Il gruppo Giorgio Armani chiude il 2022 a 2,35 miliardi (+16,5% sul 2021)
Lo stilista-imprenditore, ceo e presidente dell’azienda che ha fondato, ha appena ricevuto dall’università di Piacenza la laurea honoris causa in economia - Ottimismo per il 2023
di Giulia Crivelli
I punti chiave
4' di lettura
Il gruppo Giorgio Armani – che nel 2025 compirà 50 anni – conferma la solidità del suo modello di business, con un 2022 che lo conferma leader tra le aziende italiane delle moda non quotate: i ricavi netti sono arrivati a 2,35 miliardi, in crescita del 16,5% rispetto all'anno precedente. Il fatturato indotto supera i 4,5 miliardi mentre il fatturato a valori retail è stimato oltre i 6,5 miliardi di euro. Ottimi anche i dati di redditività gestionale (ex International financial reporting standard, Ifrs16, si precisa nel comunicato ufficiale): l’ebitda è arrivato a 289 milioni, in crescita del 25% rispetto al 2021, mentre l’ebit è salito del 30% a 202,5 milioni (nella foto in alto, il finale della sfilata allestita nel febbraio scorso a Marina di Carrara per la presentazione dello yacht da 72 metri curato da Giorgio Armani per Italian Sea Group).
Equilibrio tra canali di vendita
Nonostante un contesto internazionale ancora caratterizzato da molteplici fattori di crisi, nel 2022 tutti i canali di vendita sono risultati in crescita rispetto al 2021, con una ripartizione molto equilibrata che vede retail diretto in aumento del 17%, wholesale del 16%, e-commerce del 9%, con andamenti spesso superiori rispetto ai mercati di riferimento, soprattutto per la categoria abbigliamento. «Il riscontro positivo delle collezioni, unito a una politica di sempre crescente attenzione alla qualità del servizio, dà ulteriore impulso alla performance positiva con un aumento delle vendite a prezzo pieno, che si riflette nell'incremento della marginalità gestionale», si legge nel comunicato.
La laurea honoris causa
I risultati 2022 danno ulteriore significato e forza alla laurea honoris causa appena ricevuta da Giorgio Armani dall’università di Piacenza, sua città natale. Al Teatro Municipale della città l’11 maggio l'Università Cattolica ha conferito la laurea allo stilista e imprenditore «per la dimensione internazionale del marchio, per l'approccio olistico alla sostenibilità, per la ricerca inesausta di miglioramento e per la consapevolezza della centralità dell'impresa nella creazione di valore condiviso».
L’articolo del 12 maggio: Laurea honoris causa a Giorgio Armani dalla Cattolica di Piacenza
Equilibrio geografico
Tornando ai dati del 2022, a livello geografico, anche in relazione al graduale allentamento delle restrizioni sanitarie e alla progressiva ripresa dei viaggi in Europa e in America, nel 2022 il gruppo Armani ha raggiunto, in questi due continenti, performance molto positive di aumento dei ricavi, rispettivamente pari al +24% e +19,5% rispetto al 2021. Nel complesso l'Asia ha invece fatto registrare una flessione del 6,3%, imputabile a estesi lockdown e alla reintroduzione di forti limitazioni alla mobilità, che in Cina sono state rimosse soltanto all'inizio del 2023.
Gli investimenti strategici
Coerentemente con la propria strategia di medio-lungo periodo il gruppo Armani – si legge ancora nel comunicato – ha scelto di dedicare un crescente volume di risorse alle iniziative di comunicazione (+22% rispetto al 2021) e agli investimenti, in particolare nella struttura digitale e informatica del gruppo, oltre che nella ristrutturazione e nello sviluppo dei negozi (+25% rispetto al 2021).
Redditività netta e i commenti del top management
Questo importante impegno economico e finanziario non ha compromesso l'incremento dei risultati economici di breve periodo: nel 2022 il gruppo Armani ha infatti conseguito un utile netto ante imposte pari a 218 milioni di euro, in aumento del 16,4% rispetto al 2021 e del 24,5% rispetto ai livelli pre-pandemici registrati nel 2019. «Con i soddisfacenti livelli di vendita corroborati da trend di crescita ancora migliori nella profittabilità gestionale, possiamo considerare positivamente concluso il periodo di assestamento conseguente alla decisione di riorganizzare il portafoglio marchi focalizzandoci sui tre brand principali, Giorgio Armani, Emporio Armani e Armani Exchange – hanno commentato hanno commentato Giuseppe Marsocci, vicedirettore generale e Chief commercial officer del gruppo Armani e Daniele Ballestrazzi, vicedirettore generale e Chief pperating & financial officer del gruppo Armani –. Nel 2022 i ricavi indotti - rappresentati dalle vendite di prodotti a marchio Armani effettuate direttamente dal gruppo e dai licenziatari terzi – hanno raggiunto 4,6 miliardi di euro, con una stima di vendita a valori retail pari a oltre 6,5 miliardi di euro. Stiamo avanzando con netto anticipo rispetto ai piani, verso gli obiettivi prefissati per il 2025, anno in cui ricorrono i cinquant'anni dalla nascita della Giorgio Armani».
I trend del primo trimestre 2023
I segnali positivi dei primi mesi del 2023 sembrano confermare l'abbrivio del 2022. Il primo trimestre si è concluso con ricavi netti in aumento del 18% confermando sostanzialmente la crescita in equilibrio tra i vari canali e l'incremento della redditività gestionale. A livello geografico si registra una variazione significativa rispetto al 2022 con un andamento più bilanciato tra le regioni, l'Asia è in ripresa (+14%), e il trend è ancora positivo in Europa (+22%) e, sebbene più contenuto, in America (+10%). dove nei prossimi mesi è prevedibile un rallentamento, che auspicabilmente sarà compensato dalla dinamica positiva in Asia.
La soddisfazione di Giorgio Armani
«Il percorso strategico di medio-lungo termine che ho scelto di intraprendere continua a dimostrarsi efficace e i risultati lo dimostrano: il 2022 si è concluso con un'ulteriore crescita che continua nel primo trimestre del 2023, confermando la solidità del gruppo – ha commentato Giorgio Armani, presidente e amministratore delegato del gruppo Armani –. Sono fermamente convinto che operare in un'ottica di continuità, seguendo un approccio concreto e coerente, incentrato sui valori che da sempre sono alla base della mia filosofia creativa e manageriale, sia l'unico modo per affrontare le sfide e gli imprevisti che caratterizzano lo scenario attuale. In un contesto sempre più difficile e competitivo, sono fiero di essere riuscito a mantenere la mia indipendenza e la stabilità del gruppo, grazie anche al lavoro e all'impegno dei miei collaboratori e dei miei dipendenti».
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