Il debutto degli orologi nella ristorazione: F.P. Journe apre il suo primo locale
Inedita formula per uno dei marchi più noti dell’orologeria indipendente. Sempre nel segmento dell’ “hard luxury” (orologi e gioielli), Boucheron rileva un laboratorio di alta gioielleria per far fronte alla crescita della domanda
di Chiara Beghelli
2' di lettura
L’indirizzo, lungo la bella Rue du Rhône di Ginevra, via dello shopping di lusso della città, è come si dice “iconico”: al civico 49 dal 1912 era aperta la brasserie La Bavaria, amata da chi frequentava la Società delle Nazioni, organizzazione fondata nella città svizzera nel 1920 e precorritrice delle Nazioni Unite, dunque ministri, capi di stato, giornalisti. Il suo aspetto era rimasto inalterato dopo il rinnovamento del 1942, ed è da qualche anno tutelato come edificio storico dall’amministrazione ginevrina. Persino Ian Fleming in “Goldfinger” fa passare James Bond ai suoi tavoli per gustare una birra. La novità è che oggi quello stesso indirizzo è la sede di un’inedita formula, che vede un marchio orologiero incontrare il mondo della ristorazione, con il “F.P.Journe Le Restaurant”.
Nato (con un investimento che sembra si aggiri sul milione e mezzo di franchi svizzeri) dall’incontro fra il maestro orologiero François-Paul Journe, uno dei nomi più noti e amati nell’orologeria indipendente, nonché appassionato foodie, e lo chef Dominique Gauthier (per 30 anni chef a Le Chat-Botté, istituzione stellata di Ginevra dell’hotel Beau-Rivage), si trova a pochi passi dalla boutique del marchio, il cui stile pervade il locale: responsabile dell’arredamento è infatti lo stesso François-Paul Journe, che ha voluto dare al ristorante una forte identità orologiera, con pareti adornate da poster che rappresentano i disegni tecnici dei movimenti, i tavoli che portano il nome di famosi orologiai come Jost Bürgi, A.L. Breguet, Antide Janvier e Christiaan Huygens e menù che fanno riferimento ai modelli del marchio. Anche le posate sono ispirate al mondo delle lancette, e sulla copertina del menù il motto del marchio “Invenit et Fecit” (trovò e fece) diventa “Invenit et Coxit” (trovò e cosse). In primo piano, al centro del ristorante, spicca un orologio astronomico del XVII secolo firmato “Giovanni Brugell Venetia”.
In realtà un contatto fra modelli di consumo più lifestyle e marchi del segmento “hard luxury”, nel quale l’industria del lusso raccoglie tradizionalmente orologi e gioielli, c’era già stato con i primi due Breitling Café, aperti dal marchio controllato dal fondo CVC Capital Partners a Ginevra e a Londra, seguiti da Breitling Kitchen, ristorante “brandizzato” inaugurato nel 2022 a Seul insieme alla nuova boutique.
Restando nell’hard luxury, un altro investimento riguarda Boucheron, storica maison di gioielli che fa capo al gruppo Kering: ha di recente rilevato un laboratorio di alta gioielleria a poca distanza dalla sua sede al 26 di Place Vendome a Parigi, composto da quattro aziende, Blondeau, Belter, Chanson e FG Développement, fondato nel 2017 da Cédric Gangemi, giovane imprenditore e gioielliere lui stesso, e che coinvolge circa 60 artigiani fra disegnatori Cad, lapidari, montatori e pulitori. L’investimento, ha reso noto l’azienda in una nota, potrà garantire il soddisfacimento dell’aumento della domanda per le creazioni più preziose.
I più recenti dati finanziari di Kering, relativi al primo semestre 2023, hanno evidenziato una crescita a doppia cifra dei marchi di gioielleria (oltre a Boucheron, ne fanno parte anche Pomellato, DoDo e Qeelin), nell’ambito della divisione “altri brand” (nella quale appaiono Alexander McQueen e Balenciaga) che ha registrato ricavi per 1,86 miliardi di euro, in calo del 5% rispetto allo stesso periodo del 2022.
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