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Il doppio dividendo che merita l’Italia

Con Pnrr e NextGen l’Italia può difendere il primato nella crescita economica e ridurre lo spread

di Marco Onado

De Romanis, "Politiche di bilancio selettive e riforme: ecco la ricetta per crescere in modo sano"

3' di lettura

Si respirava un clima di ottimismo al convegno Forex, in linea con il sole primaverile di questo primo week end di febbraio. Quasi un paradosso, se si considera che la politica monetaria restrittiva avviata alla fine del 2021 ha già realizzato un aumento significativo dei tassi ufficiali (per la Bce: finora ben 300 punti base) e non si è affatto conclusa: per l’Eurozona è già stato annunciato un aumento di altri 50 punti base.

Ma le cifre commentate dal Governatore Visco parlano chiaro: l’Italia ha segnato negli ultimi due anni tassi di crescita superiori rispetto non solo agli ultimi venti anni, ma anche ai grandi paesi europei. E le previsioni per l’economia mondiale parlano di un forte rallentamento, ma non di una recessione. La spiegazione sta nel fatto che le banche centrali stanno riuscendo in un autentico miracolo di equilibrio: contrastare l’aumento dei prezzi, abbandonando il mondo surreale dei tassi di interesse negativi, con un’azione necessariamente graduale, ma che deve essere sufficientemente credibile da evitare che l’inflazione si radichi nelle aspettative degli operatori economici.

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Fare politica monetaria è sempre difficile ha detto Visco (e lo ha accentuato con interventi a braccio) ma nelle condizioni attuali lo è ancora di più: non solo venivamo dalle acque sconosciute dei tassi di interesse negativi, ma oggi i segnali spesso non rispettano le vecchie regolarità e costringono le banche centrali a navigare ancora più a vista che in precedenti occasioni. In ogni caso i risultati finora sono positivi, tanto che la previsione ufficiale è di tornare a un’inflazione del 2 per cento nel 2025, ma i tassi impliciti nei derivati dicono che la maggioranza degli operatori ritiene questo risultato possibile anche nel prossimo anno.

L’effetto netto è che l’economia mondiale e quella italiana in particolare sono nelle condizioni migliori per affrontare una fase di rallentamento delle dimensioni di quella prevista dal Fondo monetario. Il debito delle imprese si è ridimensionato ed è oggi circa due terzi della media europea, dunque non si verificherà una nuova ondata di insolvenze come dieci anni fa e non si segnalano tensioni neanche nei prestiti che durante la pandemia hanno usufruito della garanzia statale. In ogni caso, le banche hanno ridotto i crediti deteriorati a livelli minimi e allineati ai principali paesi europei, sono patrimonialmente molto più robuste e stanno finalmente tornando a livelli di redditività del capitale superiore al suo costo. I sacrifici degli azionisti degli ultimi anni cominciano ad essere compensati.

C’è una morale implicita in tutto questo. Se l’Europa e l’Italia in particolare hanno superato così brillantemente lo shock della pandemia il merito va nella risposta coraggiosa a livello comunitario che ha nel PNRR il suo pilastro e che dispiegherà tutti i suoi effetti nei prossimi anni.

Politica fiscale e politica monetaria hanno agito con grande decisione e nella stessa direzione anche a livello europeo almeno fino alla fine del 2021.

Visco ha ammonito che questo non autorizza ad abbassare la guardia sul nostro debito pubblico perché ciò accrescerebbe l’onere dell’aggiustamento a carico delle generazioni future, già gravate di un peso molto elevato. Ma ci sono le opportunità offerte dalla piena realizzazione sia del PNRR sia del programma NextGen che possono produrre quello che egli ha definito un «doppio dividendo»: conservare all’Italia questo nuovo primato nella crescita economica e ridurre lo spread dei titoli di stato italiani rispetto agli altri principali. È vero che adesso sta a noi, ma se la politica finanziaria europea avesse continuato nella sua ossessione per la dimensione del debito pubblico di alcuni paesi e si fosse astenuta da decisioni così coraggiose, non ci troveremmo a questo punto. È questa la via maestra per ridurre l’incidenza del nostro debito pubblico. Insomma, per una volta i moniti del Governatore non si rivolgono solo a Roma, ma anche – e soprattutto – a Bruxelles e Berlino.

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