Il digitale ha trasformato la gestione di arrivi e partenze di 70 porti
Nicola Carlone. Ammiraglio, comandante generale delle capitanerie di porto
di Manuela Perrone
3' di lettura
«Sostenibilità e digitalizzazione». Non ha esitazioni l’ammiraglio Nicola Carlone nell’indicare le sfide principali dell’economia del mare e dello stesso corpo delle Capitanerie di porto, di cui da due anni è comandante generale e che oggi festeggia 158 anni di vita «al servizio del mare e dei porti». Un servizio sempre più prezioso, se si guardano i numeri della Blue Economy fotografati nell’ultimo rapporto Unioncamere-Centro Studi Tagliacarne: 52,4 miliardi di valore aggiunto, che salgono a 142,7 considerando l’intera filiera anche indiretta. Mentre Carlone racconta al Sole 24 Ore l’impegno degli 11mila donne e uomini della Guardia costiera, sul maxischermo del suo ufficio scorrono le mappe di Pelagus, il sistema digitale che traccia le unità navali da pesca, da diporto e mercantili presenti nel mondo. Una linea blu traccia il confine dell’area Sar italiana, che si estende su 500mila chilometri quadrati e pullula di imbarcazioni che chiedono soccorso, provenienti in particolare dalla Tunisia. «Da tre settimane lavoriamo senza sosta».
Ammiraglio, svolgete compiti essenziali per l’economia del mare rapportandovi ogni giorno con armatori e operatori portuali. Quali novità registrate?
Una fortissima spinta verso la sostenibilità e la digitalizzazione. C’è l’impegno dell’armamento, con il laboratorio sperimentale rappresentato dal comparto crocieristico, nel convertire il naviglio per centrare l’obiettivo di azzerare le emissioni nocive entro il 2050, come dimostra l’impennata dallo 0 del 2020 al 92% del primo semestre 2023 degli ordini di navi alimentate a metanolo e Nlg a scapito dei carburanti tradizionali. Ci sono gli investimenti sui rigassificatori, sugli impianti eolici offshore e sui parchi fotovoltaici galleggianti. C’è il relativo adeguamento delle infrastrutture. Un mondo in trasformazione, che impatta anche sulle Capitanerie di porto, chiamate a modernizzare i processi, studiare le nuove tecnologie green e adeguare i compiti di verifica e ispezione. Lo stesso vale per la digitalizzazione: i sistemi di controllo del traffico e delle merci vanno verso la totale dematerializzazione. Un esempio per tutti: stiamo per tagliare il traguardo di 70 porti nazionali in cui la gestione di arrivi e partenze è totalmente digitale.
Digitalizzare non sempre è semplificare…
Ma in questo caso sì. Tutti i sistemi introdotti negli ultimi anni hanno velocizzato i processi amministrativi e gli stessi traffici, in forte espansione, permettendo alle navi di restare meno ferme nei porti. Abbiamo anche ricevuto il mandato di agevolare ridurre gli oneri amministrativi a carico delle compagnie di navigazione, armonizzando e semplificando le formalità amministrative per le navi che scalano porti dell’Ue. Il corpo è stato infatti riconosciuto come autorità nazionale competente per l’interfaccia unica marittima europea (European Maritime Single Window Environment). Tutti i Paesi dovranno farsi trovare pronti al 2025. Per l’Italia saremo noi a passare le informazioni che arrivano da ogni nave che entra nello spazio marittimo all’Agenzia delle Dogane, al ministero della Salute, al ministero dell’Interno.
Anche il monitoraggio è sempre più hi-tech?
Grazie ai sistemi di cui disponiamo, oggi possiamo vedere tutto ciò che naviga intorno a noi. Lo scorso anno Pelagus ha elaborato 21 miliardi di dati utili sia per la tutela ambientale sia per il controllo dei nostri 8mila chilometri di coste e la sicurezza della navigazione.
Sicurezza fa rima con soccorso. Sono stati mesi duri per l’immigrazione irregolare e anche per voi: prima la tragedia di Cutro, poi l’impennata degli sbarchi…
Il nostro impegno è totale. La vera variabile che regola gli eventi è rappresentata dalle condizioni del mare. Nel 2022 abbiamo soccorso 60mila migranti. Oggi stiamo assistendo a un flusso continuo dalla Tunisia meridionale, in particolare da Sfax, con mezzi privi dei requisiti per navigare. Lamiere saldate. Cerchiamo di mantenere il massimo dell’operatività in Sicilia, in Calabria e a Lampedusa, sia dei mezzi sia del personale. La pressione è forte. Da tre settimane lavoriamo senza sosta.
Su mezzi e personale lei ha spesso chiesto rinforzi.
Il decreto Pa, per il quale ringrazio il Governo e il ministro Salvini, ha previsto 390 assunzioni dal 1° gennaio 2024. A regime tra cinque anni arriveremo a 12mila unità. Una boccata d’ossigeno, necessaria per gli impegni aggiuntivi che si profilano all’orizzonte: quelli derivanti dagli investimenti del Pnrr, come la diga di Genova, e quelli legati al Mose e al Ponte sullo Stretto. La richiesta dei cittadini è forte. Per le comunità siamo un punto di riferimento. E per i giovani un faro. Lo dico con orgoglio: per il Rapporto Italia di Eurispes la Guardia Costiera è la prima, tra forze dell’ordine e forze armate, per numero di consensi tra i giovanissimi dai 18 ai 24 anni.
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