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Il gas torna sopra 50 euro: prezzi al top da sei mesi

Al Ttf ad Amsterdam rialzo del 15% con i futures di novembre a 52,88 euro. Le quotazioni sono spinte dalla crisi in Israele: +40% in una settimana

di Matteo Meneghello

FILE PHOTO: A worker walks past a gas tube that connects the 'Hoegh Esperanza' Floating Storage and Regasification Unit (FSRU) with main land during the opening of the LNG (Liquefied Natural Gas) terminal in Wilhelmshaven, Germany, December 17, 2022. Michael Sohn/Pool via REUTERS/File Photo

2' di lettura

Il prezzo del gas naturale vola ai massimi degli ultimi sei mesi, con una crescita del 40% in una settimana, spinto dal conflitto nella Striscia di Gaza, oltre che dal rischio di scioperi in alcuni impianti-chiave della catena di fornitura; sullo sfondo, in particolare in Europa, restano poi gli episodi che, periodicamente, mettono allo scoperto la vulnerabilità della rete infrastrutturale globale, come nel caso del recente incidente al Baltic Connector, sul quale aleggia il sospetto di un sabotaggio.

La soglia superata

Il continente europeo si prepara ad affrontare il secondo inverno senza le forniture russe, sulle quali aveva potuto contare per anni, e ogni nuovo elemento di shock inserito in questo quadro sta regolarmente generando nervosismo sul mercato. Giovedì il prezzo del gas Ttf ad Amsterdam è salito di quasi il 15 per cento, superando la soglia psicologica dei 50 euro al Megawattora per i futures di novembre, toccando i 52,88 euro. Nell’ultima settimana il rialzo cumulato è stato del 40 per cento. A pesare sull’andamento del prezzo, come detto - oltre alle sempre più frequenti operazioni speculative, incoraggiate dalla volatilità del mercato - anche diversi episodi, accumulati in queste ultime settimane. Innanzitutto i sospetti di sabotaggio, che avrebbero provocato la perdita al gasdotto Baltic Connector tra Finlandia ed Estonia (entrambi gli stati sono confinanti con la Russia).

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L’impatto del conflitto

Inoltre, il Governo israeliano ha sospeso ieri la produzione del giacimento di gas Tamar, gestito da Chevron (rifornisce l’Egitto, e cascata questo stop potrebbe impattare sulle forniture del Paese africano verso l’Europa), a seguito dello scoppio del conflitto con Hamas. Incertezza infine anche per le trattative in corso tra Chevron e il sindacato in un impianto australiano di Gnl: i rappresentanti dei lavori hanno annunciato che lo sciopero dovrebbe iniziare la prossima settimana.

Le buone notizie, dall’altra parte, sono rappresentate dal fatto che, rispetto alla situazione di un anno fa, le condizioni generali sono nettamente migliori. Le scorte sono alte, e la catena di fornitura è riuscita in questi mesi a reagire al venire meno della rete russa, attivando numerose nuove fonti di approvvigionamento.

Ma l’opinione degli osservatori è che, nonostante questi aspetti positivi, la crisi energetica è ancora lontana dall’essere superata e l’ondata di freddo attesa per l’Europa nei prossimi giorni, saldata a qualsiasi tipo di accenno di interruzione dei flussi globali di gas, potrebbe danneggiare ulteriormente il mercato. In generale, però, si prevede un inverno tutto sommato mite, e questo aiuterebbe, soprattutto se si considera che anche la domanda di gas in Cina sta tardando a riprendersi del tutto.

I dati Ocse

Intanto l’Agenzia internazionale dell’energia ha segnalato ieri che nell’area Ocse la produzione di gas è aumentata a luglio dell’1,2 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Le importazioni sono diminuite del 17,5% su base annuale, mentre le esportazioni sono calate del 7,7% nello stesso periodo. Nello stesso periodo il consumo lordo di gas naturale è infine calato dello 0,3% a luglio, sempre su base annuale.

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