Il reportage

Il finto sviluppo delle Madonie: in vent’anni via 11mila persone

Secondo stime, per difetto, sono arrivati da queste parti finanziamenti per oltre 300 milioni ma a parte un paio di isole felici i paesi di quest’area montana in provincia di Palermo sono in sofferenza

di Nino Amadore

Il paese. Una veduta di Castelbuono, considerato uno dei centri più dinamici

4' di lettura

Le strade squassate da anni di incuria e abbandono fanno il paio con la segnaletica della gloriosa Targa Florio, simbolo di un tempo nobile per questa parte di Sicilia. Quella segnaletica che rimanda a quando da queste parti arrivavano campioni e bolidi potenti per correre il rally sui tornanti di queste montagne affascinanti. Altri tempi. Oggi se non stai attento rischi di rimetterci la macchina. E se ce la fai ad andare avanti arrivi in luoghi che la frana sta portando via per sempre: da qualche settimana per esempio ha ferito per sempre Polizzi Generosa, il paese che ha dato i natali a Domenico Dolce, stilista raffinato e orgoglioso della sua sicilianità. Paradossi di un territorio che, come vedremo, è uno e trino: ci sono le alte Madonie, le basse Madonie e poi se vogliamo c’è Cefalù che però fa caso a sé.

L’analisi dell’andamento demografico in quest’area, sulla base di dati Istat, ci dice che dal 2002 al 2021 (quasi vent’anni) solo tre comuni (Cefalù, Campofelice di Roccella e Lascari) su 21 considerati sono cresciuti in termini di abitanti mentre tutti gli altri hanno avuto un calo vistoso: in aggregato la flessione è stata di oltre il 23,5 per cento. Sono sparite oltre 11.000 persone: un paese. Ed è un altro aspetto di un’area in chiaro-scuro (più scuro che chiaro per la verità) che pure presenta all’interno luoghi di assoluta eccellenza imprenditoriale: da Castelbuono con il suo distretto dolciario al Geraci Siculo (si veda il pezzo in pagina). L’apparenza evidentemente inganna: c’è certo un flusso di cittadini che si sposta verso il mare ma il grosso si sposta altrove magari a Nord in cerca di lavoro o di opportunità dopo aver conseguito una brillantissima laurea nelle nostre università. Se ne va e spesso non vuole più tornare. Secondo un sondaggio realizzato da un gruppo di giovani madoniti che oggi fanno parte del movimento Controcanto basato a Petralia Sottana, quasi un madonita su quattro tra quelli emigrati non è disposto a tornare nemmeno a parità di condizioni di lavoro o di studio. E sempre secondo quel sondaggio tutti i comuni madoniti mostrano un tasso di decrescita medio del 10% in dieci anni. «Abbiamo bisogno di coraggio – dice Giuseppe Dino, ricercatore universitario tra gli animatori del gruppo Controcanto Madonie– con interventi mirati e concreti in ambito politico, economico e sociale. Abbiamo bisogno di iniziative tangibili che si distacchino da logiche assistenzialistiche dettate da lobby di potere territoriale». Un tema quello delle lobby e dei gruppi di potere che ricorre spesso da queste parti. Nel parla, per esempio, Pino Di Martino, l’ex sindaco di Castellana Sicula, tra gli artefici del primo Patto territoriale delle Madonie che non esita a parlare di «Cappa di potere che si allunga fino a Palermo». Una descrizione inquietante in un’area che in passato è stata campo di battaglia della feroce quanto potente mafia della Madonie. Ma la mafia, almeno apparentemente, in questo caso non centra pur continuando a fare affari, a taglieggiare, a tessere la rete di rapporti criminali.

Loading...

La perdita di abitanti ha scatenato la corsa al ribasso sul piano del mantenimento dei servizi essenziali: si veda, per esempio, il piano di ridimensionamento dell’ospedale di Petralia Sottana contestato dai cittadini madoniti.

Fa certo un po’ impressione scontrarsi con la cruda realtà di questo territorio soprattutto alla luce del fiume di denaro che negli anni è arrivato da queste parti: secondo alcuni calcoli almeno 300 milioni di euro ma potrebbero essere certamente molti di più. Molto ma non tutto ruota attorno alla Sosvima, la Società sviluppo Madonie, una Spa che ha tra i suoi soci alcuni comuni dell’area e parecchie aziende private (sul sito internet ne sono segnate oltre 100): nata come agenzia per le Madonie oggi con una trentina di comuni aderenti si può a ragione definire un’Agenzia di sviluppo di area vasta visto che arriva fino a Caccamo e ricomprende comuni che non sono madoniti come Resuttano in provincia di Caltanissetta. La Sosvima, di cui da sempre è amministratore Alessandro Ficile, ha a sua volta partecipazioni in numerose iniziative ed è di supporto agli interventi di sviluppo come la gestione degli interventi nelle aree interne sulla base della Strategia nazionale. Insomma tutto parte e arriva a Castellana Sicula dove la Sosvima ha la sua sede legale: recentemente la Società ha presentato un progetto pilota da 15,3 milioni al Mise che si propone, tra le altre cose, la nascita di 19 nuove imprese e la creazione di due reti di imprese. Si vedrà come andrà a finire. Ficile rivendica un ampio coinvolgimento del partenariato economico-sociale e intanto sulle Madonie avanza lo scetticismo sull’efficacia delle politiche pubbliche. La tesi è questa: qualcosa non è andato per il verso giusto in tutti questi anni e quello delle Madonie appare ormai un territorio in cui si concretizza la definizione “Spesa senza sviluppo”. Non è certamente di questa opinione Ficile: «In questi anni abbiamo registrato la crescita in alcuni settori come il turismo e l’agroalimentare – spiega – . È pur vero che per l’efficacia della spesa servono tempi rapidi e questa condizione è venuta spesso a mancare. Le faccio un esempio: ci sono voluti tre anni per firmare l’Accordo di programma sulla Snai e a distanza di tempo non abbiamo ancora tutti i decreti di finanziamento». Fondi virtuali, insomma, per un’area che ha urgente bisogno di interventi di contesto: banda larga, sanità territoriale, collegamenti.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti