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Il dilemma di Biden sulla presidenza della Federal Reserve

I colloqui di Biden con il presidente uscente Powell e con la candidata Brainard sono diventati l’ultimo atto prima della nomina, prevista per il fine settimana o al più entro la festa del Ringraziamento, giovedì 25 novembre

di Marco Valsania

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3' di lettura

Joe Biden li ha ricevuti entrambi nello Studio Ovale, l’intervista formale per decidere chi sarà il prossimo leader della Federal Reserve. Il chairman uscente, Jerome Powell, in cerca di riconferma. E Lael Brainard, l’esponente del vertice della Banca centrale emersa quale candidata alternativa più accreditata. Da un lato il repubblicano moderato promosso alla guida della Fed da Donald Trump ma i cui scontri con l’ex presidente divennero leggendari e la cui statura è cresciuta con la risposta alla crisi della pandemia. Dall’altro la veterana economista democratica con sensibilità sociale e ambientale, nominata alla Banca centrale da Barack Obama nel 2014 dopo esser stata sottosegretario al Tesoro per gli affari esteri.

I colloqui di Biden con Powell e Brainard

I colloqui di Biden sono diventati l’ultimo atto prima della nomina, prevista per il fine settimana o al più entro la festa del Ringraziamento, giovedì 25 novembre. Una scelta tra continuità assoluta o volto nuovo, con le scommesse di operatori e analisti che favoriscono Powell e Brainard che però incalza. L’approvazione da parte del Senato appare sicura per entrambi: «Ne son certo, sono chiaramente qualificati», ha fatto sapere il senatore democratico Sherrod Brown, che presiede la Commissione bancaria della Camera Alta. Anche perchè è in realtà un duello tra stretti collaboratori, che promette di evitare traumi ai vertici della Fed: Powell e Brainard negli anni sono parsi allineati sulle strategie chiave di politica monetaria, attenti a preoccupazioni di espansione e prosperità equilibrata, di risanamento economico e dell’occupazione.

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Le sfide per la banca centrale Usa

La posta in gioco, tuttavia, è oggi ugualmente alta e spiega i dilemmi di Biden. La Fed fa i conti con un orizzonte economico carico di sfide: le pressioni inflazionistiche, in particolare, hanno messo in dubbio il passo cauto finora adottato per il rientro dalle politiche di stimolo, facendo balenare rialzi dei tassi d’interesse più aggressivi di quanto immaginato nel 2022. E la leadership della futura chairperson della Fed, l’efficacia nel calcolare una rotta del costo del denaro tra la Scilla di spirali dei prezzi e la Cariddi di danni alla crescita o recessioni, potrebbe rivelarsi decisiva per il destino dello stesso Biden. La sua recente caduta nei sondaggi è in buona parte legata alle tensioni economiche.

Tutti e due i candidati vantano solide credenziali: se il 68enne Powell, prelevato dal private equity, ha dato prova di sé sul campo, la 59enne Brainard ha master e dottorato a Harvard seguiti da passaggi a McKinsey e all’Mit prima di un debutto in politica sotto Bill Clinton.

Le differenze tra i due candidati

La scelta ha altre potenziali ripercussioni. Differenze tra i due sono emerse su un aspetto centrale dei poteri Fed, la regolamentazione finanziaria. Brainard è stata dentro la Banca centrale la più autorevole voce a favore di giri vite, al cospetto della mano più leggera di Powell. Per questo la sua promozione è diventata cara alle correnti progressiste dei democratici. E non solo a loro: l’ex responsabile dell’authority bancaria Fdic, Sheila Bair, ha sottolineato la strenua battaglia ingaggiata da Brainard contro gli indebolimenti della riforma di Wall Street scattata dopo la debacle del 2008, il Dodd-Frank Act e la Volcker Rule. Brainard è cara alla sinistra anche per l’impegno sul cambiamento climatico: ha proposto monitoraggio del sistema finanziario e linee guida per le banche allo scopo di meglio gestire i rischi da effetto serra, denunciando i ritardi Usa. Maggior dedizione Brainard ha infine mostrato a nuove frontiere di innovazione quali le divise digitali: si è mostrata fredda sulle cripto valute private ma a favore dell’adozione di un digital dollar.

L’avvento di Brainard, più in generale, sancirebbe nuovi equilibri alla Fed in maggior sintonia con le priorità di lungo periodo di Biden, pur in una Banca centrale gelosa dell’indipendenza. In caso di una mancata conferma, Powell dovrebbe lasciare del tutto la Fed entro febbraio, inizio del mandato quadriennale del prossimo chairman. Per allora, comprese uscite già annunciate o avvenute, Biden potrà nominare quattro nuovi esponenti su sette del Board esecutivo della Fed con incarichi di 14 anni.

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