Il design ripensa (oggi) la scuola del futuro
Un Think Tank formato da architetti, urbanisti e società civile ripensa gli spazi e le strutture scolastiche. Obiettivo: costruire e ristrutturare edifici belli, funzionali, flessibili e integrabili con università, coworking e start up per portare la scuola nel XXI secolo. Col supporto dei privati e del Recovery Fund
di Paola Pierotti
4' di lettura
Dieci idee per la scuola del domani, a partire da oggi. Una scuola in dialogo con la città e promossa dai city makers, costruita in dialogo con i privati. Spazi pensati per la didattica contemporanea, flessibili e funzionale. Ascoltando tutta la comunità scolastica, a partire dagli studenti. Si sintetizza in questi punti la riflessione proposta da un think tank promosso dall’architetto Alfonso Femia, Atelier(s) Alfonso Femia, in collaborazione con Ivo Allegro, fondatore di Iniziativa, insieme a la Fondazione per l’architettura di Torino, raccolta e presentata in un evento promosso dall’Ordine degli Architetti di Torino, dedicato al tema “Scuola social impact: la scuola come motore di sviluppo del Paese”.
Spazi flessibili e mix use
Il punto di partenza, una ricerca dell’architetto Femia, avviata fin dal primo lockdown, per ripensarla anche come “soggetto immobiliare”, integrando in poli multi-funzione anche residenze universitarie, uffici temporanei o altri servizi, che potrebbero essere un fattore essenziale per fare in modo che il privato si interessi e co-partecipi alla costruzione di nuovi concept ibridi.
Spazio anche al dialogo con l’industria per trovare una sintesi tra gli obiettivi ambientali e il social impact dell’edificio, anche attraverso l’off site. Gli architetti scendono in campo nei loro differenti ruoli professionali, da chi fa il progettista come lo stesso Femia, a chi guida alcuni assessorati all’Urbanistica di città come Prato e Livorno, nel caso di Valerio Barberis e Silvia Viviani, con alcuni progetti già in itinere (anche considerando il tema della città in 15 minuti , chi con l’impegno a promuovere casi-pilota di scuole innovative già dai prossimi mesi, integrate in una visione ampia sulle trasformazioni urbane future.
Tra gli altri c’è Laura Galimberti, anche lei architetto, oggi assessora all’Educazione e Istruzione del Comune di Milano che può far tesoro della sua lunga esperienza nel settore: ha lavorato come libero professionista nella progettazione di scuole e di strutture ricettive per la collettività; al Comune di Milano era stata funzionario, dirigente e direttore di settore, occupandosi anche di manutenzione dell'edilizia scolastica come direttore dei lavori. E dal 2014 era stata coordinatrice della Struttura di missione per il coordinamento e l’impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica, istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, prima di ritornare al Comune di Milano con il doppio incarico di assessore all'istruzione e all'edilizia scolastica.
Non mancano i rappresentanti degli Ordini professionali come Pier Giorgio Giannelli, presidente dell’Ordine degli architetti di Bologna, che in questo contesto ha ribadito la centralità dello strumento del concorso per selezionare il miglior progetto possibile e capitalizzare la creatività delle idee.
Negli ultimi 4 anni, dal 2016 ad oggi, in Italia sono stati indetti 22 concorsi sul tema dell'edilizia scolastica (sulle tre piattaforme, quelle degli Ordini degli architetti di Bologna e Milano – Concorrimi, e del Cnappc), a cui ne vanno aggiunti altri promossi ad esempio in Sardegna e in Alto Adige. Una sfida aperta che va capitalizzata anche in termini di ricerca e sviluppo sul tema specifico. «L’aggiornamento normativo e la revisione legislativa nel suo complesso è di drammatica urgenza» aggiunge Femia, ricordando che i decreti che regolano la normativa sulla scuola risalgono al 1975, con l’integrazione di quello del 1992.
E tra le voci più autorevoli e impegnate sul tema scuola, proprio a Torino, c’è la Fondazione Agnelli, dove un altro architetto, Raffaella Valente, che ha seguito costantemente la ricerca sul tema dell'edilizia scolastica. Coordinando il progetto “Torino fa scuola” in collaborazione con la Compagnia di San Paolo e la Città di Torino (che ha dato vita a due interventi concreti nel capoluogo piemontese), ha richiamato l’attenzione sulle opportunità dei fondi europei del Next Generation Eu. «Ma bisogna fare in fretta – ha detto Valente – il 30 aprile 2021, è domani. Bisogna costruire un diverso stile di lavoro per convogliare esperienze e professionalità che possono agire per la scuola, con un ruolo centrale per l’architettura».
L’appello: più spazio ai progetti sulla scuola
Nell’agenda politica (e nei progetti per il Next generation Eu) ci sia spazio per la scuola e la città. Si investa sulla progettualità e si punti sulle sinergie con i privati (per efficientare il processo). Non è solo questione di edilizia scolastica, meno ancora di manutenzione impiantistica e di adeguamento spot, ma di rigenerazione urbana che parta dai contenuti, da nuovi modelli. «Per quello che riguarda i finanziamenti pubblici – si legge una nota dei promotori della ricerca – non è facile tenerne traccia, perché i soldi per l’edilizia scolastica arrivano da 12 fondi diversi e le graduatorie sono dinamiche: dopo lo stanziamento i fondi vanno agli enti locali, che talvolta co-finanziano, ma non sempre, talvolta non riescono a fare i bandi, talvolta spendono di più o di meno». Da qui l’idea di una diversa impostazione che trasformi la scuola da monouso – con funzione didattica – a multiuso, integrando spazi sociali, sportivi o di coworking, «per consentire anche di raggiungere un punto di equilibrio in termini di gestione energetica, manutenzione e gestione generale. Costruire un progetto di scuola economicamente sostenibile significa minimizzare le situazioni di “inutilità di struttura”. Per questo la scuola deve essere pensata, in termini progettuali, per un utilizzo orario di almeno 12 ore su 24, predisposta per variabilità di frequenza ed essere in grado di generare una domanda aggiuntiva e dei ricavi conseguenti».
Privati in campo
I miglioramenti possibili e le leve dispiegabili sono molteplici. Con particolare attenzione all'aspetto della conduzione e immaginando i privati in campo sul tema dell'erogazione dei servizi. «Per quanto attiene alle leve, in primis – spiega Ivo Allegro, co-promotore della ricerca Scuola social Impact e fondatore e partner Iniziativa Finanze e Innovazione – è possibile utilizzare in modo efficace il Partenariato Pubblico Privato che permette di mobilitare sugli interventi per la scuola la finanza privata in affiancamento a quella pubblica, aumentando drasticamente la portata degli investimenti dispiegati, a parità di risorse pubbliche e abilitando, se ben gestiti, ritorni incrementali. Chiaramente, il PPP richiede la messa a punto di soluzioni, anche finanziarie, necessarie per implementare gli interventi ed è questo uno dei piani su cui bisognerebbe lavorare. Già oggi, però – ha aggiunto Allegro – è possibile operare combinando i supporti per l'efficienza energetica e la sicurezza sismica con tecniche di ingegneria finanziaria. Ciò permette in molti casi di proporre interventi autosostenibili».
Brand connect
Newsletter RealEstate+
La newsletter premium dedicata al mondo del mercato immobiliare con inchieste esclusive, notizie, analisi ed approfondimenti
Abbonati
loading...