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Il Grana Padano batte la soglia dei 5 milioni di forme e stringe lo scettro di re delle Dop sui mercati esteri

Assemblea generale di fine anno del Consorzio: la produzione 2019 sale a 5,183 milioni di forme (+5,06%) con 2 milioni di pezzi esportati. Germania in testa

di Ilaria Vesentini

2' di lettura

Più forte dei dazi e più forte delle imitazioni: questo lo slogan che meglio riassume le performance che il Grana Padano ha messo a segno nel 2019, confermandosi la Dop più consumata al mondo e superando la soglia dei 5 milioni di forme: per l’esattezza sono state prodotte quest’anno 5.182.585 forme, con una crescita del 5,06% rispetto al 2018 (ovvero quasi 150mila forme in più) e oltre 2 milioni di forme sono state esportate, pari al 41% del prodotto marchiato, con un incremento annuo dell’export del 5,24%. La Germania si conferma il primo mercato estero con 517mila “lingotti” della Dop acquistati.

Dieci anni di crescita ininterrotta
Risultati ancora più eclatanti se si considera il contesto globale in cui sono stati raggiunti, sottolinea il presidente del Consorzio di tutela Grana padano , Nicola Cesare Baldrighi, intervenendo all’assemblea generale di fine anno al Gardaland Resort di Castelnuovo del Garda (Verona): «Parliamo di una crescita che negli ultimi dieci anni ha superato il 22,5%, pur in una fase di crisi generalizzata dei consumi, e che nell’ultimo anno ha segnato un’ulteriore accelerazione nonostante le pesanti penalizzazioni subite per le guerre commerciali in atto sui mercati internazionali, dazi in testa. Se aggiungiamo la confusione che il consumatore si trova ad affrontare quando deve acquistare, a causa della mancanza di informazioni chiare, è facile capire come sia complesso per noi e il nostro sistema operare scelte imprenditoriali guardando al futuro con serenità».

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I numeri della filiera
Un sistema di 40mila addetti tra i 128 produttori, 146 stagionatori, 99 caseifici con spaccio e 50 esportatori che alle spalle ha quasi 4mila aziende zootecniche, per un fatturato al consumo poco sotto i 3 miliardi di euro. Intervenendo in videoconferenza il ministro delle politiche Agricole, Teresa Bellanova, ha rimarcato l’urgenza di intervenire in sede europea per eliminare etichette stile «nutriscore che mette il semaforo arancione o rosso anche su prodotti di altissima qualità. Stiamo lavorando per un’alternativa come il sistema a batteria che tiene in considerazione il fabbisogno quotidiano e non demonizza i singoli ingredienti. Se siamo il secondo paese al mondo per longevità dopo il Giappone, è anche frutto della nostra dieta. E allora su cosa mettere in etichetta credo dovremmo essere ascoltati. Per questo è necessaria anche in Italia una vera alleanza con i consumatori e con la grande distribuzione. Anche sugli scaffali serve chiarezza».

Le regole proposte dal Consorzio per la trasparenza
La proposta avanzata dal Consorzio è chiara, replica il direttore generale del Consorzio, Stefano Berni: «Chiediamo un provvedimento che garantisca al consumatore di scegliere in modo consapevole cosa sta acquistando o consumando: sugli scaffali della Gdo i prodotti a Denominazione di origine dovrebbero essere sempre separati in modo netto e inequivocabile dai rispettivi “similari”, così come nei menù dei ristoranti dovrebbe essere indicato in maniera ben evidente se vengono utilizzati prodotti Dop o no. Da alcune ricerche commissionate dal Consorzio sulle tendenze dei consumi, risulta infatti che ben due consumatori su tre sono disposti a spendere qualcosa in più pur di avere informazioni certe su ciò che acquistano».

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