Il governo punta a un direttore generale per gli armamenti ma il Parlamento blocca l’operazione
Il ministro della Difesa Crosetto rilancia: la misura sarà riproposta in un «prossimo provvedimento ad hoc»
I punti chiave
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Il governo presenta un emendamento al decreto Pa, all’esame delle commissioni Lavoro e Affari costituzionali della Camera. La proposta di modifica separa gli incarichi e le attribuzioni di Segretario generale della difesa da quelli del Direttore nazionale degli armamenti. Due cariche al posto di una. L’emendamento viene successivamente ritirato. Il provvedimento ottiene poi il via libera delle Commissioni. Approderà in aula alla Camera lunedì 5 giugno.
M5s attacca: blitz del governo
Le opposizioni (Pd e M5s) parlano di un vero e proprio blitz dell’esecutivo. «È stato bocciato il tentativo del ministro della Difesa Guido Crosetto di accelerare la corsa al riarmo», sottolineano. Per l’opposizione si tratta di una «scelta grave che lede per l’ennesima volta l’autonomia del Parlamento». L’Esecutivo fa allora un passo indietro e ritira l’emendamento «come gesto di apertura e responsabilità».
Crosetto rilancia
Ma Crosetto assicura che la misura sarà riproposta in un «prossimo provvedimento ad hoc» e ricorda che in passato le ministre Roberta Pinotti (Pd) e Elisabetta Trenta (M5s) avevano sostenuto la stessa divisione dei ruoli, peraltro presente «in quasi tutti i dicasteri della Difesa dei Paesi democratici».
L’emendamento dell’esecutivo
Il testo del governo, si legge nell’emendamento, è volto a «definire i lineamenti complessivi della riorganizzazione del ministero della Difesa», introducendo le rimodulazioni necessarie a separare «gli incarichi e le attribuzioni del Segretario generale della Difesa da quelle del direttore nazionale degli armamenti».
Generale Portolano attuale segretario generale della Difesa
Attualmente, il generale Luciano Portolano è il segretario generale della Difesa - direttore generale degli armamenti. Molteplici i suoi compiti: area tecnico-amministrativa della Difesa, industriale, affari giuridici, economici, disciplinari e sociali del personale militare e civile, ricerca e sviluppo, produzione e procurement degli armamenti. Troppe incombenze. Sdoppiare le cariche, secondo il governo, è un intervento «strategico» a tutela delle «necessarie efficacia e prontezza» che la Difesa è chiamata a fornire.
L’apertura ai civili
Non ci sarà solo un segretario generale della Difesa distinto dal direttore generale degli armamenti, ma una delle due figure potrà anche essere un civile, novità assoluta. Il testo, inoltre, interviene anche su un altro aspetto: l’impedimento all’avanzamento al grado superiore dei militari rinviati a giudizio o ammessi ai riti alternativi per delitti non colposi. Attualmente basta essere rinviati a giudizio per vedersi bloccato il passaggio di grado. Con l’emendamento servirà invece una sentenza di condanna in primo grado.
I primi a tuonare contro la misura di palazzo Chigi sono stati i dem Simona Bonafè e Arturo Scotto: il governo, accusano, ha agito «ignorando i richiami del presidente della Repubblica sull’omogeneità nei decreti. Una riforma vera e propria attraverso un emendamento. Una scelta grave. Ne chiediamo lo stralcio immediato». Sulla stessa linea Marco Pellegrini e Raffaele De Rosa (M5s). Il blitz, osservano, «non è stato grave solo per questioni di metodo, ma anche nel merito perché conferma la preoccupante deriva bellicista di questo esecutivo e la sua vicinanza alla lobby delle armi».
Il ministro della Difesa ritira l’emendamento
A stretto giro il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, in accordo con Crosetto, ritira il documento. Ed il titolare della Difesa contrattacca. La divisione di ruoli, ricorda, «è allo studio da anni, era stata prevista per la prima volta già nel Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la Difesa del 2015 e nel disegno di legge presentato allora dal ministro della Difesa Pinotti. Era stato successivamente anche presentato come intervento utile dalla ministra Trenta. L’emendamento è esattamente il contrario di ciò che Pellegrini e De Rosa, inclini alla diffamazione, cercano di far figurare. Le due cariche (segretario generale Difesa e direttore nazionale armamenti) saranno ricoperte una da un militare e una da un civile come è giusto che sia. Una ratio che è l’esatto opposto di qualsiasi presunta “militarizzazione” e di ogni logica “bellicista”».
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