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Il Giro della paura. Oggi la cronoscalata svela il nome della rosa

Niente da fare. Fino all'ultimo proprio non ci vogliono svelare il finale. Avanti con la melina. Avanti col freno a mano

di Dario Ceccarelli

Tappa del giro d'Italia nel Metaverso col Metagiro

3' di lettura

Dopo 19 tappe, due giorni di riposo e 3176 chilometri percorsi, siamo ancora qui a chiederci: chi vincerà oggi il Giro d’Italia? Eh, sì, perché oggi, con la  dura cronoscalata da Tarvisio a Monte Lussari (18,6 km, di cui gli ultimi 7 con pendenze severissime) qualcosa  di decisivo deve pur succedere. Anche perché, volenti o nolenti, questa è l’ultima tappa dove si può conquistare la maglia rosa.  La prossima di domani a Roma, infatti, è solo una passerella per raccogliere baci e abbracci dalla gente assiepata ai bordi delle strade.  Una kermesse per velocisti, i pochi velocisti ormai sopravvissuti a una corsa  spietata che tra, cadute, incidenti, maltempo e ritiri per covid,  ha lasciato per strada 51 corridori su 176 partenti. 

Niente, neppure  la Tappa Regina, quella delle Tre Cime di Lavaredo, 183 km con cinque Gran Premi della  Montagna, conquistata dal colombiano Santiago Buitrago, è servita a far finalmente chiarezza. Buitrago, pur avendo già vinto l’anno scorso a Lavarone, non è un uomo da classifica, non è uno tre big che dall’inizio del Giro stanno giocando a nascondino  per vedere quale sarà il primo a crollare. E infatti anche questa volta si son ben guardati dal lanciare un attacco. O qualche accenno  di fuga o addirittura di "impresa", parola che in questo Giro d’Italia proprio si preferisce evitare. Così il risultato, dopo tutto questo frullato di salite e discese, è che Primoz Roglic ha strappato in extremis tre secondi alla maglia rosa, il gallese Geraint Thomas, che oggi affronterà la cronoscalata con 26” di vantaggio sullo sloveno e  con 59” sul portoghese Almeida di nuovo in affanno  nel finale della corsa. 

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Un Giro col freno a mano

Dei tre candidati al successo finale, Almeida è all’apparenza il più fragile, anche perché si porta dietro un minuto di zavorra. La stranezza però è un’altra: il primo ad alzare il ritmo, all’inizio dell’ultima salita, è stato proprio il portoghese. Che infatti ha poi  pagato il dazio. Vai quindi a capire come stia effettivamente. Di certo dei tre è quello meno favorito. Ma è meglio essere cauti: primo perché questo che sta per finire, diciamolo pure, è un Giro strano. Un Giro senza attacchi, senza exploit, senza che uno dei favoriti abbia vinto una tappa. Un Giro col freno a mano, col braccino corto. Dove l’unica fuga di rilievo, paradossalmente, è stata quella della maglia rosa, Evenepoel, colpito da Covid subito dopo aver vinto la  cronometro di Cesena.

Ad aumentare l’ incertezza, comunque, è proprio questa cronoscalata che, oltre ai sette chilometri di pendenza severissima (con punte del 22%) si snoda a tornanti su una strada molto stretta. 

Sfida a tre (con possibili sorprese)

Nella prima parte invece si pedalerà a circa 50 km  all’ora in pianura. Un percorso  non facile da decifrare dove qualcuno potrebbe anche fare un cambio di bicicletta per meglio calibrare lo sforzo. Difficile fare un pronostico: Roglic è campione olimpico a cronometro, Thomas è cresciuto nella pista dove ha collezionato successi e medaglie. Solo 26 secondi dividono i due rivali. Davvero pochi. Basta una foratura, un problema meccanico per spostare un equilibrio sottilissimo.  Roglic ha già perso un Tour al penultimo giorno  proprio in una cronoscalata.

Thomas parte con la maglia rosa, d’accordo. Finora non ha avuto cedimenti. Però non ci sono certezze. Lo stesso Almeida, pur con un minuto da recuperare, non è del tutto fuori dai giochi. Tra l’altro, avendo solo 24 anni, è il più giovane del tre. Roglic ne ha quasi 34 anni, Thomas addirittura 37.  Se vincesse, per anzianità ad aggiudicarsi un Giro, batterebbe anche il record di Fiorenzo Magni, maglia rosa a 34 anni e 5 mesi nell’edizione del 1955.

A parte Almeida, non è un Giro per giovani, insomma. A questo proposito merita una citazione anche il nostro Damiano Caruso risalito al quarto posto in classifica. A 35 anni è una bella soddisfazione per un corridore costante come un diesel. Purtroppo il suo ritardo da Thomas, di oltre 4 minuti, non gli lascia molti margini per salire sul podio. Mai dire mai, però. Soprattutto in questo Giro.  

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