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Il Covid non fa più paura, rischio fuga dai vaccini: finora iniezioni per pochissimi

La campagna vaccinale è partita da alcuni giorni ma le somministrazioni sono solo poche migliaia. Intanto i contagi calano e i ricoveri restano sotto controllo

di Marzio Bartoloni

Coronavirus: bollettino del 13 ottobre 2023

3' di lettura

La nuova campagna vaccinale contro il Covid è partita da alcuni giorni, ma al momento le somministrazioni procedono con il contagocce: l’ultima rilevazione parla di neanche 6mila vaccinazioni in tutta Italia. È vero che le dosi nelle farmacie e negli studi medici saranno disponibili in modo massiccio solo nei prossimi giorni, ma i primi segnali fanno pensare a una fuga dalle iniezioni. Un effetto indesiderato, questo, di una buona notizia: quella cioè che il Covid fa fortunatamente meno male con la situazione negli ospedali ampiamente sotto controllo.

La nuova campagna vaccinale parte al rallentatore

Il primo milione di dosi del nuovo vaccino adattato contro le ultime varianti del Covid per la nuova campagna vaccinale (la terza da quando c'è il virus) è arrivato a fine settembre quando sono state distribuite alle Regioni per le prime somministrazioni, ma secondo l’ultimo report del Governo aggiornato alla mattina del 13 ottobre le vaccinazioni complessive effettuate in tutta Italia sono state solo 5.667. Una goccia nel mare visto che la platea potenziale per la quale è raccomandato il vaccino - over 60, fragili e operatori sanitari - si aggira su quasi 20 milioni di italiani. Fino a novembre sono attese in tutto 9,172 milioni di dosi, un numero sufficiente per coprire circa metà della platea di italiani più a rischio. Ma il rischio vero è che le dosi non solo siano più che sufficienti, ma siano addirittura troppe: dopo tre anni di pandemia e gli obblighi vaccinali del passato c'è una sensibile “esitazione vaccinale” come la chiamano i tecnici. Una stanchezza che potrebbe trasformarsi in una vera e propria fuga dal nuovo vaccino, proprio quando la campagna invece dovrebbe ingranare per mettere in sicurezza soprattutto i più anziani e i fragili.

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Il Covid rallenta, negli ospedali situazione sotto controllo

Il trend di questa settimana dei casi Covid 19 In Italia è in decrescita come emerge dall’ultimo bollettino del ministero della Salute . «Il trend di questa settimana - afferma il direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, Francesco Vaia - si conferma in decrescita, con dei parametri confortanti, nonostante i timori di molti legati alla riapertura delle scuole e alla ripresa della grande mobilità». Per Vaia comunque non bisogna «mai abbassare la guardia». «Continuiamo nel nostro lavoro - aggiunge - senza dannosi e inutili allarmismi ma con serenità e determinazione, con uno sguardo sempre attento al monitoraggio del Covid-19, nella difesa dei più fragili, a partire dagli anziani». Nella settimana dal 5 all’11 ottobre si sono registrati 41.626 nuovi casi positivi con una variazione di -5,7% rispetto alla settimana precedente (erano 44.139). Le vittime sono 161, con una variazione di +17,5% rispetto alla settimana precedente (erano 137). In lieve salita il tasso di occupazione in area medica attualmente al 5,8% (3.589 ricoverati), rispetto al 5% della scorsa settimana. Infine il tasso di occupazione in terapia intensiva è del 1,3% (118 ricoverati), rispetto all'1,1% del 4 ottobre.

Gli esperti ancora divisi sul monitoraggio del Covid

«I dati del bollettino Covid sappiamo essere sottostimati, considerato il numero limitato delle segnalazioni rispetto ai casi reali. Nonostante ciò, la sorveglianza epidemiologica di Sars-Cov-2 è ancora molto importante, fondamentale», avverte l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'Università del Salento, commentando i dati dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute. «Dobbiamo monitorare i picchi e soprattutto fare diagnosi molecolare per identificare eventuali nuove varianti», conclude. Di tutt’altra opinione Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale policlinico San Martino di Genova: «Quando i numeri sono così piccoli, ci possono essere delle variazioni che sembrano grandi in percentuale, ma poi non significano nulla. Oggi Sars-CoV-2 è il virus più ricercato in Italia, quindi trovarlo è la norma, ma i numeri sono bassi e non hanno più senso così come sono dati», insiste l'infettivologo. «Guardiamo chi va in ospedale con la malattia sintomatica, sono questi i numeri», conclude Bassetti.

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