Il gelo con la Francia di Macron non conviene all’Italia
Urge una ricucitura con Parigi in un momento così delicato per l’economia e non solo
di Giancarlo Mazzuca
2' di lettura
A prima vista, guardando le immagini del vertice di Bruxelles tra Zelensky ed i premier europei, verrebbe da pensare che mai come oggi i membri dell’Unione siano uniti e compatti anche perché all’indomani di quel vertice, nella riunione del Consiglio Europeo, ci sono stati buoni risultati per l’Italia a proposito della questione eterna degli immigrati. E, pensando in particolare alla battaglia che da ormai un anno si sta combattendo dalle parti di Kiev, mai come adesso i partner del Vecchio Continente sembrano allineati e coperti di fronte all’attacco all’Ucraina sferrato dalla Russia di Putin.
A rifletterci bene, non è invece così perché, negli ultimi giorni, abbiamo registrato scaramucce e contrasti tra i cosiddetti “cugini” Ue. Basta solo pensare alle ultime tensioni tra Italia e Francia. Nei rapporti con Macron la situazione si sta facendo sempre più complicata: prima c’era stato il braccio di ferro sugli sbarchi degli immigrati e adesso sono andate in onda le rimostranze della premier Meloni. Rimostranze più che giustificate perché il vertice di Bruxelles con Zelensky era stato preceduto, il giorno prima, dal summit parigino tra lo stesso presidente ucraino, Macron ed il tedesco Scholz, un summit da cui l’Italia era stata esclusa.
Ritorno al passato
Proprio questo gelo crescente nei rapporti tra Roma e Parigi ci riporta a tempi passati che credevamo definitivamente superati. Chi non ricorda il sorriso di scherno rivolto dall’allora presidente francese Sarkozy e dalla Merkel al premier Berlusconi che stava volgendo loro le spalle? Un sorrisetto che era tutto un programma. O a chi non vengono in mente i tempi del whatever it takes di Mario Draghi in versione Bce con i big europei su fronti contrapposti e con l’Italia, in gravissime condizioni economiche, messa sullo stesso piano di una Grecia agonizzante?
Ecco, quel clima di tensione si sta avvertendo anche oggi con un problema in più: in quegli anni potevamo anche consentirci certi bracci di ferro ma adesso, di fronte ad una situazione particolarmente delicata - tra postumi Covid, contraccolpi dell’Ucraina e, ora, riflessi del devastante terremoto in Turchia e Siria –, non possiamo più consentirci troppe fratture.
Nuove strade per ricucire
Bisognerebbe insomma che, in tempi stretti, ci fosse qualche chiarimento tra Palazzo Chigi e l’Eliseo. Ai tempi di Sarkozy, la situazione poté migliorare anche grazie al matrimonio dello stesso presidente transalpino con l’italiana Carla Bruni, ma oggi dobbiamo battere strade diverse. Come l’altro giorno ha ricordato la stessa Meloni, l’Europa non è un nuovo “Titanic” con le cabine di prima e di seconda classe. Ma non lo è anche perché, se fosse invece così, finiremmo per schiantarci contro l’«iceberg» di una crisi economica (e non solo) senza fine.
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