Il gallerista francese Perrotin cede il 60% al fondo Colony IM
L'operazione tra il dealer e il fondo di private equity dovrebbe concretizzarsi nella seconda parte dell'anno. Nessuna disclosure sull'entità del deal che permetterà a Perrotin di proseguire la strategia di sviluppo
di Maria Adelaide Marchesoni
I punti chiave
3' di lettura
I fondi di private equity sono soliti investire in aziende ad alto potenziale per trasformarle in giganti globali ed ora guardano con interesse anche al mercato dell’arte contemporanea, soprattutto ai grandi dealer, che hanno sviluppato in questi ultimi anni un'espansione a livello globale e rappresentano artisti affermati con valori elevati.
Colony IM - ex Colony Capital Europe, con 3 miliardi di euro in gestione, ex proprietario del PSG ed ex azionista di Carrefour e Accor, - ha di recente avviato trattative esclusive con Galerie Perrotin, tra le prime sei gallerie più influenti al mondo, secondo la classifica ArtReview Power 100 del 2022, fondata nel 1990 da Emanuel Perrotin.
Il deal
L'operazione è una novità assoluta nel mondo delle gallerie, il cui annuncio coincide con l'opening di Art Basel, la regina delle fiere d’arte contemporanea. Nel 2018 già la casa d’aste Bonhams è entrata a far parte di Epiris Fund II, veicolo del private equity Epiris, fondo inglese indipendente. La trattativa in corso è tutta francese e dovrebbe portare il fondo Colony IM guidato da Nadra Moussalem, specializzato in real estate, credito e private equity, presente in Francia, Italia, Lussemburgo e Regno Unito a detenere il 60% del capitale della galleria francese, mentre al suo fondatore, Emmanuel Perrotin, rimarrà il restante 40% oltre a continuare a guidare la società che rappresenta 64 artisti tra emergenti, affermati e mid-career, tra questi Takashi Murakami, Maurizio Cattelan, Paola Pivi, Sophie Calle, collabora con altri 55 e gestisce otto estate, ed è presente sette città: Parigi, Hong Kong, New York, Seoul, Tokyo, Shanghai, Dubai, e il prossimo settembre anche a Los Angeles per un totale di circa 7.550 metri quadrati di spazio espositivo. L'operazione dovrebbe concludersi nella seconda metà dell'anno e, come di consueto, i termini dell’accordo non sono stati resi noti. Nel 2022 Galerie Perrotin ha generato vendite per 140 milioni di euro e secondo quanto dichiarato dallo stesso Perrotin “è sempre stata redditizia e non ha debiti”.
Gli obiettivi
Questa storica alleanza nel mondo dell'arte, tra una società di investimento e una galleria d'arte, fornirà a Perrotin le risorse e l’organizzazione necessarie per affrontare le nuove sfide globali del mondo dell’arte e continuare a far crescere il marchio con una visione a lungo termine. Tra i progetti in cantiere, oltre all'apertura in settembre di una sede a Los Angeles c’è quello di aprire un deposito in un sobborgo di Parigi, senza escludere nuove aperture in città come Zurigo, Londra o Istanbul, o eventualmente acquistare altri dealer rivali. “Sono convinto che Colony IM - afferma Perrotin - sia il partner ideale per accompagnarci in una nuova fase di questa avventura collettiva, per la quale resto più che mai impegnato. Questo nuovo impulso ci permetterà di rafforzare ulteriormente le nostre competenze esistenti e di svilupparne nuove”. “Abbiamo conseguito una competenza unica nell’esplorare nuovi territori di investimento e nell’aiutare le aziende a realizzare il loro pieno potenziale”, afferma Nadra Moussalem, presidente e amministratore delegato di Colony IM. “Siamo convinti che l’arte contemporanea rappresenti un’asset class molto promettente per il futuro. La partnership che stiamo pianificando oggi è il frutto di un incontro e una visione condivisa con Emmanuel Perrotin, con l’obiettivo di continuare l’eccezionale track record che la galleria ha sviluppato negli ultimi 30 anni sotto la sua guida e con il supporto dei suoi team”.Una domanda sorge spontanea: chissà se nei prossimi anni in relazione all'andamento del mercato dell'arte, il fondo Colony IM, per rientrare dell'investimento, farà approdare sul mercato azionario Galerie Perrotin o se altri big art dealer diventeranno prede dei private equity?
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