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Il fondo pensione più grande del mondo dice stop al prestito titoli

Il giapponese Government Pension Investment Fund gestisce l’equivalente di 1.330 miliardi di euro e ha detto basta al prestito di azioni perché non in linea con la sua strategia di sostenibilità

di Vitaliano D'Angerio

(Marka)

3' di lettura

Quando si muovono 1.300 miliardi di euro il mercato se ne accorge. A spostare quest’oceano di denaro è il più grande fondo pensione al mondo: è il Government Pension Investment Fund (Gpif) che gestisce i contributi previdenziali di una buona fetta di giapponesi. È successo che il signor Hiro Mizuno, responsabile degli investimenti di Gpif, ha deciso, appoggiato dal consiglio di amministrazione, di stoppare il prestito di azioni perché non è in linea con la strategia di sostenibilità (Esg), abbracciata dal fondo.

L’annuncio di Mizuno (c’è stata poi un’intervista al Financial Times) ha fatto venire mal di pancia a tanti hedge fund. Viene infatti temuto l’effetto emulazione da parte di altri investitori istituzionali e allora addio alle vendite allo scoperto.

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Prestiti e vendite

Il prestito titoli di azioni o bond è quasi sempre il presupposto della vendita allo scoperto. Ma facciamo un passo indietro spiegando in modo sintetico le due operazioni.

Attraverso il prestito titoli il proprietario di bond o azioni trasferisce in via temporanea questi strumenti a una controparte, che si impegna a restituirli in una determinata data futura. La controparte a sua volta prende in prestito il titolo e trasferisce come garanzia altre obbligazioni, azioni o contante al prestatore e infine paga una commissione.

Chi prende in prestito titoli lo fa per realizzare lo short selling, ovvero la vendita allo scoperto: un’operazione finanziaria che consiste nella vendita di titoli non direttamente posseduti dal venditore. L’obiettivo è di trarre profitto da una discesa dei prezzi: lo short selling è operazione legittima, da hedge fund ma tipicamente di breve periodo, come sottolineato da Gpif nel comunicato del 3 dicembre. Da qui lo stop che si limita alle azioni e non ai bond perché, è stato spiegato da mister Mizuno, a Gpif interessa il diritto di voto in assemblea.

E i fondi pensione in Italia?

Tutta la premessa era necessaria per spiegare i motivi della scelta giapponese: Gpif non dà un giudizio di legittimità sul prestito titoli, tutt’altro. Viene però segnalato che l’Esg è strategia di lungo periodo e non di breve come invece lo short selling.

In Italia ai fondi pensione, fanno sapere da Covip authority di settore, il prestito titoli è consentito dalla normativa ma a oggi è un’operatività molto limitata nell’ammontare. Per le Casse di previdenza, invece, sempre la Covip segnala l’assenza del decreto sugli investimenti e quindi, anche in tale campo, gli enti previdenziali dei professionisti hanno totale discrezionalità.

Le reazioni

Sulla scelta di Gpif e sulle conseguenze che potrebbero esserci, abbiamo chiesto un commento ad alcuni investitori istituzionali. Il fondo pensione Cometa, il più grande in Italia per patrimonio e iscritti, tra i primi a puntare sulla strategia Esg in Italia, ha preferito non commentare. No comment anche dal gruppo assicurativo Axa. Da Generali invece fanno sapere che sulle azioni si sta cominciando a valutare uno stop del prestito titoli.

Più radicali le posizioni di Ubs e di Etica Sgr. «Fin dal maggio 2017 non facciamo prestito titoli su azioni e bond per gli Etf socialmente responsabili (Sri) – ricorda Francesco Branda, responsabile di prodotti passivi ed Etf in Italia di Ubs AM –. Ci è stato chiesto dai fondi pensione olandesi non tanto per le vendite allo scoperto ma perché i collaterali (garanzie, ndr) spesso non erano azioni o bond Esg. Per gli Etf tradizionali invece lo stop al prestito titoli vale solo per l’obbligazionario».

Ancora più drastica la posizione di Etica Sgr: «Salutiamo con favore la scelta del fondo pensione pubblico giapponese di non prestare più azioni per le vendite allo scoperto – dichiara Luca Mattiazzi, direttore generale di Etica Sgr –. In Etica Sgr non abbiamo mai autorizzato l’attività di prestito titoli e vendita allo scoperto perché, secondo noi, essa rappresenta un’attività con fini esclusivamente speculativi che, se portata agli eccessi, può condurre a delle criticità per la stabilità dei mercati finanziari che reputiamo un bene pubblico».

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