ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’EMERGENZA IN SPAGNA

Il Covid-19 travolge Madrid, troppi morti e il Palazzo del ghiaccio diventa un enorme obitorio

Il casi di coronavirus sono 40mila. Le persone morte sono più che raddoppiate in tre giorni a 2.700. Gli ospedali spagnoli sono al collasso e mancano anche i posti nelle camere mortuarie

di Luca Veronese

Il Palazzo del ghiaccio di Madrid, un grande centro commerciale con pista da pattinaggio, è stato trasformato in un obitorio

5' di lettura

I morti continuano ad arrivare, i militari chiamati per l’emergenza vanno e vengono. Il coronavirus sta trasformando il Palazzo del ghiaccio di Madrid in un’enorme camera mortuaria. Il grande centro commerciale, con tutti i negozi chiusi e la pista da pattinaggio deserta, sarà «un deposito intermedio», così lo hanno definito le autorità cittadine, spiegando che «il freddo aiuterà a mantenere i cadaveri e che «si tratta comunque di una misura temporanea e straordinaria volta, fondamentalmente, a mitigare il dolore delle famiglie delle vittime e la situazione che si verifica negli ospedali di Madrid». Appena sarà possibile i corpi senza vita saranno cremati o sepolti come si deve.

Il Covid-19 ha riempito gli obitori e ha messo in gravissime difficoltà gli ospedali: mancano i letti nei reparti di terapia intensiva, non funziona l’approvvigionamento di materiale medico indispensabile, dalle mascherine ai farmaci, i tamponi per testare le persone non bastano mai. Il coronavirus ha travolto tutto il sistema nazionale della Spagna, come quello di quasi tutti i Paesi, non solo in Europa. Le misure eccezionali decise dal governo di Pedro Sanchez e adottate dalle regioni e dai sindaci, sembrano rincorrere la pandemia senza poterla mai raggiungere.

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La Spagna è in quarantena ma non basta
«È un guerra, siamo di fronte a una emergenza sanitaria ed economica che non abbiamo mai visto prima», ha detto il premier Sanchez chiedendo agli spagnoli di «restare uniti e di seguire le regole, facendo ciascuno la propria parte». Anche re Felipe VI è intervenuto per «dare fiducia» al Paese. Come in Italia e peggio che in Italia. Gli spagnoli sono passati in tre settimane dalla birra con gli amici nelle piazze nei bar affollati, alla quarantena nazionale. Stop agli spostamenti delle persone (salvo casi eccezionali), tutti a casa, scuole chiuse in via precauzionale, come le frontiere, come ristoranti, discoteche e hotel in un Paese che vive di turismo. Tutto bloccato: i teatri, i cinema, gli eventi culturali, ogni forma di riunione e ogni incontro pubblico, ogni attività sportiva. È ferma a tempo indeterminato anche la Liga di calcio, in un Paese che senza il calcio sembrava non potere vivere.

Malati e decessi in rapido aumento
In Spagna , il numero di casi positivi con Covid-19 supera ormai i 40mila, il secondo più alto in Europa dietro solo all’Italia. Le persone morte sono 2.700 ma saliranno presto e in fretta, basta guardare alle migliaia di spagnoli ricoverati in terapia intensiva per rendersene conto. Le curve statistiche che descrivono il contagio in corso mostrano come la Spagna stia seguendo la tragica traiettoria già intrapresa dall’Italia: i casi di coronavirus, ufficialmente registrati, sono più che raddoppiati negli ultimi sei giorni e tra lunedì 23 e martedì 24 marzo hanno segnato il massimo incremento giornaliero con oltre 6.500 nuovi infetti. I morti sono più che raddoppiati tre giorni e sono stati 500 nelle ultime 24 ore, il numero più altro nei ventuno giorni che si contano dal primo decesso attribuito alla pandemia nel Paese. «Abbiamo solo qualche giorno di ritardo, ma la diffusione del virus sta continuando in modo inesorabile e non sappiamo quando potrà darci tregua. Abbiamo sbagliato - dice un esponente del Partito socialista vicino al premier Sanchez - e ora cerchiamo di rimediare, diamoci da fare, è inutile cercare scuse o constatare che tutti i grandi Paesi, chi più e chi meno, si sono fatti trovare impreparati di fronte a questa crisi».

Troppa gente nelle strade e nei bar
Le regioni di gran lunga più colpite sono quella di Madrid e la Catalogna con Barcellona. In Spagna tuttavia la diffusione del coronavirus, pur essendo partita da tre regioni ben identificate come in Italia, si sta allargando in modo allarmante. «Si osserva un gruppo di regioni che, senza raggiungere i tassi più elevati, hanno registrato un notevole aumento dei decessi nell’ultima settimana. È un fenomeno che non si è verificato in Italia», spiega Daniel Lopez Acuna, esperto di Sanità pubblica, già direttore dell’unità di crisi dell’Oms nel Paese iberico. «In Italia - aggiunge Lopez Acuna - la mobilità è stata ridotta attorno ai primi focolai rilevati, mentre in Spagna è rimasta molto elevata anche nei giorni precedenti alla dichiarazione dello stato di emergenza».
Di ritardi parla senza mezzi termini Pere Godoy, presidente della Società spagnola di Epidemiologia: «È ancora troppo presto - dice - per trarre conclusioni con prove scientifiche ma penso che sia stato un errore permettere alle persone di circolare senza limiti nei giorni precedenti all’entrata in vigore delle misure straordinarie». Ora la Spagna è un’unica zona rossa, con 47 milioni di persone che escono di casa solo per lavorare e comprare cibo, medicine o articoli di base, ma il governo e le autorità sanitarie spagnole avrebbero aspettato troppo a imporre l’isolamento «facilitando la diffusione del virus».

Economia in recessione «inevitabile»
Il governo Sanchez mentre cerca di contenere il contagio e di sostenere gli ospedali, e mentre vede le fabbriche chiudere una dopo l’altra, si sforza di guardare avanti, a un piano di rilancio anche per l’economia, affidato in gran parte alle risorse che verranno messe a disposizione dall’Europa. Le conseguenze sull’attività produttiva saranno infatti pesantissime. «La recessione, in Spagna e in tutto il mondo appare inevitabile», dice Nuno Fernandes, docente di Finanza alla Iese Business School. «A soffrire di più, in termini di Pil e occupazione, saranno - aggiunge Fernandes -le economie più orientate ai servizi; Paesi come Spagna, Grecia o Portogallo che dipendono dal turismo; Paesi che basano lo sviluppo sulle esportazioni». In Spagna quest’anno «il coronavirus si porterà via 3,9 punti percentuali di Pil e quindi provocherà una contrazione del Pil del 2,1 per centro. Ma - dice ancora Fernandes - la crisi sanitaria dovesse prolungarsi le conseguenze economiche saranno molto più gravi. Se il blocco dell’attività produttiva dovesse protrarsi fino a giugno, il Pil potrebbe scendere del 5,8% quest’anno, e se continuasse fino a luglio crollerebbe al -9,3 per cento».

I malati sul pavimento nell’ospedale
Prima di ogni altra cosa dunque va frenato il Covid-19. Il video diffuso su twitter da un infermiere dell’Ospedale Infanta Leonor di Madrid mostra l’inadeguatezza delle strutture spagnole: i pazienti - siamo alla notte tra il 20 e il 21 marzo - sono in gran parte seduti uno vicino all’altro in attesa di essere visitati, mentre alcuni, tra colpi di tosse e lamenti, è stato adagiato sul pavimento lungo i corridoi. Mancano posti letto: i capannoni della Fiera della capitale sono stati adattati per ricevere più di 5mila pazienti. Mancano medici e infermieri negli ospedali (quasi 5mila tra loro hanno già contratto il virus), anche le case di riposo sono a corto di personale. E mancano - a sottolineare la gravità di quanto sta accadendo - i posti negli obitori, le bare per seppellire le persone morte. Che continuano ad arrivare sulla pista da pattinaggio del Palacio de Hielo di Madrid.

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