Il dumping degli affitti brevi, posti letto crescono fino al 700%
A Verona dalla protesta degli studenti è nato il movimento delle tende che si è espanso in Italia. L’incremento ormai non riguarda più solo le città d’arte e turistiche ma si è allargato a tutta la provincia
di Valeria Zanetti
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La prima “tegola” per gli host che affittano appartamenti e camere sui portali è arrivata esattamente sei mesi fa. A pochi giorni da Natale la sentenza pronunciata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha chiarito che la cedolare secca del 21% sugli affitti brevi, introdotta dall’Italia nel 2017 è legittima, quindi va versata. La seconda, risale a fine maggio, quando ha iniziato a circolare la bozza di disegno di legge firmata dalla ministra del Turismo, Daniela Santanché. Con il testo, il Governo tenta di disciplinare la ricettività offerta dal mercato delle locazioni brevi e alimentata dal turismo in aumento, che ha tolto tanti clienti agli hotel e tanti alloggi dal mercato delle locazioni tradizionali con la conseguenza, tra l’altro di rendere molto difficile, oltre che particolarmente dispendioso, trovare camere in appartamenti condivisi anche per gli studenti, nelle città d’arte venete che sono anche sede universitaria.
Così a Verona è nato il movimento delle tende che si è espanso a macchia d’olio anche nel resto d’Italia. Sono però soprattutto le cifre a dare conto dell’esplosione degli affitti brevi da portale. A metterle in fila il recente studio di Dario Bertocchi, docente delle Università Ca’ Foscari Venezia e di Udine che Federalberghi Veneto sventola per sottolineare come «questo genere di locazioni sia cresciuto anche nel corso degli anni del Covid superando a Venezia i 7.400 alloggi ed a Verona 2.200. Un incremento che non riguarda più solo le città d’arte, ma anche la provincia diffusa: in alcune località del Garda i posti letto messi a disposizione dalle piattaforme sono aumentati anche del 200%». A fine della scorsa estate, dopo i due capoluoghi, nella top ten per numero assoluti di soluzioni proposte dai portali, San Michele al Tagliamento (1.854), Padova (779), Caorle (704), Jesolo (666), Peschiera del Garda (596), Lazise (556), Bardolino (526) e Malcesine (477). A San Michele, in cinque anni le case proposte in affitto breve sono aumentate del 724%, a Bardolino e Lazise del 278%, a Caorle del 245%, a Malcesine del 227%, a Peschiera del 210%. A dire il vero, l’aumento dal 2017, secondo l’indagine, è stato molto più limitato nelle città d’arte, segno che l’home sharing qui si era sviluppato già in precedenza. A Venezia è stato appena del 4%, a Verona del 19%, a Treviso gli alloggi disponibili per affitti breve calano addirittura del 10%, a Padova dell’1%.
Nella prima regione turistica d’Italia, il fatturato della ricettività è ovviamente conteso tra albergatori e proprietari locatari, che spesso affittano anche per far quadrare il bilancio familiare come evidenzia uno studio diffuso nei mesi scorsi da Airbnb, piattaforma globale di viaggio statunitense, e riferito alla città dei Dogi. A Venezia – mette in luce la ricerca – gli host Airbnb utilizzano i guadagni per coprire l’aumento del costo della vita: nel complesso otto proprietari su 10 mettono a disposizione un solo intero appartamento. Quindi l’home sharing è una risorsa, con le seconde case che si rivelano fondamentali per l’economia di molte famiglie.
Da tempo, però, questo non è che uno dei tanti volti del fenomeno. Lo spiega proprio Edoardo Nestori, presidente dell’associazione locatori del Veneto che a Verona svolge l’attività in modo professionale come tanti colleghi e che mette nero su bianco quello che non va nella bozza Santanché. «Obbligare alla permanenza minima di due notti è insensato. A Verona e Padova per concerti e fiere, come a Venezia per il Carnevale e altre manifestazioni – afferma – tanti si spostano solo per il week end e una notte è sufficiente: rappresenta circa il 30% del mercato nelle città». Secondo Nestori l’ospitalità degli affitti brevi non può essere ritenuta la causa della desertificazione dei centri storici. «A Verona – afferma – dal 2010 al 2021 la popolazione del centro è diminuita di 58 abitanti e i dati che riferisco sono del Comune». La bozza di disegno di legge fa storcere il naso anche in riva al Garda che ha conosciuto gli aumenti percentuali più elevati di soluzioni offerte tramite portali negli ultimi cinque anni. «Per la prima volta un Governo ci prova, ma oramai è difficile far rientrare la situazione, che non è stata mai governata», afferma Ivan De Beni, presidente di Federalbeghi Garda Veneto. «La bozza presenta varie criticità: ad esempio delega ai sindaci i controlli per cui avremo amministrazioni particolarmente severe ed altre meno con una situazione disomogenea sul territorio. Inoltre la limitazione del soggiorno a due notti è troppo permissiva. Dovrebbe essere equiparata almeno al soggiorno medio alberghiero che da noi si attesta tra le tre e quattro notti, con distinguo tra località», prosegue. Intanto i paesi del Benaco si svuotano di residenti, che cercano casa dove i pezzi sono più abbordabili, cioè nell’entroterra. «Da ottobre a Pasqua le nostre saranno sempre più località fantasma», prevede. Altre critiche alla bozza arrivano da Abit, Associazione delle agenzie immobiliari turistiche di Bibione e Fondazione Think Tank Nord Est. Riguardano le norme per regolare le locazioni brevi. «Norme che esistono già - avverte Maria Santorso, presidente Abit – Non serve aggiungere ulteriori adempimenti burocratici: anziché introdurre l’ennesimo codice identificativo nazionale per le locazioni turistiche (come prevedrebbe il ddl ndr), in Veneto si potrebbe utilizzare quello regionale, già operativo dal 2019 ed appena modificato da un regolamento che entrerà in vigore tra pochi giorni». Il codice identificativo viene esposto sull’edificio dove c’è una casa adibita ad affitto breve, sulla porta dell’appartamento e negli annunci in piattaforma. Locazioni tradizionali e affitti brevi sul litorale veneziano sono complementari, spiega Abit, che evidenzia come a far emergere il sommerso possano contribuire solo i Comuni, intensificando i controlli.
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