Il giovane Rembrandt in viaggio verso l’empireo dei più grandi
La mostra “Young Rembrandt” è all'Ashmolean Museum di Oxford
di Nicol Degli Innocenti
3' di lettura
Artisti non si nasce, si diventa. Questo il messaggio della illuminante mostra “Young Rembrandt” all'Ashmolean Museum di Oxford, la prima dedicata al periodo iniziale di attività del grande artista olandese, il decennio dal 1624 al 1634.
Raccogliendo oltre 130 opere e partendo dagli inizi a 18 anni, la mostra segue l'evoluzione dello stile di Rembrandt e rivela lo sforzo metodico fatto dall'artista per arrivare ai livelli eccelsi della sua maturità. Passo passo, disegno dopo disegno e ritratto dopo ritratto, si vedono gli errori, le correzioni e i tentativi fatti dal giovane apprendista e si comprende quanta fatica, concentrazione e determinazione ci siano volute per migliorare.
Al contrario di Giotto, Raffaello, Dürer, van Dyck o Picasso, infatti, Rembrandt non era un enfant prodige, ma ha dovuto lavorare duramente per migliorare la sua tecnica e affinare il suo talento.
“Nei suoi primi quadri, stampe e disegni vediamo un giovane artista che esplora il suo stile, combatte con le difficoltà tecniche e fa errori -, spiega Christopher Brown, co-curator della mostra e Director Emeritus dell'Ashmolean -. Era molto conscio del suo talento ma anche delle difficoltà di realizzare il suo potenziale. Vediamo esattamente come è diventato il pittore più celebre di Amsterdam che, 350 anni dopo la morte, resta universalmente amato”.
Frutti spettacolari
L'impegno del giovane Rembrandt ha dato frutti spettacolari nel giro di pochi anni. Il primo dipinto a lui attribuito, “Il venditore di occhiali”, del 1624, è incerto e grezzo, chiaramente l'opera di un apprendista alle prime armi. Un'incisione del 1625 non ha prospettiva o profondità. I disegni di quegli anni mostrano cancellature e correzioni. Eppure nel 1630 il suo “Geremia che lamenta la distruzione di Gerusalemme”, è già un capolavoro, immediatamente riconoscibile come un Rembrandt, con grande immedesimazione nel dolore del vecchio e grande abilità nel cogliere la luce che cade sul tesoro.
Leida
Nel 1625 il giovane Rembrandt aveva aperto il suo studio a Leida, la sua città natale, meno competitiva di Amsterdam, dipingendo opere storiche e lavorando assieme al suo amico d'infanzia Jan Lievens, che aveva iniziato il suo apprendistato a 8 anni. Lievens aveva più esperienza, ma Rembrandt lo ha rapidamente superato. Il talento del giovane era stato scoperto da Constantin Huygens, potente segretario di Federico Enrico, principe d'Orange, e da Robert Kerr, inviato di Carlo I d'Inghilterra, che gli avevano spianato la strada a committenze reali.
Amsterdam
Nel 1631 l'artista, ormai “arrivato”, si era trasferito da Leida a Amsterdam aprendo uno studio con apprendisti e specializzandosi in ritratti. La sua firma RL, Rembrandus Leidensis, diventa semplicemente Rembrandt. Era ormai arrivato a livelli eccelsi, come dimostra “Il nobile slavo” del 1632, ritratto di un uomo con turbante e costume orientale, il cui orgoglio e dignità brillano quanto la seta e le perle. L'ultimo quadro in mostra, del 1634, è lo straordinario ritratto di una donna di 83 anni, dipinto con l'introspezione psicologica e la grande empatia che l'artista fin da giovane ha dimostrato verso gli anziani.
L'Ashmolean, come tutti i musei britannici, ha dovuto chiudere a causa dell'epidemia, ma spera di poter riaprire il prima possibile. Nel frattempo e' possibile visitare la mostra in modo virtuale, sul sito www.ashmolean.org , accompagnati dalla spiegazione sala per sala della curator An Van Camp. Quella del giovane Rembrandt è “una storia di duro lavoro, di perseveranza e alla fine di trionfo -, spiega la Van Camp -. Offre un messaggio positivo di speranza di cui abbiamo particolarmente bisogno oggi”.
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