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Il Fondo sociale ha aiutato 9,4 milioni di europei a trovare un lavoro. In Italia forse solo 367mila

di Matteo Prioschi

Reuters

2' di lettura

Nell’Unione europea almeno 9,4 milioni di persone, nel periodo 2007-2014, hanno trovato un lavoro anche grazie agli interventi attivati con contributi erogati dal Fondo sociale europeo (Fse). Altri 8,7 milioni di persone hanno ottenuto un diploma o una certificazione delle competenze, 13,7 milioni ritengono di aver comunque ottenuto risultati positivi, quali un miglioramento delle competenze.

Questi i numeri che sintetizzano i risultati raggiunti dal Fondo contenuti nella relazione della valutazione degli investimenti pubblicata ieri dalla Commissione europea. Il Fondo è il principale strumento dell’Unione per quanto riguarda gli investimenti nel capitale umano, più precisamente per promuovere l’occupazione e l’inclusione sociale.

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I 9,4 milioni di persone che hanno trovato un impiego sono sparsi nei 28 Stati che compongono l’unione. Quelli residenti in Italia, però, forse sono solo 367.458. La formula dubitativa è d’obbligo perché, come riportato

La sintesi del rapporto sul Fse

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a pagina 50 del documento di sintesi del rapporto, l’Italia è tra i pochi Paesi che non hanno fornito dati attendibili, nemmeno dopo essere stati sollecitati a farlo. Tuttavia, il numero effettivo dovrebbe essere più alto. Così, oltre a un risultato sul fronte occupazionale che è analogo a quello dell’Austria, dove però gli abitanti sono 8,5 milioni rispetto ai nostri 60 milioni, nella tabella dei risultati possiamo vantare un bello zero per l’ottenimento di diplomi o certificazioni e zero per il miglioramento delle competenze. In Spagna, tanto per avere un’idea, le persone inserite nel mondo del lavoro sono state 3,1 milioni, nel Regno Unito 1,2 milioni, in Polonia 1,1 milioni.

Oltre ai risultati raggiunti, il report consente di verificare anche come sono state utilizzate le risorse rispetto agli investimenti nazionali. Il contributo del Fse, per esempio, rappresenta più del 70% delle risorse per le politiche attive in Bulgaria, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Romania e Slovacchia. Inoltre in alcuni casi il contributo dell’Unione costituisce la fonte principale, in altri è un supporto a finanziamenti domestici. Si spiegano anche così, oltre al diverso indice del costo della vita, le forti differenze di costo per partecipante rilevate nei vari Paesi: per quanto riguarda l’accesso al mondo del lavoro, a fronte di una media di 1.113 euro, in Svezia si superano i 5.700 euro mentre nella Repubblica Slovacca ci si ferma a 428 euro. In Italia si sono spesi 1.805 euro.

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L’Italia è leggermente sopra la media Ue per il coinvolgimento dei ragazzi con età 15-24 anni nelle varie iniziative finanziate dal Fondo sociale. Sono il 30,5% del totale, a fronte di una media europea del 29,4%.

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