Il corpo della voce: una scommessa per nuova gestione Palaexpo
di Gerardo Pelosi
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ROMA – Tre “mostri sacri” diversi nei loro rispettivi ambiti artistici ma che erano uniti dalla stessa magnifica “ossessione”: capire fino in fondo tutte le potenzialità e i misteri della voce. Con documenti inediti (sonori e visivi) da domani 9 aprile sarà in mostra al palazzo delle Esposizioni di Roma “Il corpo della voce” che racchiude il lavoro di sperimentazione e ricerca di Carmelo Bene, Cathy Berberian e Demetrio Stratos. Mostra promossa da Roma Capitale - Assessorato alla crescita Culturale, organizzata dall'Azienda Speciale Palaexpo il cui presidente, Cesare Petroiusti nella conferenza stampa di presentazione, si sofferma sul significato del progetto.
«È stata una vera scommessa per la nuova gestione di Palaexpo – spiega Pietroiusti – che si è assunto la responsabilità di mettere in mostra la ricerca sulla voce e la sonorità del linguaggio artistico di Bene, Berberian e Stratos attraverso un’approfondita indagine scientifica; è un pezzo importante del rilancio di Palexpo che vede coinvolto anche il Macro di Via Nizza per progetti proposti da singoli artisti e per il Mattatoio che presenterà lavori interdisciplinari».
Dal novembre scorso le due curatrici, Anna Cestelli Guidi e Francesca Rachele Oppedisano hanno battuto archivi, istituti di Fonologia e Università in Italia e all’estero alla caccia di materiale inedito che testimoniasse la ricerca dei tre artisti sulle potenzialità artistiche della voce.
«Abbiamo scoperto – spiega Anna Cestelli - collegamenti inaspettati tra Bene e la Berberian, entrambi in collegamento con Sylvano Bussotti e la registrazione finora inedita del laboratorio tenuto da Carmelo Bene alla Biennale di Venezia nell’88». Il progetto espositivo, ricordano le curatrici, ripercorre quegli avvenimenti che, sulla scia delle avanguardie artistiche del Novecento, hanno infranto il legame tra il significato della parola e la sua dimensione sonora, proprio attraverso la scelta di alcune opere della mezzosoprano americana di origine armena Cathy Berberian (1925-1983), dell’attore e regista Carmelo Bene (1937–2002) e del musicista cantante di origini greche Demetrio Stratos (1945-1979). La mostra spiega anche il funzionamento anatomico e le possibilità di indagare la voce a livello tecnologico, dalla laringostroboscopia alla spettrografia, nelle sue multiformi possibilità espressive” come ricorda il curatore scientifico della mostra Franco Fussi. E Graziano Tisato del Cnr di Padova tiene a ricordare che «per i ricercatori nel campo della voce, Stratos è uno dei nostri. Grazie a lui, siamo arrivati a scoprire le piccole differenze che spiegano i misteri della voce (o delle voci) e dei multifonici che Stratos riusciva ad estrarre dalla materia sonora».
In mostra 120 opere e due sezioni scientifiche
Sono foto, video, materiali di repertorio, partiture originali, corrispondenze, documenti esposti per la prima volta al pubblico oltre a exhibit interattivi, aree di ascolto e apparecchiature elettroniche utilizzate dagli artisti al fine di esplorare i limiti delle proprie possibilità vocali. Sono 120 documenti raccolti da diversi archivi e all’accurato lavoro di ricerca delle due curatrici. La mostra è arricchita da due sezioni scientifiche: la prima, introduttiva, curata da Franco Fussi, medico-chirurgo, specialista in Foniatria e Otorinolaringoiatria, offrirà ai visitatori un’accurata analisi dell’interno della cavità di risonanza dove si configura la voce nella sua carnalità. La seconda, curata da Graziano Tisato, ricercatore presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (ISTC) – CNR di Padova, si trova all’interno della sezione Stratos e consta di tre postazioni realizzate ad hoc, attraverso le quali sarà possibile approfondire la comprensione degli effetti vocali prodotti dall’artista il tentativo di restituire quelle che consideriamo tra le espressioni formalmente piu alte di questa ricerca: Carmelo Bene,Cathy Berberian e Demetrio Stratos.
E non e un caso se la mezzosoprano americana di origine armena Cathy Berberian e l’attore, regista Carmelo Bene si siano riferiti all’Ulisse di James Joyce, in cui l’elemento linguistico–fonico prevale prepotentemente sul semantico, e se, per le stesse ragioni, Demetrio Stratos, musicista cantante di origine greche, non rimane insensibile alle ricerche sul linguaggio di Antonin Artaud e Samuel Beckett.
La scelta dei tre artisti non intende esaurire ma piuttosto inaugurare un discorso sulle possibilita costantemente in divenire della voce.
Chi sono i tre artisti del «Corpo della voce»
Cathy Berberian (Attleboro, 4 luglio 1925 – Roma, 6 marzo 1983) mezzosoprano e compositrice statunitense d'origine armena, una delle maggiori interpreti di musica contemporanea. Dopo aver studiato canto a New York e letteratura e storia del teatro alla Columbia University, nel 1949 arriva a Milano dove conosce Luciano Berio con il quale istituisce un sodalizio artistico e personale che durerà per tutta la vita. Nel 1955, per opera, tra gli altri, di Berio e Bruno Maderna, nasce a Milano lo Studio di Fonologia musicale della Rai. Qui nel 1958 Berberian interpreta Thema [Omaggio a Joyce] di Berio, lettura dell'ouverture dell'XI capitolo dell'Ulisse di Joyce [Le Sirene], in cui la sua voce, unica sorgente sonora, è sottoposta a numerose manipolazioni elettroacustiche; e Aria, scritta per lei da John Cage, dove recupera invece le implicazioni espressivo-gestuali della pura vocalità.
Carmelo Bene (Campi Salentina 1 settembre 1937- Roma 16 marzo 2002). Nel 1955 si trasferisce a Roma per studiare recitazione e debutta al Teatro delle Arti nel 1959 in Caligola di Albert Camus. Nei primi anni sessanta a Firenze collabora con Sylvano Bussotti, frequenta lo Studio di Fonologia [fondato nel 1963], ascolta Bruno Maderna. L'Ulysses di James Joyce tradotto da Giulio De Angelis segna l'incontro “letterario e non” più importante della sua vita. Negli spazi dell'underground romano, come il Teatro Laboratorio e il Beat 72, hanno luogo le prime regie nel solco teorico tracciato da Antonin Artaud e Oscar Wilde. Scrive i suoi primi romanzi. Nel 1967 lascia il teatro, realizza cinque film, Nostra Signora dei Turchi vince il premio della giuria al Festival di Venezia nel 1968. Negli anni settanta torna al teatro, sperimenta la televisione, la radio e debutta a Parigi, scrivono di lui Gilles Deleuze, Pierre Klossowski, Jean–Paul Manganaro. Dal 1979 si dedica agli “spettacoli concerto”, sancisce il suo legame con interpreti e compositori, tra questi, Piero Bellugi, Vittorio Gelmetti, Gaetano Giani Luporini, Marcello Panni, Salvatore Sciarrino, Francesco Siciliani, Antonio Striano, Luigi Zito.
Non è dunque un caso, infine, se il Laboratoriodella Biennale Teatro che Bene diresse a porte chiuse nel 1988, lontano “dagli altari della drammaturgia” e qui per la prima volta dischiuso al pubblico grazie ad uno straordinario documento video, conservato presso l'ASAC di Venezia, e impostato come fucina di macchine attoriali dentro una musicalità della parola e del suono definitivamente emancipati dal loro voler–dire e concentrati sul problema, radicale, di voler–dire–il nulla.
Demetrio Stratos (22 aprile 1945 -13 giugno 1979) Nasce da genitori greco ortodossi ad Alessandria d'Egitto dove frequenta il Conservatoire national d'Athénes. Nel 1962 si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Nel '67 partecipa al gruppo rock “I ribelli” e nel '70 indirizza la sua ricerca verso le potenzialità sonore della voce. Nel '72 fonda il gruppo AREA e inizia il sodalizio con Gianni Sassi. Nel '74 si avvicj a all'opera di Jonhn Cage di cui interpreta “Sixty-Two Mesotics Re Merce Cunnigham” per voce non accompagnata e microfono. Nel '76 pubblica come solista “Metrodora”, risultato delle sue ricerche sulla voce.
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