teatro

Il «Cunto» del casellante Nino e la Sicilia antica di Camilleri

di Tiziana Montrasio

Teatro Carcano: IL CASELLANTE. (Foto di Antonio Parrinello)

2' di lettura

Nino il casellante, la moglie Minica, la loro piccola tragedia privata intrisa di passione e dolore, immersa in un grande dramma storico. Una Sicilia arcaica, comica e tragica, che porta la firma di Andrea Camilleri, la narrazione di Moni Ovadia e la regia di Giuseppe Dipasquale. Il Casellante è uno dei romanzi brevi della trilogia di Camilleri sulla metamorfosi - che comprende anche “Maruzza Musumeci” e “Il Sonaglio” - dove la donna si trasforma in albero per effetto di una maternità brutalmente negata. La trasposizione del testo in scena si è tradotta in un grande affresco, o meglio in un “cunto”, antica arte che unisce narrazione e musica (cuntare e cantare), dove il “contastorie” in questo caso è Moni Ovadia, eclettico artista, cantante e compositore, appassionato dei diletti in via d'estinzione.

Moni Ovadia nella Sicilia antica di Camilleri

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Ovadia, che ha già portato in scena la versione siciliana de “Le supplici” di Eschilo al Teatro Greco di Siracusa, con la lingua dell'isola appare ormai a suo completo agio, non solo nella parte del narratore, ma anche nei panni dei diversi personaggi in cui si cala - e fra questi non poteva mancare la figura del barbiere, tradizionale snodo di raccolta e divulgazione di notizie della vita di paese. Siamo in un paesino immaginario della Sicilia degli anni Quaranta, tra Vigata e Castelvetrano, lungo la linea ferroviaria dove transitano i treni a scartamento ridotto. Siamo alla vigilia dello sbarco degli alleati. La storia del casellante Nino, interpretato dal bravo Mario Incudine, e di sua moglie Minica, portata in scena da un'intensa e dolente Valeria Contadino, si sviluppa fra guerra, fascismo, brutalità e disperazione. Il ritmo è scandito dalla musica dal vivo dei due musicisti, Antonio Vasta e Antonio Putzu, sui brani delle ballate a cura di Incudine, che è cantante, attore e poli-strumentista.

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Lo spazio del palcoscenico diventa piazza aperta di paese, sul grande fondale si alternano i protagonisti della melopea lirica e lo spettatore, accompagnato dal possente affabulatore e dall'incedere della potente e nitida voce di Nino, s'immerge nelle atmosfere dell'isola, ne sente i profumi, i sapori e i lamenti. Se il primo tempo dello spettacolo appare forse un po' lento e macchinoso, nella seconda parte si scatena tutta la tragedia, ricca e potente. Un esperimento difficile ma alla fine ben riuscito, grazie a un cast d'eccezione, una regia esperta - Dipasquale ha già portato in scena “Il birraio di Preston” e “La concessione del telefono” dello scrittore siciliano - e quel fascino antico e sensuale di un grande scrittore come Camilleri.
Dopo la puntata milanese al Teatro Carcano, lo spettacolo sarà a Bologna, Perugia, Genova e Palermo, una tournée in Sicilia nel mese di marzo, poi il ritorno al nord con Ivrea e Brescia, per finire con Roma al Teatro Sistina (23-28 maggio).
Al Teatro Carcano di Milano fino al 5 febbraio
IL CASELLANTE
Moni Ovadia Valeria Contadino Mario Incudine
Sergio Seminara Giampaolo Romania
Musiche dal vivo con Antonio Vasta e Antonio Putzu
Regia di Giuseppe Dipasquale

Riproduzione riservata ©

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