Il Consiglio di Stato conferma lo scioglimento di Brescello per condizionamento della ’ndrangheta
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È ufficiale: Brescello, il comune della bassa reggiana diventato celebre per essere stato palcoscenico dei film di don Camillo e Peppone, è definitivamente sciolto per condizionamento della ’ndrangheta. Il Consiglio di Stato ha infatti respinto il ricorso presentato dall’ex sindaco Marcello Coffrini e da alcuni componenti della sua giunta, contro lo scioglimento del municipio in seguito all’accertamento di forme di condizionamento della vita amministrativa da parte della ’ndrangheta.
Sciolto dal Cdm il 20 aprile 2016
Il paese era stato sciolto il 20 aprile 2016 dal Consiglio dei ministri: inizialmente per 18 mesi, termine poi prorogato fino ad aprile 2018. Fino a quella data a gestire il comune di Brescello sarann0 tre commissari straordinari: Michele Formiglio, Antonio Oriolo e Luciana Lucianò.
Primo comune dell’Emilia-Romagna sciolto per mafia
Brescello è il primo comune dell’Emilia-Romagna a essere sciolto per mafia. Coffrini aveva fatto un primo ricorso al Tar del Lazio - respinto a marzo - e poi si era rivolto al Consiglio di Stato. Brescello era finita nei guai nel gennaio del 2015, quando nella maxi inchiesta Aemilia erano emersi interessi della cosca dei Grande Aracri nel settore degli appalti pubblici di vari comuni, tra cui Brescello.
A quel punto Brescello finì sotto la lente della prefettura che inviò un pool di esperti a scandagliare le delibere dell'esecutivo e la vita quotidiana del municipio. Sotto la lente alcune assunzioni a tempo determinato di persone legate alla famiglia del boss Nicolino Grande Aracri (fratello di Francesco), oltre ad appalti e subappalti, affidati con sistemi poco trasparenti. Poi la proposta di scioglimento avanzata dal prefetto Raffaele Ruberto all’allora ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Scarsa attenzione e insensibilità verso la diffusa criminalità organizzata
Secondo la sentenza redatta dal consigliere Oswald Leitner l'ex primo cittadino di Brescello - dimissionario ancor prima dello scioglimento del municipio - ha dimostrato «scarsa attenzione» e «insensibilità» verso «la problematica della criminalità organizzata largamente diffusa nel contesto locale». Nel mirino l’intervista rilasciata a Cortocircuito, la web tv studentesca, in cui il primo cittadino aveva parlato di Francesco Grande Aracri, dell'omonimo clan, residente a Brescello, come di una «persona educata», «sempre vissuta a basso livello» , «con la precisazione di non essere al corrente dei dettagli delle vicende penali, senza negarle o giustificarle». Per i giudici amministrativi «non è credibile che il primo cittadino non fosse informato delle vicende giudiziarie di Francesco Grande Aracri». Il Consiglio di Stato ha anche sottolineato che il legislatore non stabisce a priori in cosa debbano consistere le forme di condizionamento e quali accadimenti possano ritenersi rilevanti.
A Brescello girati cinque film tratti dai libri di Guareschi
Brescello - 5.595 anime - è un paesino balzata alla ribalta nazionale per essere stato palcoscenico di 5 film tratti dai libri di Giovannino Guareschi: nel 1952 Don Camillo, l’anno dopo Il ritorno di don Camillo, poi nel 1955 Don Camillo e l'onorevole Peppone e nel 1961 Don Camillo monsignore... ma non troppo, mentre nel 1965 è la volta de Il compagno don Camillo. Il sesto film, in lavorazione nel 1970, non venne terminato a causa della grave malattia che colpì di Fernandel, che poi morì l’anno successivo. Il sesto film fu poi realizzato nel 1972, con Gastone Moschin nella parte di Don Camillo e Lionel Stander- Peppone, ma le riprese non furono effettuate a Brescello, ma a San Secondo Parmense. A Brescello un museo ad hoc dedicato a don Camillo e Peppone ricorda i celebri film con moltissimi cimeli : c’è la moto di Peppone, il vestito di don Camillo, le biciclette usate dai due nei film. Poi fotografie scattate durante la lavorazione dei film, ma anche manifesti originali e fedeli ricostruzioni di ambienti delle riprese. Non mancano i libri di Giovannino Guareschi e i dvd dei film.
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