Il Fondo sviluppo e coesione destinato al Sud ma usato come bancomat per le emergenze
Resta bloccata l'assegnazione alle regioni di 25 miliardi del Fsc 2021-2027, di cui oltre 22 miliardi destinati al Mezzogiorno. Fedriga ha chiesto incontro urgente a Fitto
di Carmine Fotina
I punti chiave
2' di lettura
Ai tempi di Giulio Tremonti ministro dell’Economia dei governi berlusconiani recava ancora il nome di Fas (Fondo aree sottoutilizzate) e si diceva fosse usato come un bancomat. Oggi, con l’etichetta rinnovata di Fondo sviluppo e coesione (Fsc), il film sembra ripetersi. Gli indirizzi europei - come avvenuto per i fondi comunitari - hanno spinto a una certa flessibilità per indirizzare le risorse a favore delle emergenze: prima le misure contro la crisi per il Covid-19, poi quelle legate al contesto della guerra in Ucraina e, ancora, gli interventi contro il caro-energia. Ma, emergenze a parte, la tendenza a un uso contingente, sganciato dalla reale missione di un fondo nazionale a carattere straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali, assume sempre più evidenza. Per il ciclo 2014-2020, su 68,8 miliardi di risorse Fsc, sono stati utilizzati in questa chiave 19 miliardi. Circa 10,2 miliardi ridotti e quasi 5 allocati con impieghi specifici stabiliti per legge, a finanziare misure spot che, anche se volte a ridurre i divari, avrebbero dovuto essere coperte con risorse ordinarie. Altri 4,1 miliardi sono stati assegnati dal Cipess per la crisi Covid. Tutto questo con un impatto sulla tenuta della chiave di riparto che prevede l’80% per il Sud e il 20% al Centro-Nord. La stessa Relazione sull’uso dei fondi di coesione 2014-2020, allegata al Def, sottolinea che «le assegnazioni a titolo emergenziale hanno inciso negativamente anche sul rispetto del vincolo di destinazione territoriale».
Utilizzo extra ordinem
La Relazione prende atto, in generale, che «con il passare del tempo si è assistito a un considerevole aumento dell’utilizzo del Fsc extra ordinem, in forza di disposizioni di legge, ora per far fronte ad esigenze di bilancio, ora per impieghi specifici di varia natura». La deriva consiste proprio nei frequenti tagli a favore di interventi specifici, incluse spese di natura corrente.
E veniamo al nuovo ciclo, il 2021-2027. Le disponibilità Fsc sono salite a 75,8 miliardi, ma ci sono diverse incognite. Con il Dl aiuti del 2022 sei miliardi, attinti dai progetti più in ritardo, sono stati anticipati per far fronte all’emergenza del caro-materie prime nei cantieri ed è ancora in corso la ricognizione per capire se alcuni di quegli interventi a rischio definanziamento stanno accelerando e potranno dunque essere reintegrati. Nelle more di questa ricognizione, è ancora bloccata l’assegnazione alle Regioni di una quota di 25 miliardi, di cui oltre 22 al Sud (si veda il Sole-24 Ore del 22 settembre 2022) che era stata predefinita già lo scorso giugno. La richiesta di un incontro urgente per superare questo stallo, riporta Il Foglio, è stata inviata dal presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga al ministro degli Affari Ue, Pnrr e Sud Raffaele Fitto.
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