Il crollo del petrolio taglia i listini dei carburanti
In vista ribassi di benzina e gasolio. Effetto virus: vendite a picco nei distributori della Lombardia. Il blocco sui giacimenti nazionali spinge l’import
di Jacopo Giliberto
2' di lettura
Le compagnie petrolifere si preparano a ribassare i listini di benzina e gasolio dopo il crollo delle quotazioni petrolifere. Venerdì 6 il vertice Opec di Vienna è terminato (come atteso) in un nulla di fatto e a fine mese non verranno rafforzati di fronte a una prospettiva di domanda in ribasso.
Anche il contagio virale che sta staventando molte persone, e le cui contromisure stanno paralizzando larghe fette dell’economia e della produzione, sta portando a un ribasso dei prezzi dei carburanti. Un indicatore chiaro viene dalle zone della Lombardia più sottoposte alla profilassi e alle limitazioni sanitarie: l’emergenza riduce gli spostamenti e ne soffre l’attività delle stazioni di servizio carburanti a Milano e nell’area metropolitana, a Monza Brianza, a Lodi.
Crollo di vendite
Le vendite di carburante, afferma il sindacato gestori carburanti aderente a Confcommercio Milano Lodi Monza Brianza, hanno subito negli ultimi dieci giorni flessioni generalizzate di vendite, con perdite fino al -45% nel lodigiano, mentre nel Milanese e in Brianza la riduzione media è del 25-30%.
Da giorni in Italia i listini di prezzo dei carburanti sono in graduale ribasso, indotti da queste tendenze.
L’effetto dell’emotività
È chiaro che l’andamento del greggio non ha un influsso diretto sul mercato dei prodotti raffinati. Sono due mercati diversi che seguono logiche finanziarie e industriali differenti. Inoltre il petrolio estratto oggi arriverà nel serbatoio dei veicoli fra mesi, quando i valori del prodotto fisico saranno diversi. Tuttavia tra il greggio e i carburanti finiti c’è una correlazione legata soprattutto all’emotività dei consumi E i consumi sono molto cauti.
A titolo di confronto, secondo le rilevazioni del ministero dello Sviluppo economico nel mese di gennaio (è il più recente dato disponibile) la domanda petrolifera italiana è scesa del 2,1% rispetto al gennaio 2019, con un calo più accentuato per la benzina (-3,2%) e più graduale per il gasolio (-1,2%).
La moratoria sui giacimenti nazionali
Un cenno sulle provenienze del greggio importato. Secondo l’Unione petrolifera, nel 2019 sono aumentate le importazioni di greggio in Italia (+1,8%) anche per la moratoria che ha rallentato l’estrazione dai giacimenti nazionali. Forti riduzioni per gli arrivi di petrolio dal Medio Oriente e notevole crescita per gli arrivi da Africa, Mare del Nord e soprattutto per i Paesi dell’ex-Urss.
Il primo paese fornitore è l’Iraq (20%), seguito dalla Libia al 12%. In tutto sono 24 i Paesi fornitori di greggio verso l’Italia.
Nel 2019 le lavorazioni delle raffinerie sono state pari a 71,7 milioni di tonnellate, in calo dell’1,7% rispetto al 2018, ma in recupero rispetto alla prima parte del 2019. Le importazioni di prodotti già raffinati (benzina, gasolio e così via) e semilavorati nei primi undici mesi 2019, in base a dati ancora provvisori, sono ammontate a 14,8 milioni di tonnellate (-5,4% rispetto allo stesso periodo del 2018). Un crollo molto più consistente è stato osservato per le importazioni di semilavorati (-23,9%).
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