Il diritto alla riparazione può rendere l’industria del gadget più sostenibile
La mossa di Apple comincia a dare le prime conseguenze ma ci sono ancora molte resistenze
di Biagio Simonetta
I punti chiave
3' di lettura
Il sasso nello stagno l'ha lanciato Apple. L'azienda di Cupertino ha annunciato il Self Service Repair (riparazioni self-service), che permetterà ai clienti che si sentono in grado di effettuare una riparazione di accedere ai ricambi originali dei dispositivi e agli strumenti Apple. Disponibile inizialmente per le linee di iPhone 12 e iPhone 13, e presto anche per i Mac con chip M1, Self Service Repair sarà attivo dall'inizio del nuovo anno negli Stati Uniti e verrà esteso ad altri Paesi (Italia compresa) nel corso del 2022.
«Questa opzione – scrivono in una nota dall'azienda di Cupertino - si aggiunge ai 5000 Centri Assistenza Autorizzati Apple e alle 2800 aziende che fanno parte del programma Independent Repair Providers, che hanno già accesso a parti originali, strumenti e manuali».
La mossa di Apple
Ma cosa dice, veramente, questa mossa di Apple. Dice che c'è tutto un movimento del diritto alla riparazione che si sta muovendo. Un movimento trasversale alle giurisdizioni (succede negli States, ma anche in Europa e in UK), che sta spingendo per allungare l'obsolescenza dei prodotti tecnologici. Chiariamo un punto: oggi, se hai un iPhone col display rotto e tenti di sostituirlo da solo o fai eseguire il lavoro di sostituzione in un centro di riparazione non autorizzato da Apple (come la maggior parte dei negozietti che fanno questi lavori in tutta Italia), probabilmente avrai un iPhone con display nuovamente funzionante, ma di certo senza più la copertura della garanzia della casa madre. E questo discorso vale per Apple e per tutti gli altri marchi.
Il diritto alla riparazione
Il diritto alla riparazione va ad intervenire proprio in questi meandri. E il motivo è apparentemente chiaro: l'oceano di rifiuti tech che sta diventando (o forse lo è già) insostenibile. È chiaro che se potessimo riparare il nostro smartphone, rendendolo performante per 5/6 anni, anziché per 2/3 come succede oggi, daremmo un grande aiuto al pianeta, oltre che alle nostre tasche. I numeri riportati dal Financial Times sono emblematici: abbiamo scartato 53,6 milioni di tonnellate di prodotti elettrici ed elettronici nel 2019, con un aumento del 21% in cinque anni, e si prevede che la cifra aumenterà di un altro 50% entro la fine di questo decennio. Meno del 20% di questi rifiuti elettronici è stato riciclato.E allora il diritto alla riparazione e all'auto-riparazione (coi consumatori che si riparano – se capaci – i loro device, come nel caso dell'Apple Self Service Repair) diventa un'esigenza.
Lo scontro con Big Tech è acceso da anni
Microsoft, Apple, Amazon e altri giganti tecnologici si sono spesso opposti ad alcune proposte di legge sul diritto alla riparazione. E quelle approvate in Europa e UK hanno suscitato non poche critiche, nelle associazioni dei consumatori, perché ritenute inadeguate. Innanzitutto perché sono leggi che applicano solo a determinati elettrodomestici e televisori, mentre attualmente si escludono laptop, smartphone e tablet. In secondo luogo, perché non c’è nulla che impedisca ai produttori di effettuare riparazioni eccessivamente costose applicando prezzi elevati per le parti o raggruppando le parti in modo che le sezioni debbano essere sostituite insieme. È questione di lana caprina, insomma.
Ma la pressione sta salendo
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ordinato alla Federal Trade Commission di esaminare le restrizioni anticoncorrenziali sui mercati delle riparazioni. E l’UE sta ora cercando di rafforzare le sue regole. Tira un'aria diversa, dunque. E forse è anche per questo che le big dell'industria Tech stanno iniziando a cambiare posizione sulle riparazioni. Microsoft, qualche settimana fa, ha annunciato studierà modi e metodi per ridurre il suo impatto ambientale, rendendo i suoi prodotti più facili da riparare. Apple, come detto, ha introdotto il programma di autoriparazione. Le leggi sul diritto alla riparazione potrebbero innescare anche una sorta di maggiore concorrenza, e questo potrebbe far abbassare i prezzi dei pezzi di ricambio e della manodopera. Ma siamo ancora all'inizio di un percorso che sembra lungo e pieno di ostacoli. Intanto, continuiamo a scartare tonnellate di rifiuti elettronici.
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