesse. Lo facciamo attraverso i prestiti e l'acquisizione di nuove opere, dimostrando la continua volontà di presentare la collezione al pubblico con progetti, mostre ed eventi.

“Hotel Ottawa” (1992), di Per Barclay.

Come scegli le tue opere?
Il processo attraverso il quale scelgo le opere è spesso in contraddizione con il modo tradizionale di collezionare: non le cerco, le trovo. Scelgo un'opera con l'istinto e con la pancia, ascoltando le sensazioni che attraversano il mio corpo. Quando soddisfa questa condizione e posso permettermela, la aggiungo alla mia collezione. 

Che cosa hai imparato dalla tua esperienza di gallerista per creare una collezione?
La galleria è stata la scintilla della mia passione per l'arte: mi ha insegnato a guardare, a vivere e a percepire tutto con maggiore intensità, aspetti che considero fondamentali per dare vita a una collezione. Vorrei sottolineare anche l'importanza del contatto e della relazione diretta con gli artisti. Grazie all'esperienza della galleria, apprezzo e rispetto il lavoro del gallerista. 

“Mythenquai IV”(2007), di Pipilotti Rist.

Pensi che il web sia un mezzo utile per tenersi aggiornati sulle ultime tendenze?
La consultazione attuale del web può essere paragonata al modo in cui si sfogliavano i cataloghi in passato: se si conosce bene il lavoro di un artista, si può osservare l'evoluzione della sua ricerca anche online. Resta però difficile farsi un'idea di cosa significhi senza il contatto dal vivo. Per acquistare un'opera bisogna innamorarsene, sperimentare ciò che provoca in noi. Per questo reputo fondamentale l'interazione con l'opera nella realtà fisica.

Artisti emergenti da seguire con attenzione e artisti dimenticati da riscoprire.
Vorrei nominare Esther Gatón, Juliana Cerqueira Leite e Gabriel Chaile tra gli artisti emergenti da seguire. Aurèlia Muñoz e María Teresa Hincapié tra quelli da riscoprire. 

Un dettaglio di “Public Interventions (Studies of Happiness 1979-1981)” (1981), di Alfredo Jaar.

Che cosa pensi del ruolo del gallerista e del collezionista e del loro rapporto?
Deve esserci una tale complicità che si finisce per essere come una famiglia.

Puoi raccontarci qualcosa di più sulla collezione Oliva Arauna e sulla Torre de Don Borja? Progetti recenti e prospettive future?
Ho iniziato a costruire la mia collezione quarant'anni fa e non ho mai ricevuto consulenze per i miei acquisti. A volte ho temuto di non aver seguito un fil rouge, poi mi sono resa conto che il filo che lega le opere tra loro sono proprio io. Non ho mai posto limiti alle mie inclinazioni, né mi sono preclusa l'interesse per i nuovi media, anche nei periodi in cui non ricevevano la giusta attenzione, come accadeva con la fotografia, il video o le installazioni. Jenny Holzer, Alfredo Jaar, Santiago Sierra, Miguel Rio Branco, Doris Salcedo, Thomas Ruff, Pipilotti Rist, Helmut Dorner, Reinhard Mucha, Zhang Peili sono alcuni degli artisti presenti nella collezione. Ha sede all'interno della Torre de Don Borja a Santillana del Mar. Si tratta di un edificio del XV secolo, ristrutturato come centro dedicato all'arte, alla comunicazione e all'editoria. Il centro è stato creato per valorizzare l'eredità di mio padre Pancho Pérez González e di Jesús Polanco, patrono dell'editoria in Spagna e fondatore di El País. Dal 2019 realizziamo mostre e ospitiamo conferenze legate alla storia di Jesús e all'eredità di Pancho. Recentemente, nella torre ho inaugurato la mostra Cultura=Capital. Questo titolo, tratto da un'opera di Alfredo Jaar, riconosce che la cultura non è solo un fattore di sviluppo economico, ma una necessità di base e un elemento essenziale per il progresso sociale. Nelle sale espositive troverete artisti che rappresentano il mio percorso di gallerista e altri, come per esempio Paul McCarthy, On Kawara, Gregory Crewdson, June Crespo.

“Tiriti titi (boucing pieces/rebotantes)”, 2019 di Esther Gatón.

Puoi consigliarci cosa fare e dove soggiornare nei tuoi luoghi di origine, a Santillana del Mar e in Cantabria?
Santillana del Mar è una piccola città turistica vicina a Santander. La zona è nota per le grotte preistoriche di Altamira e per le sue bellezze naturali. Il Parador de Santillana Gil Blas è un ottimo luogo per soggiornare. A Santander si possono visitare il Centro Botín e la Galería Juan Silió. Consiglio l'Hotel Real e l'Hotel Bahía e, per mangiare, Bar del Puerto, La Posada del Mar e Deluz.

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