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Carne artificiale, il divieto è legge: ecco cosa prevede

Approvato il ddl che prevede multe da 10mila fino a 60mila euro (oppure fino al 10% del fatturato) e il divieto di usare nomi tradizionalmente legati alle proteine animali

di Silvia Marzialetti

"W la legge contro la carne artificiale", i cartelli al presidio Coldiretti a Roma

2' di lettura

Con 159 sì e 53 no, la Camera ha approvato definitivamente il Ddl sulla cosiddetta carne sintetica (“Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”.

Dopo mesi di battaglie e di polemiche, il dicastero Lollobrigida mette a segno la vittoria politica più importante, portando a casa il provvedimento bandiera del proprio mandato, scritto e difeso con l’ausilio della Coldiretti, che in mattinata ha radunato i propri iscritti davanti al Parlamento, per celebrare il successo di Montecitorio .

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La mattinata si è aperta con la bocciatura da parte dell’Aula della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dagli onorevoli Maggi e della Vedova (+Europa) dopo che dallo stesso Quirinale erano trapelati dubbi sul provvedimento.

Multe per chi produce carne coltivata

Anche nella discussione di oggi l’opposizione ha ricordato il rischio, per l’Italia, di incappare in procedura di infrazione Ue, considerato l’impatto sul mercato interno dell’Unione. Il Disegno di legge sanziona con multe da 10mila fino a 60mila euro (oppure fino al 10% del fatturato totale annuo realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente all’accertamento della violazione, ma entro un massimo di 150mila euro) il commercio di alimenti e mangimi prodotti a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati.

Vietato chiamarsi hamburger o polpetta veg

Vieta inoltre l’uso di terminologie specifiche della macelleria, della salumeria, della pescheria e i nomi di alimenti di origine animale rappresentativi degli usi commerciali per la denominazione di prodotti a base di proteine vegetali.

Non più “polpette di soia”, dunque, “hamburger di ceci” o “fishburger di verdure”: tali denominazioni saranno consentite solo ed esclusivamente quando il prodotto in vendita contenga prevalentemente proteine animali, oltre a quelle vegetali, purché la composizione dell’alimento sia chiara al consumatore.

La misura – invisa alle aziende del Food che producono vegetali, con un giro d’affari da 500 milioni di euro nel 2022 – è nata con l’obiettivo di impedire l’uso di terminologie improprie, che possano trarre in inganno il consumatore: entro due mesi il ministero pubblicherà un elenco delle denominazioni di vendita degli alimenti a base di proteine vegetali ritenute ambigue.


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