Il futuro della chiave è smart e digitale
A Conegliano Keyline produce dal 1770 dispositivi di apertura
e duplicatrici: oggi l'ottava generazione spinge sulla ricerca e l'innovazione
di Valentina Saini
3' di lettura
Dalle serrature tradizionali ai sistemi di protezione più avanzati, come quelli basati su riconoscimento biometrico e tecnologie IoT, quello del controllo accessi è un settore vitale e in espansione. Se il mercato delle serrature meccaniche dovrebbe sfiorare i 7,8 miliardi di dollari entro la fine del 2026, quello delle serrature intelligenti dovrebbe superare i 3,6 miliardi di dollari entro il 2030 alimentato, ad esempio, dalla crescita della domotica. Ed è proprio in questo campo che opera Keyline, azienda di Conegliano – provincia di Treviso – specializzata nella progettazione e produzione di chiavi e macchine duplicatrici, e proprietà del Bianchi 1770 Group, realtà con 160 dipendenti e un fatturato consolidato di oltre 30 milioni di euro.
Alle classiche chiavi per il settore residenziale e automotive, e alle tradizionali macchine duplicatrici meccaniche, Keyline affianca sempre più soluzioni hi-tech, a base di elettronica e digitale, con soluzioni di smart security, controllo da remoto e strumenti di programmazione.
«Da un punto di vista di prodotto tradizionale siamo un’azienda di meccatronica, ma abbiamo da tempo intrapreso un percorso di digitalizzazione della nostra gamma prodotti – afferma l’ad Giacomo Alpago, 34 anni. – La divisione R&D è sempre più il cuore pulsante dell’azienda». Ne è un esempio la duplicatrice elettronica portatile Messenger, presentata alla fine dell’anno scorso, che permette agli addetti ai lavori di intervenire e risolvere sul posto e in tempi brevi situazioni che vanno dal fastidioso al critico, come lo smarrimento o la rottura improvvisa di una chiave di casa.
Keyline ha una produzione 100% made in Italy e vende i suoi prodotti in oltre 50 Paesi. La quota di export, che si aggira intorno all’80%, è diretta soprattutto verso Francia, Germania, Portogallo e Paesi Bassi, Stati Uniti, Regno Unito, Australia e Giappone. In diversi di questi mercati è presente con aziende controllate da Bianchi 1770 Group, ma negli anni si è allargata aprendo anche in Cina, Svezia e Albania.
In un mondo in cui c’è bisogno di sistemi sempre più sofisticati e costantemente aggiornati per mettere in sicurezza beni materiali e dati informatici, l’azienda di Conegliano ha deciso di puntare anche su processi di open innovation, aprendo un dialogo con startup e aziende del settore incentrate esclusivamente su prodotti digitali. Un percorso di contaminazione fortemente voluto da Alpago, laurea in International Business alla Regent's University London e master alla Hult Business School, sempre a Londra. Nominato amministratore delegato lo scorso dicembre, affianca l’altro ad – sua madre, Mariacristina Gribaudi –, e il presidente Massimo Bianchi.
«La sfida per noi consiste nel consolidare la nostra presenza nella dinamica delle soluzioni di accesso smart, intelligenti – spiega Alpago – e nel poter rappresentare un leader di riferimento».
È una realtà familiare Keyline, così come lo è il Bianchi 1770 Group che la controlla. Basti pensare che il quartier generale, a Conegliano, sorge nella via intitolata proprio a quel Camillo Bianchi che nel secondo Dopoguerra, quando l’Italia cominciava faticosamente a ricostruire la propria economia, stabilì lì la sede della sua attività incentrata sui sistemi di duplicazione chiavi.
Ma le chiavi fanno parte del Dna della famiglia Bianchi sin dalla seconda metà del XVIII secolo, quando il trisavolo Matteo Bianchi forgiava il ferro per produrre proprio questi oggetti nella sua fucina di Cibiana di Cadore, paesino di montagna incastonato fra le Dolomiti bellunesi. Una storia raccontata anche dal Museo della chiave Bianchi 1770, anch’esso a Conegliano. Otto generazioni dopo, «il fatto che alla guida di un’azienda ci siano i membri di una stessa famiglia implica molti vantaggi, a cominciare dalla fiducia reciproca e dalla condivisione dei valori, che di norma porta a voler andare nella stessa direzione. Allo stesso tempo però, questo fa sì che il cambiamento richieda molto più sforzo – osserva Alpago –. I miei fratelli e sorelle in azienda e io siamo convinti che di fronte alle sfide del digitale e a mercati sempre più aperti, dinamici e veloci, dobbiamo necessariamente confrontarci in modo costante con persone che vengano dall’esterno, e penso che in questo potrò aiutare molto».
Negli anni Keyline ha puntato molto sulla conciliazione tra la vita personale e quella professionale (ottenendo anche la Certificazione Lavoro & Famiglia dalla società tedesca Berufundfamilie Service GmbH) e sul benessere (proprio due mesi fa ha introdotto una figura specifica, il Wellbeing manager). Alpago ritiene che per attirare talenti, compresi quelli che hanno trovato migliori opportunità professionali all’estero, sia fondamentale offrire ai propri dipendenti un ambiente di lavoro positivo, attento ai loro bisogni, e aperto al mondo. «Credo che concentrandosi sulla crescita di ogni persona che la compone, e aprendosi alle dinamiche globali, un’azienda possa diventare molto più attrattiva agli occhi dei giovani capaci. Penso che in questo modo anche un piccolo centro come Conegliano possa riuscire ad attirare talenti che oggi magari si trovano a Torino, Londra o New York».
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