ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùI rincari nel carrello

Prezzo della pasta: per il pastificio Di Martino sale, ma il grano è in calo

Per l’ad Giuseppe Di Martino lo scarso raccolto del frumento in Canada spingerà le quotazioni al rialzo.Coldiretti contesta; a settembre il prezzo del grano è sceso del 26%

di Micaela Cappellini

Giuseppe di Martino, ad del Pastificio Di Martino. (Imagoeconomica)

2' di lettura

Il trimestre anti-inflazione è partito solo il 1° di ottobre ma le incognite sul caro-carrello, invece che diminuire, aumentano. L’ultimo giallo riguarda il prezzo della pasta. Per Giuseppe Di Martino, presidente e ad dell’omonimo gruppo, nelle prossime settimane è in arrivo un rincaro: «La dinamica di riduzione del prezzo della pasta allo scaffale avviata a gennaio-febbraio 2023, nella speranza di riduzione dell’inflazione, nelle prossime settimane si fermerà e in qualche caso ci sarà un’inversione, ci sarà una crescita».

Il gruppo, che comprende diverse marchi nazionali - da Pastificio Di Martino ad Antonio Amato - produce 140mila tonnellate di pasta all’anno e, a detta del suo stesso amministratore delegato, usa «solo grano italiano». Le sue previsioni sui rincari della pasta, però, si basano sull’andamento del raccolto del Canada, che è il principale produttore al mondo di grano duro: «Il Canada - ha spiegato Di Martino - ha avuto una siccità che ha ridotto di molto la produzione di grano duro per il mercato mondiale. E la riduzione della produzione di grano canadese ha influenzato al rialzo i costi sulla borsa del grano, specie negli ultimi due mesi e mezzo». Il risultato, secondo Di Martino, lo vedremo sugli scaffali già a partire dalle prossime settimane: «È proprio la mancata riduzione dei prezzi che avevamo immaginato potesse arrivare nella seconda metà del 2023. Nei prossimi mesi, quindi, mi aspetto una tendenza alla crescita dei prezzi soprattutto dalle prossime settimane fino al mese di febbraio-marzo, dove forse con le aspettative sul nuovo raccolto possiamo avere maggiori speranze che il prezzo possa ridursi», conclude.

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Gli agricoltori, però, sono di tutt’altro parere. Nel nostro Paese il 56% della pasta è fatta con grano duro made in Italy e il suo prezzo non solo non aumenta, ricorda la Coldiretti, ma a settembre risultava calato del 26% rispetto allo stesso mese del 2022. Prevedere un aumento del prezzo della pasta sulle basi dell’andamento del raccolto canadese, dunque, è ancora difficile, dicono gli agricoltori. Il Canada, ammette la Coldiretti, quest’anno è in difficoltà: le ultime stime del ministero dell’Agricoltura di Ottawa confermano un ribasso della produzione del 29,9% rispetto al 2022 per colpa della forte siccità di questa estate e, in parte, anche degli incendi. Ma le quotazioni del grano canadese oggi, che si aggirano intorno ai 450 euro alla tonnellata, sono messe fuori gioco da quelle del frumento turco, che è entrato nel mercato a 390 euro alla tonnellata. Significa che la globalizzazione resta l’ago della bilancia delle quotazioni dei prezzi, e che avere certezze su quanto pagheremo il grano domani, e la pasta dopodomani, è quanto meno prematuro.

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